Capitolo 1: Faraday (2)

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Lo schiocco secco della fucilata echeggiò senza incontrare ostacoli che ne rimandassero un'eco più vicina di quella che avrebbero sussurrato i monti, all'orizzonte. Il cielo, d'un bianco perlaceo così intenso da schiacciare con il suo peso le palpebre sugli occhi di chiunque l'avesse sfidato, inondava di una luce innaturale la grande pianura, trasformando le foreste che si dipanavano a Nord Ovest in un'indistinta macchia scura. Nel mezzo di quel nulla spettrale, in un frullare d'ali stentato, crollò sulla terra fredda un corvo, il volo spezzato, a circa duecento passi da dove si erano appostati. Faraday si colpì il cappello con l'indice, riaprendo l'occhio destro. Butch, con un sorriso ebete dipinto in volto, poggiò le mani sulle ginocchia aiutando il suo certo non agile corpo a fare leva per tornare in posizione eretta. Young, da par suo, nel momento dello scoppio si era già rialzato, poggiando un piede sulla roccia che li nascondeva, facendo tintinnare lo sperone dello stivale: fra loro era il più caloroso, ed anche a fronte delle temperature capaci di provare chi vi era cresciuto, spesso girava fuori dal capanno in maniche di camicia, arrotolandosele fin sopra i gomiti.

Portava un vecchio gilet di pelle nera, che giurava d'aver vinto a poker contro un noto pistolero della costa orientale, e aveva i lunghi capelli castani raccolti in una treccia che gli arrivava quasi a metà schiena. I suoi occhi verdi erano accesi e curiosi, e avrebbe avuto certo più donne attorno di quante già non ne avesse se il tabacco che masticava continuamente fosse stato decente almeno la metà di quello che potevano permettersi Reznor e i suoi.

Era un abile ladro di cavalli, e probabilmente era stato scelto per il colpo a causa della sua conoscenza dei territori indiani che avrebbero attraversato prima di addentrarsi nelle terre selvagge.

"Cristo santissimo, Faraday. Sei un cazzo di tiratore."

"Mi arrangio. Saper centrare un corvo non serve a molto, in una sparatoria, Young."

"Quando avremo concluso il colpo ti porteranno via con loro, Faraday."

"Chi!? Reznor e i suoi, Butch?"

"Proprio loro. Sarebbero stupidi a non farlo. Hai troppo talento."

"Stronzate. Noi siamo merda, in confronto."

"Che vai dicendo?"

"La verità, cazzone. Faraday ha ragione."

"Tu sta zitto, Young! Sei solo uno sbruffone, e un ladro."

"Ha parlato il buon pastore."

"Io non ho mai fatto quello che fai tu."

"Lo so, Butch. E vuoi sapere perché?"

"Sono tutto orecchi."

"Perché il tempo che impieghi a salire a cavallo e già ti hanno preso, culo pesante."

"Ora vediamo che succede se il culo pesante ti prende a pugni, stronzo."

"Young, finiscila. E anche tu, Butch. Non siamo più ragazzini."

"Scusa, Faraday."

"Che cazzo ti scusi, scemo? Non è mica tuo padre!"

"Ora ti spacco tutti i denti, così ti passa la voglia di aprire bocca continuamente!"

"Ora basta, cazzo! Lo capite perché gente come Reznor non ci prenderà mai? Siamo dei dilettanti, poveri stronzi nati ai confini del mondo da usare e gettare."

"Io non sono da usare e gettare, Faraday."

"Per loro sì, Young. Pensa a quanti rapinatori più in gamba di noi ci saranno, in tutto il paese. La realtà dei fatti è questa: se vogliamo continuare ad essere i migliori, è qui che dobbiamo restare. Altrimenti, possiamo tentare fortuna nel grande mondo, e mangiare merda dietro a quelli davvero in gamba."

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