Capitolo 5

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Plagg fece un cenno del capo a Nooroo, impegnato dietro al bancone, mentre entrava nel locale con Tikki al seguito: lo superò tranquillamente, andando a sedersi al tavolo che occupava sempre e voltandosi verso l’ampia vetrata, in direzione della spiaggia; il giovane notò subito come lo sguardo dell’amico seguisse la rossa e poi, dopo un momento, tornò a occuparsi dei clienti che aveva davanti.
Dette una veloce occhiata a Tikki e, notando che lei era rimasta fissa al suo posto, decise di andare dall’altro: «Come va?» domandò, accomodandosi a uno degli sgabelli e sorridendo al ragazzo: «Serata piena, vero?»
«Wayzz mi ha detto che Fu te l’ha mollata come lavoro» dichiarò Nooroo, sorridendogli e iniziando a spillargli la birra che prendeva sempre, mettendogli poi davanti il bicchiere colmo di liquido ambrato: «E poi tranquillo: è bellissima ma non sono così stupido. Non le interesso…»
Plagg annuì, prendendo il boccale e voltandosi in direzione del tavolo: giusto, doveva sentire che cosa voleva…
«Dove accidenti è andata?» tuonò Plagg, posando con forza il boccale sul banco e osservando il posto che la rossa aveva occupato.
Vuoto.
Si era dileguata.
Nel suo silenzio.
«Quella…» strinse i denti, reprimendo ciò che voleva dire e si diresse velocemente verso la porta: non poteva essere andata tanto lontana e poi doveva passare dall’albergo a recuperare le sue cose.
«Plagg! E la tua birra?»
«La tua rossa è morta, Nooroo.»

Sembri stanca…
Tikki sorrise, ascoltando la voce del Padre dentro di sé, mentre si lasciava cullare dalla corrente marina: sto bene. E’ stata solo una giornata faticosa, gli rispose sentendo l’acqua vibrare attorno a lei: girò su sé stessa e, con due colpi di coda, raggiunse una profondità maggiore.
Mi dispiace.
Tikki si morse il labbro, piegandosi su sé stessa e assumendo una posizione fetale, mentre si lasciava cadere sempre più a fondo; le sarebbe piaciuto raggiungere il fondale e sdraiarsi, osservando l’acqua che l’avvolgeva completamente: non è per quello che ho fatto…, mormorò dopo un po’, ci sono abituata.
No, tu non ti abituerai mai. Sei diversa dalle altre.
Sono…
E va bene così. Fa parte della tua bellezza, Tikki.
La sirena annuì, adagiandosi sul fondale marino e, intrecciate le braccia, poggiò il mento contro di esse: il dottore del villaggio non vuole lasciarmi andare via…, mormorò dopo un po’, incapace di nascondere alcunché al genitore: la figlia del sacrificio pensa che io centri qualcosa con la morte…
Ha forse nota...
No, non affronta il dolore.
Vuoi che ci pensi io?
Tikki scosse il capo, girandosi e mettendosi supina: il dottore se ne sta già occupando.
Fu è un bravo uomo.
Lo conosci?
Più o meno. Io conosco tutti coloro che vivono nelle mie vicinanze, bambina.
Giusto.
Tikki annuì con la testa, socchiudendo gli occhi e lasciando andare i pensieri: aveva atteso un momento di distrazione di Plagg, uscendo velocemente dal locale e raggiungendo la spiaggia; quasi poteva immaginare quante gliene avrebbe dette quando lei fosse tornata sulla superficie ed era certa che avrebbe anche dato fondo al suo colorito vocabolario.
Ma sarebbe stato un po’ complicato spiegargli perché voleva andare in spiaggia e immergersi completamente nuda…
Anzi, da quel poco che lo conosceva, avrebbe sicuramente detto qualcosa sul farle compagnia o altro.
Era stata senza dubbio la soluzione migliore.
Chi è Plagg?, le domandò il Padre, riportandola alla realtà e facendola alzare di scatto: Tikki poggiò il proprio peso sui gomiti, osservando alcuni pesci nuotare poco distanti da lei: i tuoi pensieri mi arrivano e sono un vortice attorno a questa persona…
E’ il mio guardiano.
E perché dovresti avere un guardiano?
Perché Fu ha detto che mi serve.
L’acqua vibrò attorno a lei, facendola sorridere mentre allungava una mano e la corrente s’intrecciò attorno alle sue dita, stringendole appena e poi rilasciandole: va tutto bene, mormorò al Padre, devo rimanere qui solo una settimana. Il tempo di far calmare le acque…
Oh, ma io sono calmo, dichiarò il mare vibrando di allegria.
Tikki rise, continuando a giocherellare con l’acqua: è un modo di dire degli umani.
Non li capirò mai.
Anche io, mormorò la sirena, sorridendo e continuando a lasciarsi cullare dalla corrente del mare: anche lei non avrebbe mai capito un umano e il suo modo di fare, così opposto a come voleva far apparire.
Plagg era sprezzante, faceva battute sarcastiche eppure era il primo ad aiutare chiunque.
Era un controsenso.

La sirena || Miraculous Fanfiction {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora