Anima

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«Come mai questa messa in scena?» Domandò spiazzato Adrianne con un'espressione esageratamente stupita, mentre guardava la grande tavola della sala da pranzo apparecchiata.
«Il signorino è un tipo abitudinario.» Spiegò affabile Sebastian, mentre rifiniva gli ultimi preparativi per la cena, senza degnare il suo interlocutore di particolare attenzione. Adrianne non era pericoloso, quindi si sentiva decisamente più rilassato sapendo che non era stato programmato nessun massacro, almeno per il momento, da parte del Detentore.
«Lei gradisce mangiare qualcosa?» Chiese educatamente Sebastian, da perfetto maggiordomo qual era.
Adrianne ci pensò un pò, e mentre stava per dire "un' omelette", si arrestò, ricordandosi che per quanto belle sarebbero potute essere quelle di Sebastian, non erano cucinate dalla sua Marielle. Un fitta allo stomaco lo afferrò come una morsa, ma cercò stoicamente di sorridere.
«No. Ma grazie caro Seb. Sei sempre molto gentile con me.»
«Come desidera.» Rispose atono, mentre continuava ad apparecchiare, scrutando velocemente il demone argentato con la coda dell'occhio.
Sebastian vegliava da dietro la grande sedia a capotavola il signorino, che nel frattempo gustava un'incorporea anatra all'arancia.
Ad Adrianne sembrava tutto molto sciocco e banale, ma soprattutto inutile; quindi se ne ritornò in camera sua saltellando, reputando superflua la propria presenza.

Shown era immerso nel lavoro dalla punta dei suoi mocassini costosi, fino all'estremità dei suoi perfetti capelli scuri ed impomatati. Era seduto da ore alla scrivania a riempire moduli su moduli al posto del pigrissimo Re. C'erano da firmare permessi per costruire nuove strutture pubbliche, cause civili dei sudditi inglesi e qualche condanna a morte. Ma il lavoro era ancora lungi dall'essere completato.
«Voglio dormire! Maledizione!» Tuonò lugubre, mentre guardava sconsolato lo spazioso e soffice divano color avorio, del suo regale studio di Buckingham Palace.
Quell'Edoardo era troppo esigente con lui. Alla fin fine era solo un povero diavolo, relegato nelle fila minori del Tribunale Demoniaco. Quei tre assurdi vecchiacci del Consiglio dei Demoni, gli avevano affibbiato un compito ingrato. Servire il Re era troppo faticoso per lui, e non riusciva in alcun modo a capacitarsi di come quei dannati schiavisti non se ne accorgessero.
Guardò scoraggiato le restanti pile di documenti ancora da leggere, decise in fine che era troppo stanco ed aveva bisogno di una motivazione in più per proseguire quella tortura.
«Camille, ti prego vieni qui. Ho bisogno di riempirmi gli occhi con tua bellezza.» Invocò, esausto.
Una splendida gatta dal manto di tenebra e dagli occhi gialli, fece capolino da dietro le alte pile di fogli che imperavano sulla scrivania d'ebano intagliato con pregiati bassorilievi. La gatta superando agilmente gli ostacoli di scartoffie, andò a sedersi sulle ginocchia di uno stanchissimo Shown e cominciò fare le fusa.
«Sei stupenda Camille» Si complimentò compiaciuto il demone, guardando quella creatura con occhi adoranti, ed accarezzandola con amorevole cura. «Il tuo pelo è così folto e morbido, le tue zampette così soffici ed i tuoi occhi così magnetici e profondi...» Shown elencò un'infinita serie di qualità che lui trovava estremamente adorabili, ma reputò obbligatorio dedicare un pensiero al suo più acerrimo nemico.
«Se quel dannato di un Sabastian oserà sfiorarti anche con un solo dito, giuro che lo ammazzo.» Grugnì, mentre accarezzava con fare protettivo quello splendido animale accoccolato su di lui.
Rinfrancato un po' dalla presenza della gatta, riprese a fare il suo lavoro, anche se ancora controvoglia.

«Insomma, cos'è questa Caladbolg?» Esalò Ciel spazientito, rivolto al suo maggiordomo.
Sebastian scrutò il signorino per un attimo, e poi si inchinò. Aveva notizie che al Conte, non sarebbero piaciute.
«Non posso dirglielo. Mi spiace» Si scusò con riverenza. «Nemmeno se me lo ordina.» Aggiunse anticipando le mosse di un infastidito Ciel.
«Nonostante abbia dato le dimissioni dal Tribunale tanto tempo fa, sono ancora legato a certi segreti d'ufficio.» Spiegò Sebastian con aria seria.
«Lavoravi per il Tribunale?» Disse Ciel con un moto di stupore, dando per scontato che Sebastian prima del loro incontro non esistesse.
Già, in tutti quegli anni, non aveva mai preso in considerazione che il suo attuale maggiordomo, potesse avere un passato. Perfino il pensiero che avesse contratto qualche altro patto, sembrava assurdo.
Forse perchè prima di quel momento non glie ne era mai importato. E per un momento, sapere che ora il passato del maggiordomo gli interessava, gli diede infinitamente fastidio.
«Si, ma mi sono ritirato: lo trovavo estremamente noioso, quel lavoro.» Rispose Sebastian trovando quella risposta più che soddisfacente, per placare l'improvvisa curiosità del signorino.
Ciel recepì al volo che per Sebastian, il discorso era già bello che chiuso. Se non aveva detto altro, significava che non c'era nulla di rilevante da sapere. Di sicuro ora, lo incuriosiva il passato del demone, ma tutto sommato trovò giusto lasciargli la sua privacy.
Ovviamente, solo per il momento.
Il Nobile, di certo non era uno che lasciava cadere così i discorsi.
Mentre Ciel rifletteva, sentì la porta del salotto scricchiolare.
Vide Adrianne che scivolava danzante e silenzioso verso la poltrona accanto alla sua, e con un tonfo soffice si gettò a sedere su di essa.
«Ebbene mio caro Ciel?» esordì enigmatico Adrianne, con un'espressione stranamente soddisfatta sul volto.
«Ebbene cosa?» Chiese il Conte, non avendo la minima idea di quale fosse l'argomento di discussione.
«Cos'hai deciso?» Domandò curioso il demone argentato.
Ciel cominciava a capire dove l'altro stava andando a parare. Guardò per un secondo Sebastian, con aria di rimprovero, e poi posò lo sguardo su di una mano cominciando a ricapitolare gli eventi.
Shown Darkhim ed Adrianne a quanto sembrava, erano estranei alle esplosioni ed ai rapimenti.
Tutti gli indizi che aveva raccolto fin'ora, indicavano il fantomatico Ragon come l'artefice di tutto. Ma aveva ancora delle domande riguardo la Lacrima del Diavolo e questa Caladbolg. Domande che decise di tenere per se, considerando la poca predisposizione alla collaborazione, delle uniche due persone che al momento possedevano le risposte.
Sapeva perfettamente che nella capitale francese, non avrebbe trovato neanche risposte sulle esplosioni.
Nemmeno Sebastian era riuscito nell'impresa di trovare i pezzi del puzzle mancanti a riguardo, quindi ostinarsi a proseguire, era qualcosa di estremamente insensato, quanto meno superfluo.
Ormai non c'era nient'altro da fare per lui a Parigi, quindi diede a Sebastian l'ordine di preparare i bagagli, perchè l'indomani sarebbero partiti alla volta di Londra, come da istruzioni.

LA LACRIMA DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora