Tregua?

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Quanto lo odiavo!
Gli occhi mi si riempirono di lacrime per il nervoso.
Aspettai di essermi calmata e chiamai Greta: lei aveva sempre la soluzione.
'Ciao splendore!'
'Ciao Gre!'
Mormorai abbattuta.
'Che succede stavolta?'
Le raccontai tutto e le lessi la 'conversazione' con Lorenzo.
'Mi odia, Greta.
Non so più cosa fare. Sono disperata!'
'Che stronzo!
Chi si crede di essere questo cafone?
Semplicemente non ha voglia di richiamarti?!
Stammi a sentire Chiara.
Adesso tu, "semplicemente" - immaginai che avesse mimato il gesto delle virgolette - prendi lo scooter, vai a casa sua e non ti stacchi dal citofono finché non ti apre. Poi gli tiri due schiaffi...'
'Greta, calmati però! - risi pensando a quanto rosse le diventassero le guance quando era arrabbiata - Ti ho chiesto un consiglio, non il modo più veloce per beccarmi una denuncia per aggressione.'
'Chiara, vuoi prendere un tre in latino?'
'No!'
'Allora smettila di piagnucolare.
"Spero tu stia meglio" - mi scimmiottò - devi fargli vedere che vali, altrimenti non ti prenderà mai sul serio e ti renderà la vita un inferno'
Sospirai, forse aveva ragione.
'Ok, ricapitoliamo.
Vado a casa sua e gli citofono.'
'Esatto. E fai la stronza'
'E faccio la stronza'
Ripetei con convinzione.
Non sarebbe stato difficile: Lorenzo riusciva a tirar fuori il peggio di me.
'Così ti voglio. Vai e distruggilo.'
Recuperai il foglietto dalla scrivania e lo lessi nuovamente.
Via Solferino.
La conoscevo bene, era una zona residenziale e chic, tra Moscova e Porta Nuova.
Stronzo e pure ricco, pensai mentre prendevo il casco e mi preparavo ad affrontarlo.
Come al solito l'ascensore era occupato, e, ovviamente, non avevo la minima voglia di aspettare, così presi le scale.
Salii sullo scooter, mi allacciai il casco e mi avviai verso casa di Lorenzo.
Meno di 10 minuti dopo mi trovai davanti ad un palazzo signorile dalla facciata elegante e decorata, cui faceva da sfondo, alla fine della via, l'avveniristica Unicredit Tower.
Mi accorsi con orrore che, come prescritto dall'ultima moda milanese, ardua sostenitrice del valore della privacy sopra ogni cosa, non c'era traccia dei cognomi sul citofono.
Al loro posto, una fila infinita di numeri corrispondenti al relativo interno.
Decisi di non demordere e mi diressi verso la portineria.
Un uomo sulla cinquantina, vestito di tutto punto, con i capelli brizzolati e lunghi e curati baffi, mi accolse con un gran sorriso.
'Buon pomeriggio' dissi educatamente con un sorriso altrettanto cordiale.
'Buon pomeriggio a lei, signorina. Posso aiutarla?'
'Sono una compagna di classe di Lorenzo Grimaldi, avrei bisogno del numero del suo interno.'
'Credo non sia in casa, provo a chiamarlo.'
Digitò il numero e attese con la cornetta alzata per qualche minuto.
Dall'altra parte nessuno rispose.
'Mi dispiace, signorina, non c'è.'
'Oh grazie comunque' dissi di rimando.
'Se vuole posso avvisarlo che lo cercava, appena torna'
'No, non si disturbi. Non era così importante. Grazie ancora.' dissi congedandomi.
'Si figuri, buona giornata!'
Uscii sospirando.
L'ennesimo buco nell'acqua.
Mi diressi verso lo scooter, ma una voce alle mie spalle mi immobilizzò.
'Ferrari, che cazzo ci fai qui?'
Sfodererai un sorriso angelico e mi voltai.
Lorenzo indossava una camicia blu scuro, dei jeans neri attillati e una giacca di pelle dello stesso colore, che sottolineava le ampie spalle.
Nella mano sinistra stringeva un enorme borsone.
Incuriosita, cercai invano di capire a che società sportiva appartenesse.
Notai che i capelli biondi erano umidi e leggermente scompigliati.
Chiunque l'avrebbe scambiato per un modello in procinto di girare uno spot per la marca di un gel.
'Ciao Lorenzo!'
I suoi occhi si strinsero come due fessure.
'Forse mi sono sbagliato su di te.'
Di fronte a quell'ammissione inaspettata, spalancai le palpebre per lo stupore.
'Hai quell'aria da miss-so-tutto-io, da snob con la puzza sotto il naso... '
L'iniziale stupore lasciò il posto all'irritazione.
'E invece mi hai sorpreso. Ti presenti addirittura sotto casa mia, mentre mi aspettavo assillassi la professoressa o addirittura la preside per farti assegnare un nuovo compagno...'
Come se non lo avessi fatto, pensai arrossendo.
Ovviamente la mia reazione non sfuggì al suo sguardo inquisitore.
'La Contini non ha obbedito all'ordine della principessa sul pisello?'
Chiese in tono sarcastico.
'Non tutti sono ai tuoi piedi?!'
Continuò alzando un sopracciglio, con espressione teatrale.
Fu davvero troppo.
'Senti Lorenzo, non ti sopporto almeno quanto tu non sopporti me.
Non mi interessa essere tua amica.'
'Come se a me interessasse.'
Mi interruppe alzando gli occhi al cielo.
Serrai la mascella.
'Fammi finire.'
'La principessina sta per impartire un nuovo ordine. Sudditi, accorrete!'
Disse rivolgendosi ai passanti straniti.
Ignorai le sue provocazioni.
'Dobbiamo solo fare una tregua di qualche giorno, poi potrai continuare ad odiarmi indisturbato e io potrò continuare a fare la snob.'
'Non ho tempo.'
'Trovalo.'
'Impossibile.'
'Mi stupisce che il grande Lorenzo Grimaldi non riesca a trovare qualche ora di tempo.'
'Non è questione di riuscirci, ma di volerci riuscire.'
Seguì qualche secondo di silenzio.
Mi guardò con la solita aria di sufficienza.
Era snervante.
Mi trattenni dal tirargli un pugno sul naso.
Mi venne un'idea.
'Non è necessaria la tua collaborazione, mi basta la tua firma.'
'Nel senso che vorresti fare tutto da sola?'
Mi guardò irritato ed incredulo.
'Certo, ne sono perfettamente in grado: so-tutto'
Ripetei imitando il tono usato da lui qualche minuto prima.
'Non se ne parla. Non ho intenzione di darti carta bianca, scordatelo.'
Bingo.
Sapevo che non avrebbe mai accettato.
Finalmente avevo trovato il punto sul quale fare leva: si nutriva di competizione.
Mantenni un'espressione neutrale, mentre il dolce sapore del compiacimento affiorò sulle mie labbra, che mi leccai assaporando la vittoria.
Fece una pausa e finalmente, dopo un'accesa lotta interiore, nonostante fosse evidente quanto gli costasse, quasi gridando, esclamò:
'Domani alle 10.'
Si voltò furente ed entrò nel palazzo senza salutare.
Ce l'avevo fatta.

Ho visto mani perdersi per paura di stringersiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora