HBD Ludovico pt.2

70 10 15
                                    

Il locale era incantevole: un rooftop all'ultimo piano di uno storico palazzo che, oltre alla spaziosa sala interna allestita con dj set, vantava una terrazza panoramica con piscina.
C'era da aspettarselo: Ludovico faceva sempre le cose in grande.
Il neo diciottenne ci attendeva all'ingresso.
"Ciao Ludovico, tanti auguri!"
Dissi schioccando due sonori baci sulle sue guance.
"Grazie Chiara!"
Mi prese per mano, costringendomi a fare una giravolta su me stessa.
"Stai benissimo!"
"Grazie!"

Nonostante le scenate e l'opposizione delle mie amiche, in particolare di Greta, non avevo esitato ad accettare l'invito di Ludovico a vederci, alcuni giorni prima.
Mi aveva spiegato quanto lo facesse soffrire quel muro impenetrabile che si era creato tra noi, quanto non sopportasse che, dopo tutto quello che avevamo condiviso, ci comportassimo come estranei.
Non era l'indifferenza il ricordo che voleva serbare di quei due anni, ma quello di un amore troppo acerbo per essere gustato in tutta la sua dolcezza.
La maturità che aveva dimostrato mi aveva davvero colpita, convincendomi a mettere da parte l'astio e la delusione.
L'innegabile complicità e intimità che avevamo costruito, erano confluite in nuova forma di affetto molto più stabile e duratura.
Eravamo diventati quello non eravamo mai stai: veri amici.

"Richi, mi raccomando. Trattala bene!"
Disse ammiccando verso di lui e, nel contempo, ammonendolo.
"Non preoccuparti."
Rispose con sguardo complice.
Alzai gli occhi al cielo, fingendomi offesa.
"Fate pure come se non ci fossi!"
I due scoppiarono a ridere.
Qualcuno reclamava l'attenzione di Ludovico.
"Scusate ragazzi, devo salutare tutti gli altri, ci vediamo dopo. Divertitevi!"
Riccardo mi porse galantemente il braccio.
"Signorina, gradisce qualcosa da bere?"
"Volentieri!"
Il buffet era ricco di ogni leccornia, inclusa la fontana di cioccolato.
Nell'attesa che arrivassero i nostri amici, ordinammo due Spritz.
Carlo, Matteo e Camilla non si fecero aspettare a lungo: una decina di minuti dopo ci raggiunsero sui divanetti di pelle scura.
La sala si popolò velocemente e io, in apprensione, non potei fare a meno di cercare il volto di Lorenzo tra la folla, senza trovarlo.
Mi rilassai visibilmente, seppur con una punta di delusione.
Era chiaro che non sarebbe venuto.
Il volume della musica iniziò ad alzarsi, così come il tasso alcolico della serata.
Tra Camilla e Matteo faticava a scoccare la scintilla, così, decisa ad aiutarla a sbloccare la situazione e nel contempo a godermi appieno la serata, proposi di andare a ballare, con più enfasi del dovuto.
"Certo!"
Rispose Camilla entusiasta.
Riccardo mi prese per mano e io mi lasciai condurre verso il centro della pista.
A pochi passi da noi, Camilla fece lo stesso con Matteo.
Seguiva Carlo, con l'espressione sconsolata da 'quinto incomodo' stampata in faccia.
Camilla, seguendo fin troppo alla lettera il consiglio di lasciarsi andare, prese a strusciarsi su Matteo, che pareva gradire di buon grado.
"Guarda quei due!"
Disse Riccardo osservando la scena con gli occhi sgranati.
"Guarda Carlo, più che altro..."
Scoppiò a ridere vedendo che il povero ragazzo si guardava intorno, scoraggiato, con il terzo cocktail in mano, roteando la cannuccia, in evidente imbarazzo.
"Non ridere, povero!"
"Scusa!"
Disse alzando le braccia in segno di resa, senza riuscire a trattenere le risate.
"Dovremmo dargli una mano!"
"Potremmo iniziare dandoci una mano."
Rispose attirandomi verso di sé ed ondeggiando a ritmo della canzone.
I nostri corpi si sfioravano, per poi allontanarsi e tornare ad adagiarsi l'uno sull'altro.
Alle note conclusive dell'ennesimo brano, seguì un lento.
Constatai con stupore che finalmente anche Carlo aveva una partner.
Riccardo portò le mani sui miei fianchi, mentre io avvolsi le braccia intorno al suo collo, sorridendo.
L'abbraccio divenne più stretto, mentre lui farfugliava sillabe senza senso al mio orecchio, fingendo di conoscere le parole della canzone.
Io scoppiai a ridere
"Sei proprio scemo!"
Esclamai.
Non appena finii di pronunciare quelle parole, un'ombra familiare fece il suo ingresso trionfale.
Mi squadrò dalla testa ai piedi, con un sopracciglio alzato.
Senza alcun motivo apparente, mi staccai da Riccardo, che mi guardò perplesso.
Mi sentii in dovere di cercare di salvare la situazione.
"Ho caldo, usciamo a prendere un po' d'aria?"
"Certo!"
Tutta la ressa era concentrata all'interno: la terrazza era deserta.
Mi guardai intorno.
La vista di cui si poteva godere mi lasciò senza fiato.
Le uniche fonti di illuminazione erano le innumerevoli candele disseminate per terra e intorno alle sdraio.
La piscina fungeva da scenografia liquida, la perfetta cornice nella quale si riflettevano le luci dei grattacieli circostanti, smorzandosi insieme a quelle provenienti dall'interno.
La musica, appena udibile, giungeva ovattata, contribuendo a creare un'atmosfera di un'immaterialità inesprimibile.
"È bellissimo."
"Già."
Disse Riccardo, a sua volta incapace di descrivere a parole il fascino che emanava quel luogo .
Ci sedemmo su una delle sdraio, lui divaricò leggermente le gambe e fece un po' di spazio per me.
"Sai, non credevo avresti accettato."
"Perché?"
"Non lo so, ti ho sempre vista come un qualcosa a cui aspirare, ma impossibile da raggiungere...
Perlomeno per me..."
"E invece sono qui."
Mi accarezzò la spalla nuda, facendomi rabbrividire.
Poi fece scivolare le dita su e giù lungo la schiena, anch'essa nuda.
Mi appoggiai al suo petto e socchiusi le palpebre, respirando il suo profumo.
Lui strinse le braccia intorno a me.
Rimanemmo così per un tempo indefinito.
Mi sentivo protetta, al sicuro, ma qualcosa dentro di me mi diceva che non era abbastanza.
Probabilmente quella sensazione era dovuta alla mia cronica incapacità di fidarmi fino in fondo delle persone.
"Forse dovremmo rientrare"
Proposi.
"Si, probabilmente si staranno chiedendo dove siamo finiti."
Cercai Camilla con lo sguardo, ma trovai solo Lorenzo, in fondo alla sala, intento a flirtare con quella vipera di Carlotta.
Non tardò ad accorgersi che lo stavo osservando.
Mi fece un sorrisino sarcastico da lontano, poi si chinò a baciarla con trasporto.
Serrai la mascella.
"Ah eccoli!"
Esclamò Riccardo indicando i nostri amici.
La serata giunse rapidamente al termine.
Salutammo tutti, inclusa Carlotta, che stringeva fieramente il braccio di un compiaciuto Lorenzo.
Riccardo mi riaccompagnò a casa.
"Sono stato davvero bene stasera."
"Anch'io."
Mi salutò con un delicatissimo e casto bacio a stampo.
La mattina dopo mi svegliai molto presto, con un gran mal di testa.
Accesi il telefono, c'erano due messaggi.

Riccardo:

Grazie di tutto 😘❤

Lorenzo:

Il nero ti dona.

Ho visto mani perdersi per paura di stringersiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora