Capitolo 4

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"Ditemi pure che sono uno strano , stupido e nerd"-Josh

Davvero non voleva guadagnarsi un posto in cielo? Ma dai, era chiaro che lo voleva.

Lei non mi aveva aiutato perché era buona, perché le interessavo o perché aveva avuto i sensi di colpa. Lo aveva fatto perché voleva riconquistare la sua reputazione. Durante le due settimane avevo sentito come tutti si burlavano di lei, criticandola, usandola come centro dei loro pettegolezzi. Per me potevano continuare a farlo, se non altro l'attenzione non era rivolta a me. Nella classe non importava più del ragazzo che aveva pianto. Gli importava solo della ragazza che aveva fatto piangere un ragazzo.

Raramente qualcuno diceva qualcosa su di me. E quando lo facevano, io mi buttavo a capofitto dentro pagine e pagine di libri, mi mettevo i miei auricolari con la musica alta, sognando beatamente, e pensavo di vivere in un'altra dimensione. Ditemi pure che sono strano, però questo mi evitava dolore. Dolore mio, perché mi continuava a piacere Jennufer. Ditemi pure che sono imbecille, però anche se lo avrei negato fino alla morte, lei mi continuava a piacere. Maledetta lei! Ignorarla durante le lezioni e fingere che non stesse entrando tutte le mattine quando entrava in classe mi stava uccidendo. Mi sorprendeva che i miei compagni pensassero che quando ero in classe stavo attento e studiavo, perché l'unica cosa che facevo era pensarla. Ditemi pure nerd, non lo negherò.

-Hai bisogno di aiuto?- sentii dire da una voce accanto a me. Mi voltai per sapere da dove proveniva questa voce così calda e squillante, e i miei occhi si scontrarono con quelli di una ragazza dai capelli rossi, più bassa di me di qualche centimetro e con un sorriso a 32 denti. -Sono Bella, tu sei?- mi chiese, aiutandomi a raccogliere due libri che mi erano caduti dalle mani.

-Josh- dissi facendo un passo indietro

-D'accordo, qui ci sono le tue cose. Cammina con attenzione per i corridoi, c'è sempre gente che non guarda dove va. La gente spesso pensa che sia un fantasma e che mi possa trapassare- sorrise, e scuotendo la mano verso di me in segno di saluto, si allontanò rapidamente.

Rimasi a guardarla, non l'avevo mai vista. Bella aveva un aspetto fresco, come se non fosse stata a scuola per tre ore continue, ma fosse appena tornata da una vacanza alle Hawaii. Scacciai via quei pensieri. Sicuramente è nuova, pensai.
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-Hutcherson?- sentii che chiamavano il mio cognome.

Alzai la vista dal mio quaderno di matematica e vidi che il signor Mendler stava aspettando una qualsiasi risposta da me. Mi impanicai. Da quando non prestavo attenzione alle lezioni in classe?

-È una domanda facilissima, da prima. Non lo sai?- mi guardò alzando un sopracciglio con disgusto.

Scossi la testa, sapendo che con questo i miei voti sarebbero calati. Un piccolo pezzetto di carta, con molti scarabocchi sopra, arrivò al mio banco. Lo aprii, cercando di no farmi vedere, e quello che lessi mi lasciò perplesso.

-Base per altezza diviso due- dissi, leggendo il fogliolino azzurro che avevo tra le mani.

-Esattamente- confermò il signor Mendler, annuendo con entusiasmo e soddisfazione, probabilmente pensando che io non ero stato distratto- Come stavo dicendo...- continuò, però persi ben presto il filo del suo discorso.
Girai la testa da un lato per vedere chi mi aveva inviato quel fogliolino.

Poi incontrai il suo sguardo. Era stata lei. Ne ero sicuro. Però ancora, perché? Perché lo aveva fatto? Se non voleva guadagnarsi un posto in paradiso....

-Che vuoi?- le chiesi quando uscimmo dall'aula per andare al bar.

Avevano tutti cominciato ad uscire dalla classe, e io sapevo che era stata lei perché era stata l'ultima ad uscire. La trovai vicino alla porta, il mio sguardo viaggiava lungo quei capelli perfetti . Non guardarla negli occhi, pensai.

-Un semplice grazie è sufficiente- sussurrò girandosi verso di me e sorridendo.

-Grazie- digrignai i denti.

Ero stato insultato da lei, e poi aiutato. C'era qualcosa di strano sotto. Ma c'era anche qualcosa di ben affermato dentro di me, che i miei genitori mi avevano insegnato fin da quando ero piccolo. Dovevo per forza ringraziarla.

-Di niente- mi disse lei, e guardandomi con quel suo sguardo arrogante, mi lasciò solo nella classe.

Stupido Josh/traduzione ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora