CAPITOLO 22 MIA

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Sbattei la portiera di quello scassone di macchina più forte che riuscii mentre sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene. Ma si può sapere che cavolo di problemi mentali aveva il mio stupido ragazzo?! Va bene che era premuroso e tutto il resto ma adesso non potevamo neanche baciarci un secondo??
Sta volta non la passa liscia
Entrai in casa ancora più alterata a causa dei capricci dei gemelli. Neanche mi ero tolta il cappotto che subito Ginevra mi appioppò in braccio Marta con il pannolino pieno. Evvai!! Mentre cambiavo il pannolino in bagno, borbottando da sola come una perfetta psicopatica, mi cadde l'occhio sui nuovi stivaletti di Cristina, e ad un tratto mi venne in mente una strepitosa vendetta per Ben.
Oh si era se un'idea geniale. Un piano coi fiocchi.
Per tutta la durata della cena continuai a progettare la mia gustosissima vendetta, senza badare minimamente a tutto il resto, a partire dalle urla dei gemelli, continuando con Marta che aveva rovesciato il suo omogenizzato su tutto il tavolo e infine a Paolo che mi ordinava di pulire.
<< Ehi ragazzina ma ci senti o no?!>> continuò
Tornai un attimo al presente.
<< Ginny, non riesci a pulire te che sei più vicina?>> le chiesi. Ginevra rapidamente fece per alzarsi ma Paolo tuonò
<< No, tu stattene seduta, se lo dico a te è perché lo devi fare te>> continuò quell'essere. Cercavo un briciolo di sostegno in mia madre che, davanti a tutta questa scena, sembrava totalmente assente. Pensandoci bene in effetti già Ginevra era stata sfortunata a capitare vicino a lui, potevo almeno alzarmi io per pulire.

Mi alzai e cominciai a pulire il tavolo. Mentre tutti tornarono a mangiare notai che Ginevra era sbiancata e sembrava quasi sull'orlo delle lacrime. Le avrei chiesto se si sentisse poco bene, ma Paolo odiava che lo si interrompesse mentre si lamentava della sua giornata.

Tutto d'un tratto Cristina si alzò impetuosamente.

<< Io me ne vado di casa>> esordì a gran voce.

Ci furono un paio di secondi di silenzio, poi il pandemonio.

Paolo si alzò in piedi, Ginevra boccheggiò, i gemelli lanciarono le posate.

<< Non starai dicendo sul serio?>> chiese mia madre preoccupata.

<< No che non lo sta dicendo sul serio>> rispose Paolo stringendo i pugni sul tavolo.

La paura di Cristina gliela si leggeva negli occhi.

<< Sono seria, c'è qui fuori Davide che mi aspetta, starò da lui, la mia borsa è già pronta>>

Non ci potevo credere, se ne voleva andare per davvero.

<< Cristina andiamo non fare così...>> provai

<< Stattene zitta Mia>> Mi rispose come se fossi una povera scema che non capiva niente di tutta quella situazione. Che effettivamente era vero, però non volevo che se ne andasse comunque.

<< Cristina, non lo fare, troviamo una soluzione, ti prego>> mia madre praticamente prostrata ai suoi piedi, la scongiurava di restare.

<< No mamma. Ho quasi vent'anni, io ho deciso che me ne vado e voi non potete costringermi a a restare>>

<< Vuoi vedere come ti costringo a restare?>> Paolo era molto arrabbiato, i pugni stretti, gli occhi ridotti a fessure, le cose cominciavano a mettersi proprio male. Erano secondi pieni di tensione quelli che passavano.

<< Non ho più intenzione di farmi comandare da uno sporco lurido bastardo come te>>

Questa superava alla grande qualsiasi cosa avessi mai avuto il coraggio di dire in faccia a Paolo, e si meritava una Standing Ovation dal pubblico. Immaginavo che Cristina dovesse sentirsi come i piloti che sganciarono Little Boy sopra Hiroshima. Non a caso l'esplosione che ne seguì fu pressoché la stessa. Paolo era già partito in quarta come un toro impazzito in direzione di Cristina, ma lei, con uno scatto degno di un felino, afferrò la borsa appena dietro e corse alla porta. Nella foga di correrle dietro, Paolo mise il piede su un po' di omogenizzato caduto a terra, scivolò perdendo l'equilibrio, nel tentativo di non cadere afferrò la tovaglia, portando con sé tutto quello che c'era sul tavolo. La cosa forse più inquietante di tutto ciò fu che i gemelli si misero a ridere. Mia madre era corsa dietro Cristina, totalmente incurante di Paolo a terra infradiciato di olio e di tutta la stoviglie sul pavimento. Io e Ginevra eravamo pietrificate e non avevamo il coraggio di sollevare la tovaglia per dare una mano a Paolo. Una vocina dentro di me sperava che fosse crepato. Ma presto Paolo cercò di rialzarsi e quando vide che ormai Cristina era fuggita, si girò verso di noi. Ginevra era scoppiata in lacrime, io non avevo neanche la forza di fare mezzo passo. Paolo si avvicinò

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 07, 2017 ⏰

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