"Ieri sera ho visto Matteo..."
"E..?"
"E... ci siamo messi insieme!"
Esclamò raggiante la mia amica.
"Cami! Sono felicissima! Che bello!"
Risposi sinceramente, abbracciandola.
"Voglio sapere tutto!"
"È stata una serata stranissima.
Eravamo d'accordo per il solito aperitivo, che si sa, è solo un mezzo appuntamento...
Invece mi ha portata a cena in un ristorante carinissimo!
Già lì ero felicissima!
Finito di mangiare, ci hanno portato il dolce.
Sul mio c'era scritto: 'Camilla, vuoi essere la mia ragazza?' "
"Nooooo! Che carino!"
"Siiiii!"
"Non mi sarei mai aspettata una cosa simile da Matteo!"
"Nemmeno io, sono rimasta senza parole!"
"E quindi poi?!"
"Ho passato una ventina di secondi a guardare interdetta lui e il dolce, il dolce, lui, poi gli sono praticamente saltata in braccio urlando 'si' "
"Che teneri siete?!"
Camilla mi rivolse un sorrisone a 32 denti, con aria trasognata.
"Ma anche tu hai visto Riccardo ieri, o sbaglio?"
"No, non sbagli"
Risposi, rabbuiandomi improvvisamente.
"Cosa è successo?"
Chiese, in seguito al mio repentino cambio d'umore.
"Allora?"
Bevvi un lungo sorso di cappuccino, prendendo tempo.
"Ehm Cami..."
Camilla mi guardò, in attesa.
"È così grave? Spiegami!"
"Si, è così grave..."
"Mi stai facendo venire l'ansia! Vuoi deciderti a parlare?"
Feci un respiro profondo.
"Io e Riccardo abbiamo chiuso."
"Cosa?!"
Esclamò sconvolta.
Le raccontai tutto, omettendo l'incontro con Lorenzo.
"Mi dispiace tantissimo per lui, sono una stronza senza cuore. "
"Dai Chiara, non dire così, secondo me sei stata molto più corretta a dirgli le cose come stanno."
"No Cami, non ho neanche avuto il coraggio di dirgli una sola parola!
Mi sono solo messa a piagnucolare come una bambina, e la cosa peggiore è che era lui a consolare me!
Mi ha detto che mi ama, da quando mi conosce!"
Dissi esasperata.
Camilla mi accarezzò la spalla, finché non mi calmai.
"Cami, ti devo dire un'altra cosa."
Avevo bisogno di dare forma, realtà, consistenza a quel pensiero che mi avvelenava l'anima.
Avevo bisogno di chiamarlo per nome, ad alta voce.
Solo dandogli un nome, il suo nome, avrei smesso di temerlo.
Dare il nome ad una cosa significa padroneggiarla, dominarla.
Spesso si ha paura di ciò che non si conosce, che non si sa identificare.
Da piccola ero terrorizzata dall'aspirapolvere.
Non mi importava come si chiamasse o a cosa servisse: per me era 'il mostro-mangia-tutto'.
Non appena mia madre lo accendeva, correvo in camera, mi tappavo le orecchie e piangevo, urlando fino a sovrastarne il rumore.
Un giorno mio padre mi prese in braccio, mi portò nel ripostiglio e me lo mostrò.
Mi aggrappai alla sua spalla con tutta la forza di cui dispone una bambina di 5 anni e chiusi gli occhi.
"Chiara, questo si chiama aspirapolvere.
Non mangia tutto, tanto meno le bambine.
Mangia solo la polvere e i batteri cattivi che fanno venire la febbre e il raffreddore.
Vuoi vedere come funziona?"
Ricordo di essermi avvicinata e di averne sfiorato il manico, e aver ripetuto 'aspirapolvere', più volte.
Dopo averlo affrontato e avergli dato un nome, smisi di averne paura.
Quando si cresce, spesso, però, è la paura di un nome ad accresce la paura della cosa stessa.
Così trovai il coraggio di dirlo.
"Mi sono innamorata di Lorenzo."
Fu una liberazione.
Mi sentii libera, leggera.
Camilla notò il mio sollievo, e mi sorrise.
"Lo immaginavo già da un po'.
E credo che lui ricambi.
Tra di voi c'è una strana tensione, un legame viscerale, un bisogno reciproco.
Si vede da come vi cercate e vi costringete a starvi lontano, ad odiarvi.
Alla festa di Ludovico non vi siete staccati gli occhi di dosso un solo secondo, e lo stesso fate a scuola.
È un 'odi et amo', come direbbe il tuo adorato Catullo."
Rimasi in silenzio per qualche secondo, meditando sulle sue parole.
Non avevo mai analizzato la situazione dall'esterno, ma ero più che certa che fosse un'attrazione a senso unico.
"Cami, devo chiederti un favore.
Non dire niente a nessuno, soprattutto a Greta.
Questa cosa mi mette profondamente a disagio, non reggerei i suoi commenti."
"Non ti preoccupare, acqua in bocca."
Rispose lei gonfiando le guance, mentre ridevo della sua espressione buffa.
"A proposito di Greta, mi dispiace molto che non possa venire per il vostro compleanno, so quanto ci tenevi!"
"Lascia stare, ci sono rimasta malissimo quando me lo ha detto."
Ovviamente io e Greta progettavamo da anni la festa del nostro diciottesimo e sapere che lei sarebbe stata a New York mi rendeva davvero triste, sebbene desiderasse tanto quel viaggio.
"Festeggeremo lo stesso, dai!
Anzi, non manca tanto, dobbiamo iniziare a pensare ai dettagli, tipo il vestito!"
Continuammo a chiacchierare spensierate per tutto il pomeriggio.
Sulla strada di casa, la familiare suoneria dei messaggi attirò la mia attenzione.
Quando lessi il mittente, ebbi un tuffo al cuore.
Era Lorenzo.Come stai?
Bene, grazie ancora 😘
Digitai nervosamente sulla tastiera.
Ti va di venire da me domani mattina ?
Sgranai gli occhi per lo stupore.
Potremmo iniziare a pensare al progetto di maturità...
Il mio entusiasmo calò di un gradino.
Ovvio, il progetto, che altro motivo ci sarebbe stato per chiedermi di vederci?Certo, alle 10?
Perfetto.
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Ho visto mani perdersi per paura di stringersi
ChickLit"Capii subito che sarebbe stato il bacio con il quale avrebbero dovuto misurarsi tutti i precedenti e i successi della mia vita, senza mai essere all'altezza." Una storia scritta a mano, quasi tutta nelle poche ore di treno che separano Genova da Mi...