Tikki osservò il proprio riflesso nello specchio del negozio, lisciando la stoffa impalpabile all’altezza dello stomaco e inclinando il capo: «Stai proprio bene» le dichiarò la commessa, comparendole alle spalle nel riflesso e prendendola per le spalle: «Sinceramente non pensavo che queste tonalità pastello si adattassero così bene a una rossa.»
«Questo perché, mia cara Trixx, abbiamo seguito le direttive dell’astro nascente delle moda, Marinette» dichiarò Alya, scattando alcune foto a Tikki e sorridendole: «Sa sempre come far vestire al meglio una persona. Certo, con Tikki è facilissimo, è così bella.»
Tikki piegò le labbra in un sorriso, abbassando lo sguardo e carezzando ancora la stoffa, mentre cercava di riordinare i pensieri: l’invito di Plagg, il ritorno alla boulangerie e il terzo grado di Marinette, quando l’aveva trovato con la testa fra le nuvole – ancor più di lei, aveva dichiarato la ragazzina – e poi le parole vergate sul blocco che, in quel momento, giaceva abbandonato vicino al registro di cassa.
Quando Marinette le aveva chiesto cosa avrebbe indossato per l’appuntamento con Plagg, Tikki aveva osservato i jeans e la maglia che indossava, alzando le spalle e rimediando uno sbuffo infastidito da parte della giovane: Marinette era stata decisa, come poche volte l’aveva vista da quando la conosceva, quando l’aveva presa per mano e aveva dichiarato ai genitori di portarla a fare un po’ di shopping, convincendoli a darle una specie di stipendio per il lavoro che aveva svolto alla boulangerie.
Era stata così portata in quel posto, ove assieme alla commessa, che aveva scoperto chiamarsi Trixx e avere un debole per l’assistente del dottor Fu, e ad Alya, che era giunta immediatamente dopo la chiamata di Marinette, Tikki non aveva fatto altro che provare abiti su abiti, sotto l’occhio attento delle tre.
Trixx ridacchiò, mentre andava da qualche parte del negozio con l’intento di trovare qualcosa da abbinarsi al vestito e Tikki tornò a fissare il proprio riflesso, lisciando ancora una volta la stoffa e sorridendo alla se stessa che ricambiava il proprio sguardo, sentendosi umana per la prima volta in vita.
Sentendosi come le ragazze che aveva visto più e più volte nella sua lunga esistenza, iniziando a capire il perché dell’esaltazione che ogni tanto mostravano e la continua cura del proprio vestiario.
Adesso le comprendeva.
Adesso capiva cosa c’era dietro quei comportamenti e le piaceva.
La faceva sentire…
Umana.Marinette sorrise, fermandosi al semaforo e attendendo che questo diventasse verde, scorrendo le foto che aveva a Tikki e annuendo soddisfatta del suo lavoro: quello di lavorare nella moda era stato il suo sogno fin da piccola, ma in un piccolo paese come quello aveva ben poche possibilità.
Non quante ne avrebbe avute se fosse nata a Parigi.
«Oh. La signorina Tikki è veramente bellissima lì.»
La voce maschile la fece trasalire e ritornare alla realtà e Marinette si accorse di essere balzata all’indietro quando incontrò lo sguardo stupefatto di Adrien che, a pochi passi da lei, la fissava attonito, prima che il sorriso gentile e dolce di sempre gli tornò sulle labbra: «Se non sbaglio stasera si vedeva con Plagg?»
«Co…S-no. Coiè volvo dire sì.»
«Beh, Plagg mi ha intimato di non avvicinarmi al bungalow o mi avrebbe ucciso, quindi sì» Adrien annuì, sorridendo alla ragazza: «L’hai aiutata te?»
«S-sì.»
«Sei brava, potresti diventare una stilista.»
«I-o non…»
«Sarebbe bello potermi vantare di conoscere la stilista Marinette Dupain-Cheng, creatrice del marchio…» Adrien si fermò, portandosi la mano al volto e guardando verso l’alto, puntando lo sguardo verde verso il cielo che si stava tingendo dei colori del tramonto: «Ma certo. Del marchio DC.»
«Ma-marchio DC?»
«Dupain-Cheng. Sono le iniziali del tuo cognome, Marinette.»
«Oh.»
«Ed ovviamente io farò da modello» dichiarò Adrien, indicando il semaforo che, nel frattempo, era diventato verde: «Potremmo mettere su una bella società, Marinette.»
«Eh…ah…i-io…e-ecco…»
«Ma prima dobbiamo finire il collége» Adrien sbuffò, infilando le mani nelle tasche dei jeans e incassando le spalle: «Alle volte vorrei essere più grande e poter fare come mi pare.»
Marinette lo fissò, ridacchiando e portandosi una alla bocca, nascondendosi dalla vista del giovane: «A-anche io» bisbigliò, sorridendo alla sicurezza che aveva sentito in quelle due parole: forse non era così complicato parlare con lui.
Forse.
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La sirena || Miraculous Fanfiction {Completata}
Fanfic*VINCITORE agli ITALIAN WRITERS AWARD, categoria PINK AWARD* *VINCITORE di CONCORSIAMO2K17, categoria FANFICTION* Tikki è condannata a un'esistenza immortale e susseguita di morti: è una sirena e il suo unico scopo è dare in pasto delle vite umane a...