Two

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"Muoviti, abbiamo solo un'ora"
"Usciamo?"
"Usciamo"

18:00
Libero. Finalmente dopo 12 anni mi sentivo libero.
"Come hai fatto?" gli chiesi stupito mentre uscivamo.
"In realtà nessuno lo sa, cioè sanno che sono con te ma non che stiamo uscendo, e se lo scoprissero sarei in guai seri"
"Alfred che non rispetta le regole, mi piace!" gli dissi sorridendo.
"Ah ah, dove vorresti andare?"
"Non lo so, ha una piazza questa città?"
"Ovvio!"

18:10
Wow. È tutto così bello. Sono cambiate tantissime cose in 12 anni.
"Ma quello è "Gigi&George?"?" chiesi stupito. Andavo sempre da loro dopo aver studiato. Era un piccolo negozio che vendeva di tutto, dalle cose per la casa ai giochi per neonati.
"Vuoi entrare?"
"Certo"

"Buonasera, benvenuti da "Gigi&George", posso aiutarla?"
Appena sentii quella voce un sorriso spontaneo comparve sul mio volto.
"Oh, si certo, questa" gli dissi indicando una gomma da masticare.
"B-Benjamin?" balbettò.
"George!" esclamai.
"P-perché sei qui?" chiese con un filo di preoccupazione.
"Non sei contento?"
Nessuna risposta.
"Ehm...stiamo chiudendo" mi mentí.
"Ma il negozio chiude tra due ore"
Presi una pallina di vetro, quelle dove se le agiti esce il polistirolo, e la strinsi tra le mani.
"Benjamin, calmati" mi disse Alfred togliendomi la pallina tra le mani.
"È meglio se andiamo" mi disse.
"No, no, facciamo un giro" dissi avviandomi verso gli scaffali.
Mentre guardavo tra gli scaffali vidi una bambina che stava sola e decisi di avvicinarmi, approfittandomi della distrazione di Alfred intento a parlare con una sua vecchia conoscenza. Ah Alfred, mai lasciare un caso psichiatrico da solo.
"Perché sei sola piccola?"
"Mamma sta parlando con quel signore" disse indicandomi Alfred.
Perfetto.
"Ti va di andare in un bel posto?" le chiesi.
"Devo chiederlo a mamma" mi disse un po' preoccupata.
Senza pensarci due volte la presi in braccio e cominciai a correre.
Sentivo Alfred che mi chiamava, ma non mi fermavo.
"Mamma aiuto, mamma!"
La bambina non smetteva di urlare.
"Vuoi stare in silenzio?!" le urlai contro.
"Voglio la mia mamma!" urlò.
"Se non la smetti, non la rivedrai mai più!"
Ecco, ora piangeva ancora più forte.
Non era colpa mia.
Non mi rendevo conto di cosa stessi facendo.
Sentivo le sirene della polizia.
Ora ero in guai seri, ed anche Alfred.
Correvo, correvo sempre più veloce.
"Voglio la mia mamma" continuava a dire la bambina.
"Oh mio dio, stai zitta!" le dissi tappandole la bocca per poi nasconderci in un vicolo.
"Voglio la mia mamma" ripeté la bambina.
La presi per le piccole trecce che aveva e feci dondolare la sua testa prima a destra e poi a sinistra.
"Se non stai zitta, la prossima volta farò più forte!"
"Tu sei pazzo!" mi urlò contro.
"Hai ragione io sono pazzo" le urlai più forte.
Sentivo le sirene che si avvicinavano.
Guardai la bambina, poteva avere si e no 9 anni.
Ora mi accorsi della cazzata che avevo appena fatto.
Non dovevo uscire, aveva ragione Alfred, non so ancora controllarmi.
"Piccolina" chiesi con tono più dolce.
La presi per il polso, ma si scansò. Tremava.
"Vuoi tornare dalla tua mamma?" le chiesi.
"Si"
"Vieni" dissi alzandomi per poi prenderla per mano.

Andammo di nuovo al negozio.
C'era tantissima polizia, non mi stupii.
"La prego agente, è malato, non è colpa sua" sentivo Alfred dire alla polizia.
"Siamo qui" dissi attirando l'attenzione di tutti.
"Ashley" disse una signora avvicinandosi alla piccola.
"Stai lontana da mia figlia, mostro!"
Mostro.
Era questo, allora, che pensava la gente.
Che fossi un mostro.
"Ragazzo, perché l'hai fatto?" mi chiese l'agente.
Lo guardai e dopo pochi secondi risposi.
"Perché sono malato"

Se non capite, domandate.

I'm crazy // FenjiWhere stories live. Discover now