CAPITOLO 7 MIA

267 17 0
                                    

Per quel che mi ricordo, la prima volta che diedi un bacio ad un ragazzo fu in seconda media. Questo mio compagno di nome Tommaso, venne da me un giorno durante l'intervallo chiedendomi se potesse baciarmi. Mi disse che tutti gli altri compagni lo prendevano in giro perché non aveva mai baciato una ragazza e io ero l'unica che ancora non gli aveva rifilato uno squallido no. Il motivo per cui io accettai fu pressappoco lo stesso, neanche io avevo mai baciato un ragazzo sulla bocca e se lo avessi fatto, forse Valentina mi avrebbe fatto entrare nel club delle popolari della classe. Tommaso quindi mise le labbra sulle mie, e ricordo che non sentii assolutamente niente, nessuna emozione particolare, se non una sensazione di umido e di bagnato sulla bocca. Non troppo gradevole. Non si può certo dire che fu la stessa cosa quando Haggerty, il mio professore di inglese, mi baciò nell'aula in cui mi stava facendo ripetizioni. Quello che provai fu un vero e proprio cocktail di emozioni, troppe e totalmente contrastanti tra loro. Da un lato ero in panico, terrorizzata a morte, totalmente sconvolta, dall'altro ero stranamente eccitata, un fascio unico di brividi mi correva giù per la spina dorsale arrivando fino allo stomaco e scombussolandomi le viscere. Il risultato di tutto ciò fu che rimasi completamente immobile, come pietrificata, neanche ci fosse stato Harry Potter in persona a scagliarmi un incantesimo con la sua bacchetta!

Dopo alcuni secondi, che mi parvero infiniti, lui si stacco da me. Avvertii immediatamente la mancanza improvvisa delle sue labbra, ma ero ancora troppo timida e spaventata per farmi avanti. E così rimasi con gli occhi chiusi, ancora immobilizzata, ad aspettare chi sa cosa. O forse sapevo cosa, aspettavo quel secondo bacio che arrivò con mia grande gioia l'attimo dopo e con ancora più intensità di prima.

Mentre Tommaso mi baciava mi ricordo che mi ero fatta un sacco di domande. Dovevo tenerli aperti gli occhi? Come dovevo muovere le labbra?Dove le dovevo mettere le mani? Con Haggerty fu tutto diverso: gli occhi chiusi, le labbra si muovevano armoniose con le sue e le mani erano salde e intrecciate tra i suoi capelli. Inutile è dire che il cuore mi martellava nel petto, e sembrava volermi fracassare la cassa toracica, mentre il respiro ... beh quello era più un non-respiro.

Ogni bacio che mi dava era sempre più appassionato, sempre più intenso. Haggerty aveva svegliato in me qualcosa, una strana sensazione che sentivo crescere sempre di più, giù nel ventre. Bastò poco che il panico e l'agitazione iniziali sparirono completamente, facendo spazio ad una voglia pazzesca di saltargli letteralmente addosso. Fino a che la situazione non mi sfuggì di mano. Non mi ricordo precisamente come ma a un certo punto mi trovai sdraiata sul banco con Haggerty adagiato sopra. La coscienza cominciò a farsi sentire, piuttosto incazzata. Razza di un'incosciente ma che diamine stai combinando?

Dov'era finita la giudiziosa e razionale Mia di prima? Quella che non riusciva a intrattenere nemmeno un discorso con una persona dell'altro sesso? Che cos'era quello strano, nuovo desiderio che sentivo? Ma soprattutto perché non riuscivo più a staccarmi da lui? Decisi di fregarmene, di tutto, della lezione di Hip-hop, del fatto che dovessi fare la ragazza per bene e del fatto che stessi baciando un uomo che oltre ad essere molto più grande di me era per di più un mio professore. Io in quel momento ero felice e al diavolo tutto il resto. Ad un tratto Haggerty scivolò di lato e mi trovai io sopra di lui. Notai che cercava di contenersi, sopratutto con le mani, si limitava a tenerle strette alla mia testa o al massimo sui fianchi e non osava di più. Ma quando io, al contrario di lui gli alzai la maglietta per accarezzargli i muscoli del petto, non ci fu più alcun riguardo. Quel poco di contegno che era rimasto andò in fumo e io pensai a dove saremmo finiti io e Haggerty nel giro di cinque minuti se avessimo continuato con quel comportamento. Ma eravamo arrivati ad una specie di punto di non ritorno, nella quale fermarsi era impossibile. Non potevo nascondere di essere spaventata, cioè che diamine stavo combinando? Lo stavo veramente per fare su un banco di scuola? Come non me la sentivo di fare l'amore su un banco di scuola, non me la sentivo neanche di chiedere a Ben di smettere. Mi ero davvero cacciata in un bel guaio.

Il Segreto Del Tuo SguardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora