Capitolo 9

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Tikki piegò le labbra in un sorriso, mentre passava il sacchetto di carta marrone all’uomo magro e allampanato, cliente abituale della boulangerie dei Dupain: «Immagino di spendere il solito» commentò l’uomo che rispondeva al nome di monsieur Remier, posando i propri acquisti sul bancone, mentre Tikki annuiva con la testa, muovendo poi le mani ed effettuando una sequenza di movimenti, indicando con le dita l’importo che l’uomo doveva.
Il cliente si tastò le tasche della giacca di tweed, tirando poi fuori un portafogli dall’aria consunta e lasciando cadere una manciata di monete sul piattino vicino la cassa, sorridendo: «Avete fatto un ottimo acquisto, Sabine» dichiarò Remier, voltandosi verso la piccola donna che aveva finito di servire un altro cliente e ridendo: «Immagino che le vendite sono aumentate con queste belle signorine» continuò, abbracciando con lo sguardo sia Tikki che Marinette: la prima piegò le labbra in un sorriso di cortesia, mentre le guance di Marinette s’imporporarono diventando di un colore rosso accesso.
Remier rise a voce alta, suscitando l’ilarità negli altri pochi clienti del negozio, prima di portarsi una mano alla bombetta che indossava e salutare così le signore: «A domani, mia dolce Tikki» concluse, aprendo la porta e lasciando passare un cliente ben familiare a Tikki e Marinette.
Adrien si spostò di lato, salutando Remier con un cenno del capo e voltandosi poi verso l’interno, regalando un sorriso alla coetanea dell’altra parte del bancone: «Buongiorno» mormorò il ragazzino, senza distogliere lo sguardo da Marinette, notò Tikki mentre le labbra le si piegavano in un sorriso divertito.
Abbassò il capo, ascoltando distratta le chiacchiere impacciate di Marinette e la risposta pacata di Adrien, mentre sistemava le buste di carta, rendendosi conto che per prendere quella che aveva fornito a Remier era riuscita a metterle in disordine tutte quante: «Plagg mi ha chiesto di venire a prendere la sua roba» dichiarò Adrien, attirando l’attenzione di Tikki: «E’ al molo a fare un lavoro per Raincomprix e quindi non può passare…»
«E ovviamente ti usa come suo schiavetto» dichiarò Sabine, sorridendo e sistemando una serie di croissant in un sacchetto di carta, arrotolando l’estremità e posandolo sul bancone di vetro: «Ecco qua, croissant al camembert per Plagg.»
Tikki rimase immobile, seguendo i movimenti di Sabine e Adrien, stringendo le mani a pugno e rendendosi conto di essere incapace di capire alcunché di ciò che stava provando: il suo essere non voleva incontrare Plagg, non dopo quello che era successo – o meglio non successo – al suo bungalow, il giorno prima; eppure al tempo stesso, sentiva il bisogno di vederlo, di essere con lui.
Un controsenso.
Un qualcosa che non capiva.
Come poteva avere il desiderio di due cose totalmente opposte?
Come poteva essere così divisa nello stesso momento?
Era abituata a essere una cosa sola, era abituata a un mondo dove non c’era una simile dualità interna: il Padre poteva essere crudele e distruttivo, oppure prodigo di vita, ma mai assieme.
Difficilmente dava la vita e la distruggeva nello stesso esatto momento.
Una cosa o l’altra, questo era ciò a cui era abituata.
«Forse vuole portarli lei?» domandò la voce di Adrien la riscosse, riportandola alla realtà e notando che era rimasta a fissare il sacchetto di carta, ancora abbandonato sul bancone: «Penso che a Plagg farà piacere se è lei a portarlo, signorina Tikki» dichiarò il ragazzo, prendendo il sacchetto e allungandolo verso di lei con un sorriso tranquillo sulle labbra: «Non è vero, Marinette?»
«Cos…? Oh. S-sì. Ce-certo.»
Sabine annuì con la testa, avvicinandosi a Tikki e spintonandola al di là del bancone della panetteria, con un sorriso pieno di certezze sulle labbra: «Beh, qui che la possiamo cavare Marinette ed io» dichiarò, mentre le slacciava il grembiule bianco e sporco di farina, aiutandola a toglierselo, mentre Adrien le metteva in mano il sacchetto di brioches: «Tu va pure da Plagg.»
Tikki osservò i tre, annuendo poi con la testa e stringendo la busta al petto con una mano e indicando l’esterno del negozio con quella libera, poi spostando l’indice su Sabine e Marinette: «Sì, nessun problema» le rispose Sabine, avvicinandola e sospingendola verso la porta: «Il boom è finito e possiamo occuparci del resto noi. Va pure, oltretutto non sei ancora andata a sistemargli casa oggi, no? E conoscendolo, avrà creato il caos. Quel ragazzo è un cataclisma ambulante.»
Tikki piegò le labbra in un sorriso appena accennato, stringendo maggiormente la busta e poi annuendo con la testa, facendo qualche passo verso la porta e salutandoli con la mano libera, scivolando poi fuori e venendo accompagnata dal suono del campanello che avvisava l’arrivo o l’uscita di un cliente.
Adrien aveva detto che era al molo per conto di Raincomprix.
Raincomprix che, se non ricordava male, era il capo delle forze dell’ordine: un uomo in sovrappeso, con i capelli rossicci e la tendenza ad asciugarsi sempre il sudore dalla fronte.
Inspirò profondamente, voltandosi verso l’interno del negozio e trovando su di sé gli sguardi curiosi dei tre che l’avevano esortata a uscire, più quelli dei pochi clienti rimasti; regalò loro un nuovo sorriso e poi s’incamminò, annusando l’aria e inspirando il profumo di mare che aleggiava per le strade, mentre il cuore le batteva furioso nel petto all’idea di vederlo.
Camminò lenta per la via, avvicinandosi lentamente al piccolo porto del paese e osservando le barche che, placide, dondolavano al ritmo delle onde: quel giorno il Padre era tranquillo, rilassato, e il lento sciabordio che le arrivava alle orecchie era un suono familiare; rimase ferma sul piccolo molo di legno, la busta stretta al petto, e il rumore delle onde nelle orecchie, inspirando appieno l’aria e sentendosi in pace con tutto.
«Sei venuta tu?»
Tikki aprì lentamente le palpebre, sorridendo al suono della voce che conosceva bene come il suono che aveva appena finito di assaporare e osservò il giovane uomo che, senza maglietta, offriva la pelle abbronzata al sole e la fissava in attesa, mentre rimaneva immobile su una piccola barca a remi, ormeggiata non molto distante; Tikki alzò la busta che teneva, notando come le iridi verdi si erano illuminate alla vista: «Avevo mandato quell’idiota a prenderli» dichiarò Plagg, issandosi sul molo e recuperando la maglia che aveva abbandonato sulle assi del pontile, infilandosela e coprendo così l’addome e il petto muscolosi.
Tikki storse le labbra, mordendosi quello inferiore mentre inclinava la testa, rendendosi così incapace di emettere alcun suono: «Direi che non ti piace il fatto che mi sia rivestito» commentò Plagg, con il divertimento nella voce mentre le si avvicinava e si parava davanti a lei; alzò gli occhi, incontrando quelli di lui e trattenendo il fiato, quando sentì le mani calde di lui posarsi sui suoi fianchi.
Serrò la presa sulla busta, timorosa di far cadere il prezioso contenuto, e aprì le labbra mentre Plagg la tirava leggermente contro di lui e chinava la testa: «Sì, direi che decisamente è qualcosa che non dovevo fare…» le bisbigliò, piegandosi un poco e sfiorandole il lobo con le labbra, la guancia con le punte dei capelli: «Ammettilo, da quando mi hai visto l’altro giorno, non puoi fare a meno di pensarmi, non è vero?»
Tikki inspirò, socchiudendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore, troppo il bisogno di parlare, di gemere semplicemente al suono di quella voce che le mormorava nell’orecchio: «Sai, stavo pensando di passare dalla boulangerie dopo» continuò Plagg, serrando maggiormente la presa e sfiorandole la guancia con le labbra: «Invitarti a uscire stasera. Che ne dici, Rossa?»
Rossa.
Il nomignolo che usava per lei.
Il modo in cui lui la chiamava.
«Preferisco trovare una soluzione a questa situazione, piuttosto che sguazzarci» continuò, scivolando con le labbra lungo la guancia, facendosi più vicino all’angolo della bocca e incontrando lo sguardo di lei, il sorriso che gli alimentava la luce nello sguardo verde: «Anche tu, non è vero?»
Trovare una soluzione a quel dualismo che la divideva?
A quella tensione che si era impadronita del suo corpo dal giorno precedente, quando senza avviso, era entrata nella sua casa e l’aveva trovato senza vesti?
Tikki annuì lentamente con la testa, inspirando profondamente l’aria densa di sale e vedendo qualcosa nello sguardo di Plagg accendersi: sicurezza, vittoria, consapevolezza.
Sinceramente non sapeva che nome dare a quella luce.
Plagg storse le labbra, un sorriso compiaciuto che gli arrivò fino allo sguardo, aumentando poco la stretta sui fianchi di lei e poi lasciandola libera, notandola barcollare leggermente mentre recuperava il sacchetto di carta dalle mani di Tikki e lo apriva, assaporando il profumo: «Brioches al camembert» dichiarò sognante, socchiudendo un poco le palpebre e gemendo soddisfatto: «Ne vuoi uno?» le domandò, ben sapendo quale sarebbe stata la sua risposta e sorridendo non appena lei negò con la testa: «Uno di questi giorni, li assaggerai e ti ricrederai.»
Tikki roteò in modo teatrale gli occhi, inclinando poi la testa e sentendo le labbra stendersi in un sorriso tranquillo, mentre si tastava le tasche della felpa alla ricerca del bloc notes con il quale comunicava, storcendo le labbra quando, infastidita, si accorse di non essersi portata niente dietro: «Scrivi qui» le ordinò Plagg, allungandole il proprio palmo, mentre addentava una delle brioches: «Una lettera per volta sul palmo» le spiegò, parlando con la bocca piena di pasta e formaggio.
Tikki annuì, afferrando la mano di lui per il polso e tracciando sulla pelle del palmo le lettere delle parole che voleva dirgli: «Cosa faccio qua?» domandò Plagg, ripetendo ciò che aveva scritto e vedendola annuire: «Raincomprix mi ha chiesto di sistemargli il motore della barca. Sembra non vada.»
Tikki assentì, chinando la testa e storcendo le labbra, muovendo il capo con piccoli movimenti, prima di iniziare a scrivere qualcosa di nuovo: «Cosa faccio dopo? Mh. Devo sistemare il giardino degli Agreste, andare dal dottore e aiutare Wayzz con la cantina…» Plagg dette un nuovo morso al croissant, inspirando profondamente: «Passerò da Nooroo per farmi dare la nostra cena e poi sarò a casa. Tu che farai, Rossa?»
Tikki aggrottò lo sguardo, iniziando a scrivere velocemente sulla mano di Plagg, mentre un sorriso gli piegò le labbra: «Se vai così veloce non capisco» dichiarò lui, osservandola mentre si fermava e poi ripartiva: «Ah, avevo detto che ti avrei invitata fuori? Beh, casa mia è fuori, no? E poi favorisce una certa privacy» si fermò, aspettando che lei scrivesse il suo nuovo pensiero e sorrise: «Perché? Mh. Come dire? Sarà interessante far scomparire questa tua ingenuità, Rossa.»
Ingenuità?
Tikki alzò lo sguardo e inspirò, incontrando quello verde di lui e leggendo una nuova luce, ben diversa da quella che l’aveva alimentato fino a poco prima e sentendo il proprio corpo rispondere a quel richiamo che vedeva: si passò la lingua sulle labbra, chinando la testa e lasciando andare la mano di Plagg, indietreggiando di un passo e portandosi le dita ai capelli, iniziando a lisciarli con gesti lenti e precisi: «Mh. Mi sa che non sei così ingenua come pensavo» commentò Plagg, avvicinandosi nuovamente a lei e poggiandole per la seconda volta le mani sui fianchi: «Sarà una serata veramente interessante» Tikki sentì il corpo venire posseduto da un languore, mentre apriva le labbra e fissava il volto di Plagg, sentendo il calore del corpo di lui ed essendo più che consapevole della loro vicinanza: «Penso che stasera ci divertiremo, Rossa.»

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Finalmente si torna ad aggiornare anche questa storia, dopo...beh, praticamente secoli! Non vi tormento più di tanto e, anzi, passo subito alle informazioni di rito: il prossimo capitolo, verrà postato il 4 ottobre e, come sempre, vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli o dei miei scleri.
Come sempre ci tengo a ringraziarvi tutti quanti per il supporto che mi date: grazie a tutti voi che mi leggete, commentate e inserite questa storia (e le altre) nelle vostre liste.
Grazie tantissimo!

La sirena || Miraculous Fanfiction {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora