Frattura

1 0 0
                                    

Sento un ticchettare fastidioso che mi rimbomba nelle tempie. Mi guardo intorno, ma poi realizzo che è la mia unghia nera che picchietta insistentemente sul tavolo.
Ormai, la sala da pranzo dove io ho consumato la cena e Sebastian il dessert, è di nuovo pulita, anche se Sebastian deve passare di tanto in tanto a togliere le macchie di sangue.
Quell'Adrianne singhiozza ancora; sembra un topo intrappolato. Ogni suo lamento mi graffia le orecchie, aumentando l'acuto cerchio alla testa che mi ha procurato a forza di piangere.
Continua a tenere quella disgustosa testa attaccata a se, e non riesce a mettere insieme una frase di senso compiuto.
Deve essere davvero sconvolto, peccato solo che abbia disturbato il mio riposo per venire a lamentarsi e a sporcarmi la tappezzeria con quella cosa di cattivo gusto, che continua morbosamente ad abbracciare.
Mi fa quasi pena; pensare che al nostro primo incontro, qualche giorno fa, mi aveva addirittura terrorizzato. Ora non ricordo nemmeno più il perché lo trovassi così minaccioso.
Sebastian però, quando non pulisce si posiziona in piedi dietro la mia sedia. Mi sta sorvegliando, è tesissimo, lo avverto chiaramente.
Nonostante abbia fatto qualche domanda ad Adrianne, lui non mi ha risposto. Ha continuato a piangere e a borbottare qualcosa su una certa Marielle.
Se deve uccidermi, che lo faccia subito, almeno questa esperienza tediosa avrà presto una conclusione.
«Sebastian, io vado a dormire. Pensa tu al nostro ospite» Esordisco annoiato, in vana attesa di una spiegazione, che non arriverà, almeno per il momento.
Sebastian mi guarda con aria seria e mentre mi allontano sento il suo sguardo attento su di me. Siamo ancora legati a causa del contratto. Lui deve proteggermi fino alla fine.

Una tenue, ma fastidiosa luce, invade la mia stanza attraverso la tenda rossa che copre la grande finestra che domina la mia stanza. Sento il cinguettio degli uccelli graffiarmi le orecchie.
Apro gli lentamente gli occhi, e tutto ciò che vedo è il telo ambrato che ricopre il mio grande letto a baldacchino.
C'è qualcosa di strano. Non capisco. E' come se un'oscura presenza mi stesse fissando.
"Adrianne!"
Scatto fuori dal letto, ma realizzo che è solo Sebastian, immobile che attende il mio risveglio.
«Spero di non averla spaventata» Si scusa inchinandosi.
«No, ero solo teso.» Spiego vago ispezionando rapidamente la camera.
«Quel tipo? Dov'è?» Mi informo glaciale, sedendomi sul letto ed aspettando che Sebastian cominci a vestirmi.
«Quando siete andato a letto l'ho sistemato in una delle camere degli ospiti. Credo che abbia macchiato tutte le lenzuola di sangue.» Dice seccato, infilandomi uno scarponcino.
Vestito e pettinato, scendo nell'atrio per raggiungere lo studio. Sebastian mi segue silenziosamente.
Entro e vedo Adrianne che spulcia nella grande libreria a parete. Sobbalza: evidentemente non si aspettava che entrasse qualcuno.
«Mio caro Ciel. Buongiorno.» Saluta sospirando languidamente. Ha ancora quella disgustosa testa mozzata dallo sguardo vacuo, sotto braccio. Quanto meno, c'è di buono che non sgocciola più sangue.
«Buongiorno.» Ricambio sospettoso.
Vado a sedermi sulla mia sedia di velluto rosso davanti alla scacchiera. Sebastian non mi lascia un momento. Sento il suo sguardo, letteralmente appiccicato alle mie spalle.
«Siediti per favore» Con una mano, invito Adrianne ad accomodarsi sulla poltrona davanti alla mia. Lui non se lo fa ripetere, e lentamente con la testa bassa, scivola sulla sedia.
Accavallo una gamba ed incrocio le mani. Credo sia giunta l'ora di una bella chiacchierata.
Considerando la maniera maleducata in cui si è presentato in casa mia e l'orario in cui è arrivato, come minimo, qualche spiegazione me la deve.
«Allora?» Esordisco.
Lui non sembra afferrare il senso della mia domanda, e mi guarda con occhi sbarrati.
«Sei venuto per ucciderci?» Chiarisco di conseguenza, leggermente seccato.
Adrianne abbassa lo sguardo e scuote impercettibilmente la testa in segno di negazione.
«Allora che vuoi?» Chiedo legittimamente.
Sta esitando, ma finalmente si decide a parlare.
«Lui ha ucciso la mia cara Marielle e poi ha dato fuoco alla mia casa. Non sapevo dove andare. Mi spiace di essere entrato in casa tua senza permesso, mio caro Ciel. Ero sconvolto.» sussurra lentamente.
«E quella questione del contratto?» Domando perplesso.
«Per ora il Tribunale ha revocato tutti gli incarichi a causa della Lacrima del Diavolo, che sta per essere creata di nuovo. Ha messo ad indagare una cospicua parte dei Detentori disponibili in Europa. Per fino il caro Shown è stato chiamato a lavorare su questo.» mi spiega con un filo di voce.
Il caro Shown? Che si stia riferendo a Darkhim?
«Stanno per creare la Lacrima del Diavolo?» Grida Sebastian esterrefatto, incalzandomi.
Questa sua reazione esagerata mi coglie impreparato, e mi lascia più dubbi di quanti ne avessi prima. Voglio assolutamente saperne di più, perchè capisco dal tono di Sebastian, che da questa conversazione non ne verrà nulla di buono.
«Si caro Seb, ci hanno già provato l'anno scorso qui a Parigi, ma non sono riuscito ad andare in fondo alla questione. Ho solo il sospetto che centri Ragon. E' lui ad aver dato fuoco a casa mia e ad uccidere la mia...» La voce gli si spezza. «Marielle» Conclude ingoiando quel nome, accarezzando di nuovo quella cosa rivoltante che ha sulle ginocchia.
Guardo Sebastian. E' evidentemente sconvolto. Ho percepito il suo corpo tendersi ancora di più al suono di "Ragon". Ma non sembra spaventato, direi più interessato. Come se avesse avuto una grande rivelazione.
«Innanzitutto cos'è la Lacrima del Diavolo, e poi chi è questo Ragon?» Chiedo stizzito.
Nessuno dei due parla. Guardo Sebastian, ma lui è immobile con lo sguardo perso nel vuoto, sembra che nemmeno mi ascolti. Adrianne sta ancora accarezzando la testa decapitata.
Io comincio veramente ad infastidirmi. Odio quando le persone mi ignorano: è da maleducati.
Sebastian finalmente sembra rinvenire.
«Ma certo...Ragon...Christèlle Dùmas... I capelli rossi...» riflette concentrato.
«Sebastian, ti ordino di rispondermi!» Comando, determinato a avere delle risposte.
Gli occhi di Sebastian fissano i miei, e per un instante si accendono, ritornando poi del solito rosso purpureo. Non mi piace questo suo comportamento.
«Ragon è un demone Stipulatore come me.» Mi spiega. «Tra i demoni ci sono varie classi. Adrianne è un Detentore. Io sono uno Stipulatore, come Ragon e come Lei, signorino Ciel. E poi ovviamente c'è il Tribunale. Il Tribunale giudica i patti, I Detentori li supervisionano e noi Stipulatori collezioniamo anime. Ragon era un Detentore, declassato a semplice Stipulatore, ma non ne conosco il motivo.»Mi spiega Sebastian, con una strana ombra negli occhi.«Potrebbe essere stato lui a rapire Christèlle Dumas, anche se non ne capisco il motivo.» Conclude, lanciandomi uno strano sguardo, che non riesco a decifrare.
«La regola è non lasciare tracce...»interviene mesto Adrianne «Ma lui ha esagerato. Per eliminare un contraente ha bruciato un'intera città. Non era necessario ed ha messo in pericolo la segretezza dell'esistenza dei demoni. Il Tribunale lo ha punito retrocedendolo.» Conclude, guardando languidamente quella roba putrescente che tiene tra le braccia.
«Cos'è la Lacrima del Diavolo?» chiedo, sentendo montare dentro di me una brutta sensazione.
«La Lacrima del Diavolo è proibita.»Squittisce Adrianne, in evidente stato di agitazione «La Lacrima del Diavolo, mio caro Ciel, serve per annullare i contratti. Un demone sotto contratto, usando la Lacrima può sottrarsi al vincolo che il patto comporta. Per questo il Tribunale ne ha proibito la creazione e l'uso.»
Sento i miei occhi allargarsi ed alla luce di questa rivelazione, il mio primo pensiero va immediatamente a Sebastian. Mi voltò di scatto verso di lui, e vedo i suoi occhi cremisi accesi che fissano determinati Adrianne.
Non mi piace. Neanche un pò.
«Seb...» Sussurra Adrianne rivolto al mio maggiordomo «Ragon mi ha rubato la Caladbolg» Geme.
Sebastian si ridesta dai suoi pensieri. So già cosa gli passa per la testa, e l'idea non mi piace affatto.
«Ragon...cosa?»
«Mi...mi...Ha rubato la Caladbolg. Il caro Shown me l'aveva portata per custodirla e se necessario usarla, ma Ragon l'ha presa... Ora come faccio?» Geme affranto Adrianne, a testa bassa.
Sebastian non risponde e io cerco di correre ai ripari il prima possibile, infischiandomene di questa Calabol o come si dice.
«Sebastian, ti ordino di non pensare nemmeno per un istante di usare la Lacrima del Diavolo»
Lui alza rapidamente gli occhi su di me, mi fissa decisamente furente e con un notevole sforzo si inchina ed infine ringhia
«Si, mio Signore».

LA LACRIMA DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora