Capitolo 13

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Fu entrò nella boulangerie, aspirando il profumo di pane e brioches e rimanendo un attimo sulla soglia in modo da gustarsi l'aria del negozio, passandosi la lingua sulle labbra e sentendo l'impulso di comprare una brioche e affondare i denti nell'impasto caldo: «Dottore!» la voce di Sabine lo fece sobbalzare appena, facendolo voltare verso il bancone e notare la figura minuta di Sabine: un sorriso che non arrivava agli occhi: «Buongiorno!»
«Questo posto è un attentato al mio colesterolo» commentò l'anziano, avvicinandosi al bancone e sorridendo: «Cosa mette Tom nell'impasto per creare questo odore?»
«Le stesse cose di ogni altro panettiere» commentò Sabine, scuotendo la testa e piegando appena le labbra: «Ma posso comprenderla: io non ci faccio più caso, ma i primi tempi era impossibile non infilarsi qualcosa in bocca mentre servivo i clienti» si fermò, battendosi la mano sinistra sul fianco: «Come risultato, ho avuto questi.»
«Sei ancora una donna bellissima, Sabine.»
La donna annuì appena, voltandosi di lato e abbassando le spalle, quasi come se un peso si fosse calato su di loro: «Anche Tikki lo faceva» bisbigliò, sorridendo e passandosi una mano sul volto: «Le piacevano i pan au chocolat e i biscotti giganti di Tom. Sa quelli con le gocce di cioccolato?»
Fu annuì con la testa, inspirando profondamente l'aria e rilasciandola andare con un sospiro: «Ancora niente?» domandò, sapendo benissimo quale sarebbe stata la risposta: Sabine scosse il capo, chinando lo sguardo e tirando su con il naso mentre Fu si guardava intorno, avvertendo il peso del vuoto che Tikki aveva lasciato dietro di sé.
Sparita. Andata.
Esattamente come era arrivata nelle loro vite, se n'era andata.
«Niente» mormorò la donna, dopo un po', riportando su di sé l'attenzione: «Tom ha aiutato un po' Plagg a cercarla, ma…» si fermò, storcendo le labbra e inspirando forte: «Sono passate quasi due settimane e non credo che…»
«Plagg la sta ancora cercando.»
«Sì» Sabine accompagnò la parola con un cenno di affermazione del capo, prendendo alcune buste di carta e sistemandole, quasi come se non riuscisse a rimanere ferma: «Mi chiedo se sia giusto non dire niente e lasciarlo fare» mormorò, dopo un po', inclinando la testa: «Vorrei vederlo tranquillo, ma allo stesso tempo non me la sento di fermarlo.»
«Plagg è…»
«Plagg è Plagg, tutti qui in paese sappiamo bene com'è fatto» dichiarò Sabine, sorridendo appena: «E Tikki era riuscita a tirarlo fuori da…beh, da qualunque posto si era nascosto dopo la morte della sua famiglia: sembrava che non gli importasse di niente finché non ha conosciuto lei.»
«Di niente, tranne del camembert.»
«Vero» Sabine sorrise, chinando appena la testa e scuotendola: «Cosa ci troverà mai di buono in quel formaggio. Puzza. Puzza tantissimo! Quando Tom fa i cornetti per lui, non riesco a stare in laboratorio!»
Fu annuì, lasciando libera Sabine di chiacchierare e ascoltandola mentre passava da un argomento all'altro: era un modo di affrontare la realtà, facendo finta che tutto andava bene e rifugiandosi nella quotidianità. Lo conosceva bene, poiché era una tecnica che lui stesso aveva usato quando c'era stato bisogno: nulla era più rassicurante che della banalità quotidiana: «Puoi darmi il solito, Sabine?» domandò, riportando su di sé l'attenzione della donna e vedendola annuire, mentre si voltava e recuperava due baguette dalle ceste di vimini alle sue spalle; l'osservò mentre infilava il pane nella busta e poi batteva sulla cassa il prezzo: «Marinette è ancora a scuola?» domandò, accorgendosi dell'assenza della ragazza e guardandosi attorno, come se potesse apparire da un momento all'altro.
Sabine si voltò verso l'orologio appeso al muro e aggrottò appena lo sguardo: «Dovrebbe essere uscita da poco, ma se non ricordo male, stamattina saltellava per casa tutta allegra perché Adrien l'aveva invitata a bere una cioccolata calda assieme.»
«Adrien ha invitato Marinette?»
«Ebbene sì» Sabine sorrise appena, carezzando la carta marrone della busta mentre passava gli acquisti a Fu: «Hanno legato parecchio mentre…beh, aiutavano Plagg a…ecco…»
«Capisco. Sono una bella coppia, no?»
«Moltissimo, anche se guai a dirlo a Marinette! Diventa rossa e inizia a strillare.»
«Ma come?» Fu ridacchiò, afferrando la busta con il pane e infilandosela sottobraccio: «Dovrebbe fare i salti di gioia e roba varia, no?»
«Sappiamo com'è fatta Marinette, no?»
Fu annuì più volte, socchiudendo gli occhi: «Vero, dimentico della particolarità di quella ragazza: immagino che abbia creato un film mentale degno di lei e si stia movendo in base a quello. Oppure è convinta di vivere in un sogno dal quale non vuole svegliarsi.»
«Il secondo» precisò Sabine, portandosi una mano alla bocca e ridacchiando, ridiventando poi seria: «Alle volte dice che le sembra di vivere un sogno e un incubo nello stesso momento: non le pare vero dell'interesse di Adrien per lei e…le manca Tikki. Moltissimo.»
«Posso immaginare» bisbigliò Fu, storcendo le labbra e riportando alla mente il legame che si era instaurato fra Marinette e Tikki: erano entrate subito in sintonia, affiatandosi ogni giorno di più e diventando l'una parte importante dell'altra.
A Tikki stava mancando Marinette? Stava sentendo il dolore della lontananza da Plagg? Sentiva qualcosa di…umano?

La sirena || Miraculous Fanfiction {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora