Capitolo 3

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"Yah, che sonno...", stanotte ho fatto un sogno stranissimo. Mi alzo, pronta in pochi minuti mi ritrovo già in autobus. Oggi Deborah non è seduta vicino a lui, forse non sono fidanzati, saranno solo amici. Cerco posto, tutte mi guardano con ribrezzo e non mi lasciano sedere vicino a loro. Oggi Elisabetta non c'è, quindi mi tocca comunque stare da sola. Ascolto un po' di musica, solite canzoni, Nirvana e U2 sono gli unici a farmi compagnia. Arrivata davanti scuola noto che Thomas sta parlando con una ragazza, non mi è nuova, forse l'ho già vista al corso di canto. Entro in classe, mi siedo vicino a una tipa abbastanza esclusa, la saluto.
 "Ciao, sei Angela, giusto?" 
"Sì, come stai?"
 "Bene, ma scommetto tu sia un po' giù, mi dispiace, sono stupide."
"Ehm...scusa, di che stai parlando?"
"Ma non l'hai notato? Da quando ieri hai cantato con "Tommy" tutte sono gelose, compresa la sua ragazza là, Debrah, mi sembra. Ora lei è arrabbiatissima con te, e le altre le vanno dietro ovviamente. Stai attenta, non sono capaci solo di parlare male."
"C-cosa? Aspetta un attimo? Ma io che ho fatto? Sono stati loro a farmi cantare con lui, cosa centro io? Sono più che stupide, sono ABBAIATE da quello lì? Ma io non avrei neanche voluto cantarci insieme!"
Passo le ore prima della ricreazione a riflettere su quello che dovrei fare: o vado a parlare con Deborah, o col proprietario del canile, non so quale sia meglio. Probabilmente se andassi a parlare con Deborah non mi degnerebbe d'ascolto, quindi opto per Thomas. Suona la campanella, vado in cerca di lui. Lo trovo davanti alle macchinette, sta parlando con la stessa ragazza di stamattina, evidentemente ha già trovato la sostituta, mi avvicino. "Ciao Angela, sei stata bravissima ieri, anzi, siete stati. Zoe comunque, piacere." wow, come fa? E' così socievole, io non ce la farei mai; infatti timidamente "Eh...ehm...ciao, piacere."
"Tranquilla tutte si vergognano a stare vicino a Tommy, non capisco come così antipatico riesca ad avere tutte quelle fan." dice ironica. Thomas accentua un piccolo sorriso.
"Guarda che...hai sbagliato a capire...io..."
Thomas adesso sorride, "In ogni caso, dovevi dirci qualcosa?"
"Ah, beh...ehm...no, niente."
"Va bene, dai."
Dietro un gruppetto di ragazze mi guardano strano, io me ne vado verso il cortile ma appena faccio un passo mi scontro con un ragazzo con la cioccolata in mano. Spando tutto e addosso a me stessa. Scoppiano a ridere
"Scusa, scusa, non volevo, mi dispiace."
"Tranquilla non fa niente, sono abituato ormai."
Magnifico, ora la mia maglia bianca è a chiazze marroni, sembro una mucca, chissà che diventi una nuova moda. Corro subito in bagno e chi trovo? Ovvio, mi sembra giusto, no? Chi dovevo trovare? Lei, chiaramente. Mi vede e cerca di nascondere una risata mentre mi indica con lo sguardo alle sue amichette. Vado verso lo specchio. Sono un disastro. Per fortuna ho la sacca di motoria, posso mettermi quella maglia. Corro di sopra, nessun prof mi vede, corro di sotto e mi cambio. Spero non succeda altro, non voglio essere così sfigata e cancellare tutta la mia dignità in poche ore. Suona di nuovo la campanella, bisogna tornare in classe. Inizia la lezione di italiano, annoiata cerco di distrarmi disegnando il cielo fuori dalla finestra, vedo un ombra dietro di me.
"Scusi signorina Pasetti, cosa sta facendo?"
"Sarà impegnata a disegnare il suo nuovo amore, prof, hahaha." alcune ragazze ridacchiano
"Gialdoni per caso le ho chiesto di intervenire? E in quanto a lei, cerchi di scendere dalle nuvole la prossima volta e seguire, come tutti gli altri.".
Si vede che oggi è proprio la giornata giusta, vediamo di rifarci nel pomeriggio. M'incammino verso la stazione, non c'è ancora tanta gente che aspetta. Thomas è seduto solo su una panchina, mi avvicino, sarà la volta buona per parlargli in privato. Dal mio cellulare parte la suoneria "Smooth Criminal", è Sara.
"Sì?"
"Angela, domenica ti va di venire al centro commerciale con me?"
"Oh dio, ciao Sara, certo, a che ora ci troviamo?"
"Ti va bene per le 15.00 a casa mia?"
"Ovvio, a domenica allora."
"A domenica."
Thomas mi sta sorridendo, "Non mi stupirei se tu avessi anche l'album."
"Ho la maglia, vale lo stesso?" accenno con un sorriso, sono felice abbia fatto caso alla mia suoneria
"Questa volta te la passo, qual'è la tua canzone preferita?"
"Love never felt so good." dico, abbassando lo sguardo
"Non t'immaginavo così dolce, la mia invece è Thriller, chiaramente."
"Comunque, in realtà, a ricreazione volevo dirti una cosa..."
"Dimmi pure." ora mi sta guardando dritta negli occhi
"Ho notato che Deborah è molto arrabbiata con me per quello che è successo ieri..." distoglie lo sguardo da me per fissare annoiato un punto lontano
"Lascia stare quella lì, non fa altro che starmi attaccata, come tutte le altre d'altronde, si sarà ingelosita." ritorna a guardarmi in attesa di una risposta, ma in realtà non so proprio cosa rispondere. Nel frattempo arrivano dei ragazzi "Guardateli, come sono carini.", sarcasmo ottimo, complimenti. In lontananza noto la mia cara Deby circondata dal solito branco che, ovviamente, ci vede. Thomas si alza scattoso, mi afferra per un braccio mentre cerca di districare le cuffiette con l'altra mano.
"Dove mi stai portando?" chiedo spaesata mentre guardo le ragazze schifate
"In un posto lontano da quelle matte, tieni, mettiti una cuffietta.".
Mi molla il braccio, lo seguo, stiamo andando verso un ruscello. Sento il rumore, se così lo si può chiamare, dell'acqua; siamo al centro di una radura. Non pensavo potessero esserci posti così belli dietro a quella scuola decadente.
"Vieni, siediti qui." mi indica un sasso dalla forma comoda. Non so cosa dire, non so nemmeno se dovrei dire qualcosa.
"Meglio, vero?"
"Sì, questo posto è fantastico" alzo gli occhi al cielo, cercando le punte degli alberi
"Sono stanco," si lascia intendere: si stiracchia un po', si mette a posto il ciuffo e si sdraia vicino a me, "non capisco perchè debbano seguirmi ovunque, non ho niente di speciale, che mi considerino il più bravo a cantare o il più carino, questo è giudizio loro. Nessuno si interessa veramente a chi sono, mi sento molto solo, pure la mia migliore amica, Zoe, è molto superficiale."
Non ci avevo mai pensato a come si potesse sentire, dev'essere fantastico essere considerati i migliori, avere dei fan, ma dopo ti ritrovi solo, come lui, a causa della falsità delle persone.
"Non posso capirti, ma posso immaginare come ti senta. E' vero, spesso le persone sono superficiali, vedono di te solo quello che vogliono vedere."
"Grazie, ma...cambiamo discorso, hai mai cantato in pubblico?"
"Beh, alle medie ho partecipato al Cantascuola, ma se non consideriamo amici e parenti come pubblico, allora no, direi di no. Tu, invece?"
"Si è notata la tua inesperienza, alla prova stavi tremando come quella foglia là," indica sorridendo una foglia mossa dal vento, sorrido "comunque sì, ho partecipato a Io canto 4 e mi sono esibito troppe volte per essere contate."
"Allora eri tu il bambino prodigio arrivato in semifinale, mi sembrava di averti già visto, eri così carino."
Cosa caspita ho appena detto? Mi guarda negli occhi, come solo lui sa fare. Ha degli occhi stupendi, sono di un castano chiaro, quasi verde.
Sorride timido, abbassa lo sguardo "Penso sia una delle poche volte che sento un complimento sincero."
"Tranquillo, penso troverai un giorno una ragazza che ti possa amare per quello che sei veramente, credimi."
"Lo spero anche io." 
Sembra una persona molto triste, le mie prese in giro sono niente in confronto all'essere visto con una maschera, ma non è colpa sua.
"Tu non hai colpe." si gira, sorridendo dolcemente, posa i suoi occhi sui miei per l'ultima volta, squilla il telefono.
"Pronto?"
"Dove sei finita?" è mia mamma, guardo l'orologio: 13.40. Dovrei essere a casa da venti minuti, porgo un'occhiata preoccupata a Thomas, che capisce al volo e si alza.
"Scusa mamma, ora arrivo." attacco.
"E ora come facciamo?" chiedo perplessa, sono stata una stupida, ho perso l'autobus, non ci avevo nemmeno pensato.
"Vuoi che ti porti io?"
"Okay, ma come?"
"Ho il motorino, ma non ho un casco, ti do il mio."
"Va bene, corriamo."
Mi mette il casco e salgo. E' strano stare così vicino ad uno che potrei definire sconosciuto, infine di lui so solo il nome e il come viene giudicato.
Sono arrivata a casa, "Ciao, Thomas."
"Ciao." se ne va, così, nel vuoto, ma rimane nei miei pensieri, creando confusione.

Thomas BocchimpaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora