Frammenti

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La passeggiata non aveva affatto giovato al mio stato d'animo: l'aria fresca che annunciava l'arrivo di una burrasca estiva, aveva solo spazzato via l'alone di inconsistenza che obnubilava la scena vista poco prima, rendendola solo un'immagine sfocata ed eterea.
All'illusorietà, alla finzione e all'incredulità, seguì il duro affondo della realtà.
Mi sentivo completamente annientata.
Potevo percepire fisicamente il dolore provocato dalle schegge dei muri di ghiaccio e vetro eretti in protezione del mio cuore, che ora lo trafiggevano e lo martoriavano.
Quel cuore custodito troppo gelosamente, forse per paura di amare, forse per paura di soffrire ancora.
Mi sentivo invincibile in quella fortezza trasparente.
Lorenzo ero stato l'unico, dopo molto tempo, a sciogliere l'inverno che sentivo dentro con il calore dei suoi abbracci, varcando la soglia del mio cuore.
Ma si sa, il vetro è fragile e l'ammutinamento, l'attacco subito dall'interno, ebbero un impatto devastante: di me non era rimasto più niente.
Quando rientrai a casa, non c'era traccia di Greta, mentre Lorenzo mi aspettava in soggiorno.
Avrei voluto urlare, tirargli un pugno ben assestato sul naso o forse solo sedermi accanto a lui e stringerlo per un'ultima volta, ma non feci nulla di tutto ciò.
La mia reazione sorprese anche me.
Lo evitai e mi diressi in silenzio verso la camera da letto per preparare la valigia.
Visto che lui era ancora lì, sarei stata io ad andarmene.
'Chiara... ' mi chiamò seguendomi per le scale.
Sentirlo pronunciare il mio nome, mi provocò una fitta allo stomaco ma continuai a salire un gradino dopo l'altro.
'Chiara...Io...'
Continuai ad ignorarlo.
'Ti prego. Urla, insultami. Me lo merito.
Mi merito i tuoi schiaffi, le tue grida. Ma ti prego fa qualcosa. Parlami...' disse con voce soffocata dai rimpianti. Non avevo mai sentito una tale inflessione nelle sue parole, così mi voltai verso di lui, incontrando i suoi occhi.
Notai che erano arrossati e segnati, ma ciò non faceva che risaltare la particolare tonalità di blu dell'iride.
I lineamenti fini e regolari erano contratti in una smorfia di dispiacere e disorientamento.
'I quindici minuti sono ampiamente scaduti, Lorenzo' ribattei secca.
'Lasciami spiegare...'
Disse con lo sguardo liquido, cercando di riacquistare un minimo di autocontrollo.
'Cercare di giustificarti non mi farà sentire meglio, né ti farà sembrare meno patetico o ti libererà dal senso di colpa, ammesso che uno come te possa provarne, quindi smettila di fingere che ti importi qualcosa e vattene.' risposi con la voce rotta, trattenendo a stento le lacrime.
'Piccola... Ti prego... Lei era qui, ti stavamo aspettando... Non so cosa mi sia preso... Ci siamo baciati e poi...'
'E poi avete deciso di ingannare l'attesa facendo sesso... '
Finii io la frase al suo posto, disgustata e ferita.
'No, cioè non esattamente... Intendo...' Ora la sua voce era ridotta ad un sussurro.
'Non esattamente? Ahahahah' risi istericamente.
'Mi dispiace molto di avervi interrotti sul più bello, ma comunque avete avuto tutto il tempo di concludere mentre mi schiarivo le idee'
Lorenzo abbassò lo sguardo, senza riuscire a proferire una sola sillaba, passandosi una mano tremante tra i capelli biondi e ancora spettinati mentre una lacrima sgorgava dagli occhi socchiusi.
Presi la valigia e prima di uscire lo guardai un'ultima volta.
Lottai contro il blu irreale dei suoi occhi, simile al mare dopo una tempesta, che mi avrebbe voluta trascinare verso le sue braccia, verso le sue labbra, verso il suo petto, verso l'abisso, il totale annichilimento della mia volontà.
Uscii in silenzio, mi diressi in stazione e presi quel maledetto treno.

Ho visto mani perdersi per paura di stringersiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora