IV. GLI EVENTI

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Che cos'è una storia se non una successione di eventi, di scene, di interazioni? Qui mi soffermerò solo sulle scene "irrinunciabili" in un romanzo di ambientazione medievale, e sul modo per renderle più squisitamente stereotipate possibile.

La battaglia: solitamente liquidata in poche parole da gente a digiuno di storia militare, ma inserita giusto per dare un "tono" alla storia e, perché no, un tocco di drammaticità mischiata a brutale violenza che va tanto di moda oggi. Ovviamente, una persona a digiuno di storia militare descriverà gli scontri con una sfilza di mosse improbabili, strategie improbabili, vittorie e sconfitte improbabili descritte in maniere improbabili. I più comuni (e fastidiosi) sono: spade che tagliano le armature come i grissini tagliano il tonno Rio Mare; turbe di soldati sbandati e ormai alle strette che si risvegliano improvvisamente e iniziano a fare mattanza di cavalieri freschi e nel fiore delle forze, magari in rapporto di 1 a 10 e senza troppa fatica; la totale assenza di strategia alimentata dallo stereotipo secondo cui, nel Medioevo, si combattesse alla rinfusa; e l'immancabile scudiero incapace che diventa improvvisamente (quasi senza motivo) eroe di guerra e bambino prodigio, anche se fino a due giorni prima non sapeva nemmeno come si impugna una spada.

La morte di qualcuno: che cosa c'è di più drammatico e ricco di pathos della morte di qualcuno? Se il morto è amico dei "buoni", sarà senz'altro una "bella morte", alta, onorevole, eroica. Spirerà sussurrando al protagonista parole destinate ad essere indelebili nella sua memoria, mentre lui/lei gli stringerà la mano con gli occhi gonfi di lacrime pregandolo di non mollare, e si accascerà poi piangente sul suo corpo esanime... anche se siamo nel bel mezzo di una cruenta battaglia campale. L'amico morto verrà seppellito con tutti gli onori e a lungo compianto dai suoi sodali (anche quelli che fino al giorno prima non facevano altro che sparlare alle sue spalle) come esempio di virtù, carità, generosità, eroismo, valore in battaglia e bla bla bla.

La morte del cattivo: in questo caso, sarà una morte vile, improvvisa, casuale e totalmente fuori contesto; oppure, nel migliore dei casi, verrà ucciso in singolar tenzone dall'eroico protagonista, che si guadagnerà pubblico encomio e gloria imperitura per aver liberato il mondo da quell'immondo tiranno. E nessuno, ovviamente (a parte i suoi luridi tirapiedi) piangerà la sua morte.

L'ammmmore: altra componente indispensabile, se non si vuol rischiare di annoiare i lettori più "esigenti" (!). Ma ovviamente, la creatività vi mancherà anche qui e dopo un incontro fugace, i protagonisti si innamoreranno perdutamente l'un* dell'altr* e finiranno a letto dopo un gioco di sguardi, scambiandosi pegni d'amore e promesse d'amore eterno, il tutto consolidato in una quindicina di stucchevoli pagine in cui l'amplesso e i dialoghi verranno descritti nei dettagli più intimi (ma insomma, lasciateli copulare in pace!). E poi, come Romeo e Giulietta, dovranno patire le pene dell'inferno per stare insieme, ma a differenza loro, sconfiggeranno i cattivi e vivranno per sempre felici e contenti nei secoli dei secoli imperituri amen.

L'investitura del protagonista: altro dettaglio immancabile, l'investitura del protagonista, perché che Medioevo è senza cavalieri? Anche se siamo nell'VIII secolo e la "cavalleria" in quel senso nasce nell'XI secolo, ma vabbè. E che cavalieri sono senza un pomposo rituale di investitura altamente simbolico che coinvolge re, vescovi e perfino il Papa? Anche se siamo nel X secolo alla corte di Ottone il Grande e questo rituale codificato si afferma solo dopo la metà del XIII secolo. Ma vabbè.

COME SCRIVERE UN ROMANZO STORICO AMBIENTATO IN EPOCA MEDIEVALE - guida praticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora