Capitolo 5

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Il lunedì mattina, il giorno più amato dal mondo, il giorno in cui ti alzi e sei sveglio in pochi secondi, guardi fuori dalla finestra e dici "Ma che cazzo sto dicendo?".
Odio a parte, comincia una nuova settimana. In autobus mi siedo vicino a Elisabetta, chiacchieriamo un po' del libro "L'allieva". Non ci posso credere, è team Claudio.
"Ma sei seria? E' uno stronzo, io preferisco Arthur, è romantico, bello ed elegante, cosa vuoi di più?"
"Sì, ma...capirai.".
Sbuffo, quanto non sopporto quando mi dicono così.
Le racconto la mia domenica e soprattutto il mio sabato.
"A proposito, dov'è Thomas?" le domando.
"Non so, l'unica che vedo qua è la Deborah e non sembra essere di buon'umore."
"Ah, sai com'è, senza il suo amore non è nessuno."
Vedo una figura nera con cappuccio in testa correre ed entrare velocemente, sta tra i primi posti. Capisco chi è appena si abbassa la felpa, è impossibile non riconoscere quei suoi capelli. Come al solito è fottutamente perfetto.
"Strano che Deborah non si sieda vicino a lui." sussurro ad Elisabetta.
"Scherzavo, si è alzata.".
Non appena gli si avvicina si sposta in là, la guarda negli occhi
"Ti avevo detto di starmi lontana." dice quasi ringhiando.
"Ti volevo solo dare queste." gli passa le stesse pillole rosse che avevo scorto nella borsa di lei qualche giorno fa.
"Dammi." risponde annoiato.
"Angela, secondo te a cosa servono?" mi domanda Elisabetta
"Non lo so, ma devo scoprirlo.".
Arriviamo a destinazione, nulla d'interessante oggi. Passo le lezioni di geometria prima della ricreazione tra calcoli e pensieri. Perchè gliele tiene Deborah? Non è che Thomas maschera il loro attaccamento, ma in realtà, centra con quelle pillole? Mi nasconde qualcosa. Ma poi cosa m'interessa? Sono affari suoi, spero solo non stia male.
"Driiiiiin." ah, il suono più assordante e bello del mondo. Mi sono dimenticata la merenda, così, tra le chiacchiere, mi ritrovo a racattare cibo da Elisabetta. Non smetto di assillarmi di domande.
"Ma secondo te a cosa servono le pillole di stamattina?"
"E lo chiedi a me? Faresti prima a chiederlo a lui.".
Ecco, come immaginavo. Forse non capisce che non sono poi così spavalda come crede.
Mi ritrovo a mandare giù l'amarezza della curiosità e a temporeggiare.
Dopo due settimane passate tra scuola, canto e cani, stranamente Chiko m'invita a far qualcosa di diverso dal riempirsi di peli di malamute.
"Che ne dici di andare in piscina? Avrai l'occasione di mostrare quei rotoli sotto al costume nuovo."
"Scherzi, vero? Oltre al fatto che è ottobre e mi chiedo dove tu voglia andare, dovremmo andarci insieme?"
"Perchè no? E poi, mai sentite nominare le piscine termali?"
"Ok.".
Meglio finirla qui, oppure me la farà pagare a vita.
"Io e lui in una piscina termale, da soli."
"Sta attenta, sai com'è Luca." dice Sara, o meglio, la sua voce robotizzata al telefono
"Vedremo, spero solo non ci scambino per una coppia."
"Perchè? Cosa dovreste essere se no?".
Dimenticavo, per lei lo siamo.
Alle 14 in punto mi ritrovo ad aspettarlo davanti le Terme di Giunone. Arriva con la sua dovuta calma e con la sua Audi A3 alle 14.12.
"Bene." dice con un sorrisino nascosto dal suo sarcasmo.
Entriamo, decide di offrire e io non esito, c'incamminiamo verso i spogliatoi.
"Vado."
"A meno che tu non voglia venire con me, ma non ti conviene." dice con quel suo sguardo sensuale quanto una rana.
"Ci troviamo tra cinque minuti davanti al bar." 
"Cerca di sbrigarti." accenna deluso varcando la porta.
Io non ce la faccio. Non so nuotare e ancor peggio se cerco di farlo con Chiko di fianco. Perché proprio in piscina doveva invitarmi?
"Eccola, finalmente."
Mi vergogno tremendamente.
"Cosa facciamo?" chiedo stiracchiandomi.
"Cosa diresti se andassimo a prenderci un tè caldo?".
Lo guardo perplessa, lui sorride. Capisco che ha qualcosa in mente.
"Dai, scansafatiche, vieni." mi prende in braccio e mi butta in acqua.
"Ma sei stupido? Non ti ricordi che non sono capace di nuotare?".
Non dovevo dirglielo.
Sbuffa "Allora facevo prima a venire con Teo. Dai, t'insegno io, non ci vuole molto.".
Tutto, ma questo no.
Passiamo una buona mezz'ora a cercare di farmi nuotare quando
"Mi hai stufato." mi prende per i fianchi e mi avvicina al suo corpo, fino a toccare il suo petto. Non capisco cosa voglia fare.
"Attaccati al collo che ti porto un po' in giro."
"Ok." metto le mani sulle sue spalle ma appena si muove sono costretta a metterle sul collo. Le nostre facce sono distanti pochi millimetri, si ferma, cerca di baciarmi ma
"Non stavi mica con la Viscardi tu?" dice una sorta di figura divina tra gli schizzi d'acqua dietro la sua schiena.
E' una sua ex, stronza quanto bella anche lei, probabilmente erano troppo simili per stare assieme. Si chiama Alina, russa come poche, lineamenti perfetti, capelli biondi e occhi azzurri. 
"Stavo, detto bene."
"E adesso ne hai già trovata un'altra?" dice con tono vanitoso.
"Scusa, ma non stiamo insieme." dico, Luca mi guarda e rotea gli occhi.
"E allora tu? Quanti te ne sei fatta da quando ci siamo lasciati?" domanda Chiko dandole della troia.
"Non è una gara, e in ogni caso finalmente ho trovato l'uomo giusto per me."
"E come si chiamerebbe? John the Rich?"
"No, si chiama Simone. Sta facendo anche lui il musicale, è in terza.".
Questa non posso perdermela, devo subito scoprire chi è.
"E adesso vai anche con quelli più piccoli?" Luca sorride quasi schifato.
"Parla quello."
"Meglio che la finiate." ordino a quei due bambini.
"Meglio." dice Alina sparendo sott'acqua.
Mi dà un piccolo bacio sulla fronte per colmare quello perso di prima. Chiko mi piace, ma vorrei ringraziare Alina per averlo bloccato, avrei rifiutato. Io e Luca siamo amici da quando siamo piccoli, lui amava farmi torti e io vendicarmi, per me è un fratello.
"Che ne dici se andiamo? Non vorrei fare altri spiacevoli incontri."
"Ok.".
Siamo rimasti a chiacchierare al bar, ormai tutti stanno andando via e decidiamo di fare lo stesso.
Entro nello spogliatoio, mi faccio la doccia e mi cambio.
Mi sto asciugando i capelli nel momento in cui sento qualcosa sfiorarmi.
Mi giro, "Chiko, non è uno bel scherzo.", mi guardo in torno, ma non vedo nessuno. Sento un rumore dentro un camerino, lo apro e vengo travolta da una figura nera.
"Angela, ci sei? Ero preoccupatissimo." dice un Luca sfuocato dal mio giramento di testa.
"Cosa mi è successo?"
"Ti ho chiamata, non rispondevi e ti ho trovata distesa per terra. Ma non importa, ora andiamo a casa.".
Mi addormento sul suo sedile, mi porta in braccio fino al letto e rimane con me tutta la notte.

Thomas BocchimpaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora