Sensi di colpa

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Alessandro era sdraiato sul divano, con i suoi occhi azzurri fissava il soffitto e sentiva una sensazione strana, che non provava da anni. Il rumore dei tonfi di Takashi contro il sacco da boxe, la risatina isterica di sua sorella Lucia e i passi di danza a cui Selene e Charles si stavano dedicando gli davano fastidio. Prima li aveva sempre considerati come la sua famiglia, coloro che lo rafforzavano e lo proteggevano, adesso li disprezzava tutti, esattamente come faceva con se stesso.
Tutti i suoi giorni da vampiro erano per lui una condanna amarissima, che lo schiacciava e lo obbligava ad autocommiserarsi in ogni istante. Che cosa gli impediva di spalancare una finestra durante il giorno e accogliere un pallido raggio di sole autunnale in quella vecchia masseria, in cui si annidavano come ragni? Sarebbe bastato spalancare una finestra e il sole lo avrebbe salvato da quei continui dolori, da quelle piaghe che si erano spalancate da poco nella sua coscienza e dalla sua stessa coscienza, che gli gridava nel petto tutta la sofferenza e tutte le atrocità, che aveva commesso... Quel raggio di sole avrebbe spazzato via anche Selene, polverizzando la sua vanità, le sue follie narcisistiche, per cui si agghindava di oro, scopriva le sue curve ambrate così seducenti e si lasciava bagnare da piogge di gioielli e di perle; avrebbe annullato Charles e tutti i suoi progetti, fermando quel suo stupido piano di ammazzare tutti i Cavalieri del Sole e soprattutto impossessarsi dei poteri dell' Angelo per diventare imbattibile, senza causare altro spargimento di sangue; con Takashi sarebbero andati persi la sua voglia di combattere, sfidare i suoi nemici e vederli cadere ad uno ad uno sotto la scure della sua forza; Lucia sarebbe scomparsa insieme al suo essere così sanguinaria, scellerata, sadica e crudele; come faceva a torturare le sue prede? Non bastava già ucciderle? Perché Alessandro non aveva mai cercato di frenarla, ma spesso aveva anche assistito a quelle torture, provando quasi divertimento? Sensi di colpa si aggiunsero ad altri sensi di colpa. Ormai formavano una montagna, sotto di cui Alessandro soffriva, schiacciato.
<<Dobbiamo cibarci>> Decise Charles alzandosi dal suo tavolo, ingombro di carte e vecchi e ingialliti rotoli di pergamena. Lucia scattò subito in piedi con risolini soddisfatti ed euforici. Takashi la seguiva, strappandole baci voraci. Selena ondeggiava come un pitone, lasciando scivolare sul suo petto quasi totalmente nudo una collana di smeraldi.
<<Io non vengo>> Disse Alessandro, voltandosi dall' altra parte. I crampi allo stomaco lo prendevano a morsi da un po', la fame lo chiamava a gran voce, ma c' era un urlo che Alessandro riusciva a soffocare con molta più fatica rispetto a quello della fame.
<<Che cosa ti succede, incanto?>> Gli sussurrò Selene, strusciando verso il divano e accarezzandogli con le sue labbra carnose i capelli.
<<Alessandro, non essere sciocco! Non mangi da molto. Non vorrai mica morire di fame!>> Controbatté Lucia, saltando tra le braccia del suo fidanzato.
<<Il pranzo a sacco non te lo portiamo, Alessandro, perciò vieni con noi, se vuoi mettere a tacere lo stomaco!>> Disse Takashi con severità, Lucia gli diede un buffettino giocoso sul braccio.
<<Solo uno tra di noi non è tenuto a venire>> Sentenziò Charles, puntando gli occhi su Lucia, che rispose con una linguaccia impertinente.
<<Ha disatteso il mio ordine di stare nell' ombra e sono già due persone che ha mangiato senza il mio beneplacito, perciò voglio che resti qui e che controlli questo casolare, finché noi staremo via>>.
Lucia prese a schiamazzare contro Charles, ma Takashi con calma le strinse il braccio, come per comunicarle qualcosa, e lei si zittì, sprofondando con una finta espressione imbronciata in una poltrona.
<<Alzati, Alessandro>> Ordinò Charles autoritario. Selene continuò ad accarezzargli i capelli, ma non otteneva l' effetto che aveva avuto sempre. Alessandro non sembrava più pazzo di lei, non la baciava più, non la stringeva più, non la spogliava più per fare l' amore. Da quando erano chiusi in questo casolare, non avevano più potuto liberarsi di ogni freno e vivere la loro passione, perché Charles era sempre tra i piedi. Tuttavia, Selene non si sentiva più lambita dagli occhi verdi e azzurri di Alessandro, che un tempo avevano il coraggio di rapire un' immagine furtiva di Selene anche sotto la vigilanza stretta di Charles. Selene lo amava, provava questo sentimento per lui da secoli, ma in un secondo sembrava che Alessandro avesse dimenticato decenni e decenni.
<<Alessandro, alzati>> Ripeté Charles questa volta ancora più inflessibile. Alessandro lo ignorò, fissando la parete spoglia e scrostata davanti a sé, dove un ragno zampettava indisturbato. Si stupì di essere diventato così indifferente al tocco di Selene, un tempo sognava continuamente di fare l' amore con lei.
<<Takashi, prova a convincerlo tu>> Stabilì Charles.
<<No, Takashi!>> Cercò di fermarlo Selene, ma Takashi era un soldato ed era sempre stato abituato a esserlo, perciò scattò.
Selene lanciò un grido spaventato e si sollevò dal divano, tentando di portare via con sé Alessandro, che non si mosse. Takashi gli fu addosso, ma Alessandro pur essendo molto meno robusto di lui, lo respinse con un calcio in pieno petto.
Takashi non barcollò neppure, afferrò la gamba di Alessandro e gliela ruotò, quest' ultimo sentì uno strappo dolorissimo, ma con l' altra gamba si liberò di Takashi, colpendolo sul naso.
Ora erano in piedi l' uno contro l' altro, osservandosi come due leoni pronti a scagliarsi su di loro. Takashi fu il primo, Alessandro provò a schivarlo, ma il braccio possente e muscoloso di Takashi si strinse attorno al suo collo. Takashi era un buon soldato, in quanto era un ottimo stratega e adesso aveva bloccato il suo rivale, gli sarebbe bastata una mossa da poco per recidergli il collo. Alessandro osservò prima l' espressione tesa di Selene e poi quella divertita di Lucia. Charles non riusciva a vederlo, ma sentì i suoi passi.
Arrivò lentamente, entrando nel suo campo visivo con un' espressione soddisfatta, accarezzandosi il mento, guardandolo con un' aria di assoluta vittoria.
<<Decidi tu, Alessandro: ti faccio uccidere adesso da Takashi, così risparmio questo compito alla fame?>>.

I Sassi si stagliavano davanti a loro, sospesi nell' oscurità e con le luci che in lontananza sembravano lucciole. Quel posto era bellissimo, pensò Alessandro, respirando l' aria fresca e il vento che soffiava su di loro. Avrebbe voluto avere indietro il suo cuore e sentirlo palpitare in posti belli come quello, dove sarebbe andato soprattutto all' alba, senza essere accompagnato dalla paura di essere visto dal sole.
Charles li guidava camminando con passo baldanzoso e senza nessuna premura, in quanto per lui uccidere era assolutamente naturale e nessuna sua preda avrebbe potuto contrattaccare e prendere​ il sopravvento su una banda di vampiri.
Gli occhi di Selena erano già rossi e ogni tanto si adagiavano su Alessandro, velandosi di un sfumature più calde.
Takashi camminava guardandosi attorno, indifferente alla bellezza dei Sassi, seguendo la loro guida, ma continuando a esaminare con attenzione altre possibilità, come un lupo, che può fare a meno del suo branco, ma segue le sue orme per inerzia o convenienza.
Due auto erano ferme a poca distanza l' una dall' altra, i loro occupanti dovevano essere molto presi dalla loro passione, perché l' odore del sangue si sentiva a distanza, nelle orecchie di Alessandro battevano con intensità i loro cuori e l' acquolina invase la sua bocca. Al pensiero dei loro cuori che pompavano sangue caldo e vivido, i suoi canini si allungarono famelici e i sensi di colpa si disperdevano nella fame. Charles lanciò un' occhiata di intesa a Takashi. Ora anche i loro occhi erano rossi e Alessandro era certo che quel colore demoniaco fosse penetrato anche nei suoi. Aveva fame. Doveva saziarsi. Il sangue lo reclamava. I sensi di colpi erano echi sempre più distanti, che tentavano di fermarlo.
Takashi e Charles spalancarono gli sportelli della prima auto contemporaneamente, neppure estrassero completamente i loro occupanti dalle auto, li divorarono subito.
Alessandro rimase impietrito, nella sua gola la fame, la voglia di sangue e i sensi di colpa lottavano e questi ultimi erano in netto svantaggio. Selene lo prese per mano e lo condusse come se fosse un bambino vicino all' altra auto. L' odore del sangue lo inebriava ancora di più, seducendolo al punto da annebbiargli la ragione. La fame quasi del tutto sconfitta, si trascinava ancora.
Selene lasciò la mano di Alessandro e spalancò lo sportello. Strinse la mano attorno al collo di una ragazza. Alessandro vide i suoi occhi terrorizzati, chiedeva aiuto e chiamava il suo ragazzo a gran voce, il suo nome era per l' appunto Alessandro. Sembrava la voce della sua coscienza.
Selene addentò il collo della ragazza e la consegnò alle braccia di Alessandro, poi andò incontro al suo pasto: il fidanzato della ragazza era imprigionato tra le braccia di Takashi.
Alessandro guardò la ragazza. Piangeva, supplicava pietà e continuava a invocare il nome del suo ragazzo, nonostante Selene lo stesse mangiando con una voracità, che lo avrebbe ucciso subito.
Il sangue colava sul collo della ragazza e Alessandro sentì la fame esplodergli nello stomaco, mentre l' essenza della sua vita colava così caldo e invitante sotto i suoi occhi.
Cedette, ma prima di farlo, accarezzò la ragazza, le chiese scusa e soffocò i suoi sensi di colpa succhiando dai fori lasciati dai denti di Selene. Quando ebbe finito, la distese sull' erba. Si inginocchiò sul suo corpo e fingendo di dissetarsi ancora, digitò il numero del 118. I sensi di colpa avevano finito per soffocarlo. Si era preso un po' della vita da quella ragazza, non tutta.

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