Il viaggiatore fece richiesta di essere ricevuto dallo sceicco per presentarsi e trattare di questioni commerciali e Abdel Karim, di certo colpito da tanta magnificenza, acconsentì. Il giorno stesso, dunque, il viaggiatore fu accolto in udienza dallo sceicco. Jamila era seduta, come sovente accadeva, al fianco del marito. Il viaggiatore recava con sé molti doni che meravigliarono il padrone di casa e la sua corte: si narra di una gabbia di filo d'oro la quale conteneva uno scarabeo d'argento, composto d'intarsi finemente cesellati, che volteggiava al suo interno per posarsi di tanto in tanto sulle sbarre, come se avesse avuto da riposare. E ancora di dieci tappeti ricamati di paesaggi arcani che parevano mutare mentre si guardavano, tanto che nessuno poteva sbattere due volte gli occhi senza avere il dubbio di fissare immagini diverse.
Portò frutti saporiti che nascevano solo dall'altra parte del mare, nelle terre dei cristiani, ma che, nonostante questo, erano freschi come se fossero stati appena colti mentre avrebbero dovuto essere, come ben sai, vizzi e ammuffiti.
Accadde questo e molto altro, ma nel proseguire del colloquio anche alcuni tra i cortigiano più distratti iniziarono a prestare attenzione a quanto stava accadendo al fianco dello sceicco: Jamila, mentre il consorte ragionava senza avvedersene, aveva preso a fissare il viaggiatore con un'insistenza quasi morbosa e priva di qualsiasi pudore, come una falena ammaliata dalla fiamma. Il viaggiatore, si dice, solo una volta posò lo sguardo su di lei, quasi distrattamente, e nel momento stesso in cui i loro occhi s'incrociarono, Jamila lanciò un debole grido e cadde riversa. Lo sceicco, sorpreso, la fece ricondurre senza indugi nelle sue stanze ma nessuno ebbe a dare a tale evento un particolare peso, visto l'abituale stranezza dei comportamenti della moglie di Abdel Karim. Il viaggiatore, pronunciate poche parole di premura, mostrò di non curarsi all'accaduto, atteggiamento che fu apprezzato in quanto indice di riguardo e cortesia. L'udienza dunque proseguì e il viaggiatore, il giorno stesso, lasciò la città, prendendo la direzione del deserto dal quale era venuto.
– Dunque? Vuoi dirmi che questo è il tuo mistero? Tu stesso hai riconosciuto che quell'uomo era di notevole fascino e il mondo è pieno di femmine facili al turbamento. La principessa, per quanto sia disdicevole, non avrà fatto eccezione...
– La notte stessa – lo interruppe bruscamente Nasim – accadde che lo sceicco dovesse lasciare la città per recarsi a regolare degli affari presso la santa Mokaraba, accompagnato dai consiglieri e dalla scorta. Ebbene, quando fece ritorno dal lungo viaggio, sappi che non trovò Jamila ad attenderlo.
– Cosa intendi dire? Era stata rapita? – sussurrò l'ascoltatore.
– No. Per quanto la cosa fosse di per sé sorprendente, ancora di più lo fu la spiegazione che l'eunuco di corte dette al suo adirato signore: egli sostenne, in preda allo sgomento, che la principessa Jamila avesse deciso di tornare al palazzo della sua famiglia accompagnata dal seguito di fedeli cortigiani, e che gli fosse stato consentito perché ad accompagnarla era Abdel Karim stesso, inaspettatamente tornato dal deserto. Se questo non fosse stato abbastanza sconvolgente, dalle labbra tremanti dell'eunuco lo sceicco apprese che Jamila aveva condotto con sé anche i figli.
– Ma questo non poteva essere accaduto! Dunque l'eunuco mentiva?
– Questo è quello che chiunque avrebbe pensato se si fosse trovato al posto dello sceicco. Solo alcuni intelletti superiori possono scorgere oltre il velo dell'ovvio per comprendere che l'impossibile è spesso il nome che diamo a ciò che ci fa, per la sua sola esistenza, troppa paura. Volle il caso che uno di questi uomini straordinari, forse il più grande che sia mai vissuto, avesse accompagnato lo sceicco nel ritorno a Tayma per conto del califfo : si trattava del Gran Visir Rashid.
– Egli in persona? Colui il quale ha trascritto la storia dell'uomo a partire da Adamo? Che si dice stato visto volare su un tappeto sopra Baghdad, in una notte senza Luna?
– Proprio lui, Rashid l'Accorto, e dimentichi la sua impresa più grande, di quando la sua astuzia fu tale da riuscire a intrappolare un potentissimo genio nel rubino del suo anello.
– Che cosa fece, dunque?
– Semplicemente ascoltò, in silenzio, il racconto dell'eunuco, e subito dopo volle farsi raccontare per intero la vicenda di Jamila e della sua famiglia. Appresi i fatti, dopo avere a lungo riflettuto, chiese ad Abdel Karim di graziare l'eunuco, almeno per il momento. Dunque gli consigliò riunire un drappello di soldati per recarsi al palazzo di Jamila.
Cercai allora di farmi tornare alla mente il luogo dove sorgeva il palazzo ma, per quanto fossi certo di averne conosciuto un tempo l'ubicazione, il ricordo mi sfuggiva e sembrava perdersi come fumo nel vento. Iniziavo a sentirmi preda di uno sgradevole presentimento e desideravo che Nasim non ultimasse il suo racconto, eppure tacevo. Come se mi avesse letto nel pensiero, egli riprese a parlare trascinato da una foga quasi febbricitante.
– Al tempo si poteva ancora raggiungere il palazzo di Jamila lungo le strade battute dagli uomini, e questo è ciò che videro Abdel Karim e gli altri quando infine ne raggiunsero il salone: tutte le lampade erano accese, e le suppellettili brillavano come in un giorno di festa benché le ragnatele penzolassero dagli stipiti e la sabbia avesse ormai invaso il pavimento e i ripiani. La principessa era seduta al capo lontano di una lunga tavola, apparecchiata sul nudo legno con brani di carne e ossa spezzate. Intorno al tavolo erano seduti i cortigiani che Abdel Karim stentava a riconoscere, per quanto il loro aspetto si era fatto livido e malato, mentre dalla penombra delle loro sagome balenavano bianchi frammenti d'osso che succhiavano sommessamente e raschiavano con denti scheggiati. Gli occhi erano vacui ed estasiati, come se stessero vagando per luoghi meravigliosi che loro soli potevano vedere. E, accanto a Jamila, sedeva il viaggiatore misterioso venuto dal deserto, cingendola con il braccio. Egli ne sfidò con calma lo sguardo, come se la rabbia dello sceicco per lui fosse vana quanto il lamento di un cucciolo, e per un istante il suo volto parve mutare, e farsi quello di Abdul Karim stesso. Nel vedere quel prodigio tutti si ritrassero, in preda allo sgomento, e il viaggiatore rise con una voce che aveva il suono di cristalli infranti. Poi gli occhi dello sceicco si posarono al centro della tavola, sui resti della libagione e, nel momento in cui riconobbe quei volti tra i resti sembrati, un grido strozzato come il gemito di un animale gli morì in gola.
"Ben arrivato, marito mio" sussurrò Jamila con voce vellutata, "come vedi ho fatto dono al mio vero genitore, che è tornato a prendermi per possedermi con il suo seme e il suo potere, della carne del mio ventre, poiché potesse rifocillarsi." Fu allora che l'uomo con gli occhi di gatto rise, rivelando denti acuminati come artigli. Lo sceicco e i suoi uomini erano agghiacciati e non sapevano come agire mentre stringevano, nervosamente, le armi. Fu allora che il Gran Visir si pose davanti a loro:
"È un Ghoul!" gridò. "Fuggite, presto, e non voltatevi!" Nel pronunciare queste parole sollevò l'anello al cielo e una fiamma rossa si accese alla sommità della sua mano, e la sua voce divenne un tuono che fece tremare le pareti. Mentre gli uomini fuggivano nella notte, una tempesta di sabbia si abbatté improvvisa sul palazzo, trascinando nel cielo l'eco della maledizione delGran Visir. La tempesta imperversò per giorni, inghiottendo nel vorticare dei venti il palazzo e i suoi occupanti. Infine cessò e, come se il quietarsi degli elementi l'avesse annunciato, dal deserto tornò Rashid, stremato. Il Gran Visir non dette spiegazioni di quanto fosse accaduto, né alcuno osò chiederglielo, anche se in molti si avvidero che, del dito dove aveva portato l'anello, non restava che un moncherino carbonizzato.
– Continua –
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Jamila
HorrorAll'ombra dei pinnacoli maestosi di Yathrib, sotto il regno del califfo Omayyadi, Ayman il Pazzo verga sulla pergamena parole disperate e invoca il perdono di Allah per le sue azioni mentre sprofonda sempre più nella follia. Ma il suo tempo scarsegg...