Sono le 8.37 p.m.
Tra poco il ragazzo moro laccato con la pelle cadaverica entrerà in casa mia.
E io non so che cosa fare! Sono costretta a incontrarlo, siccome non posso stare in camera né mia né dei miei genitori per il troppo caldo. Potrei stare in bagno... andiamo Emmery! Non dire stupidaggini! Tu lo incontrerai a testa alta!
<<Rym, tesoro, potresti rispondere al telefono?>> Chiede mia madre. Non mi ero nemmeno accorta che quell'aggeggo stesse squillando.
Rispondo:<<Pronto?>>
<<Rym! Che bello sentirti! Tutto bene?>> È mia zia Phoebe.
<<Sì zia, sto bene. Ma qui c'è un tempo orribile! Prima pioveva a dirotto, e ora non si respira dal caldo!>> Che conversazione, Emmery.
<<Ti capisco. Qui a Philadelphia è anche peggio! Non si riesce riesce a vivere! Meno male che sono le ultime settimane.>>
Mi lascia spiazzata con questa risposta.
<<Come mai?>> Le chiedo senza espressività.
<<Rym, potresti passarmi la mamma?>>
È chiaro che non vuole dirmelo.
Così, passo il telefono a mia madre e vado in camera mia.
Appena entro, il caldo mi pervade. Mi butto sul letto perfettamente rifatto. E non per modo di dire. Io mi faccio il letto da quando ho imparato a camminare, e lo faccio anche benissimo. Nonostante io nessuno possa vederlo, perché nessuno può essere mio amico, perché io soffro di un disturbo misantropo della personalità.
Rimango stesa sul letto per minuti, fissando il soffitto illuminato della mia stanza. Quando siamo venuti ad abitare qui, la mamma mi ha comprato un proiettore di stelle realistico. Lo accendo dal tramonto fino a che non mi sveglio la mattina seguente.
Le stelle proiettate sul soffitto della mia camera, sono le stelle della notte del 29 marzo 1999. La notte della mia nascita. Io conosco a memoria tutto l'universo noto, ma mai come queste stelle.
Quella notte c'era davvero di tutto. Si vedeva Giove, la costellazione della corona di Arianna e anche quella del Sagittario.
Amo guardarle.Sento il campanello suonare. Il tizio italiano è arrivato. Mi alzo dal letto e mi avvio, con passo di bradipo, verso la sala. Quando apro la porta che divide la zona notte da quella giorno, vedo che quel ragazzo che si è impossessato della mia casa è già in casa mia. Di nuovo!
Sta parlando animamente con mia madre, senza accorgersi del mio arrivo.
Entro in cucina senza farmi notare, mi giro persino verso il muro. Ma mia madre mi precede:<<Rym! Ti presento Thomas, il nuovo proprietario della casa di Brooklyn!>>
Vorrei non girarmi. Vorrei fingere di non aver sentito. Ma è più che palese che io abbia sentito. Perciò mi giro.
Il ragazzo italiano, che sembra chiamarsi Thomas, è vestito come quando era sull'autobus.
Non mi riconosce subito quando mi vede. Ma ci penso io a rinfrescargli la memoria. Mi avvicino per stringergli la mano, ma quando gli sono abbastanza vicina gli pesto il piede destro. Un gemito di dolore si leva dalla sua voce.
E poi, mi dirigo in camera mia, fiera di ciò che ho appena fatto.
Quando finalmente mi chiudo la porta alle spalle, conto fino a dieci. E poco dopo il dieci, mia madre entra come una furia.
<<Ora tu mi devi spiegare cosa è appena successo!>> Grida.
Per tutta risposta, mi butto sul letto.
<<Emmery, capisco che tu non fossi all'idea di vendere la casa, ma i soldi ricavati stanno diventando necessari. Non possiamo permetterci di mandare tutto all'aria per un tuo capriccio.>>
Questo non lo accetto. Salto su:<<Un mio capriccio? Mamma, lo sai benissimo che io volevo comprare la casa dopo il college. Ma ora non potrò più farlo!>>
<<E con quali soldi? Eh? Non ne abbiamo! Emmery, devi crescere! Devi accettare la realtà! Devi accettare che la vita non è sempre come quella che vivevamo a Brooklyn, ma che a volte è molto più simile al Bronx! Devi capire che tutti i sacrifici che io e tuo padre abbiamo fatto sono stati solo per te! Perché tu potessi studiare a casa siccome non riesci a relazionarti con la gente che ti sta intorno! Perché tu potessi frequentare un corso di danza. Perché tu vivessi nel lusso fino a che tuo padre non è stato sbattuto in prigione senza motivo! Quindi, per favore, la prossima volta pensaci prima di dire che non hai abbastanza!>>
Non l'avevo mai vista così. Non l'avevo mai vista piangere. Ed è bellissimo vedere questo nuovo lato di lei.
Vado da lei e l'abbraccio, più forte di quanto abbia mai fatto.
Sussurro uno "scusa" e poi mi dirigo verso la cucina lasciandola a calmarsi.
Quando finalmente arrivo, lui è ancora lì. Con una borsa del ghiaccio sul piede.
Appena mi vede, cambia espressione.
<<Scusami, per averti pestato il piede. Spero che non ti faccia troppo male>> comincio, <<Ma sai, io ero molto affezionata a quella casa. Perciò è normale che io ce l'abbia con il nuovo proprietario. Sopratutto se l'ho incontrato sull'autobus.>> Non credo che la mia voce sia mai stata così calma e decisa.
<<Piacere>> dico tendendogli la mano, <<io sono Emmery Gallagher.>> "E tu sei in un mare di guai" vorrei aggiungere.
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FanficEmmery Gallagher è una ragazza di New York. Gli unici suoi amici sono i libri, la danza, e il suo istruttore Sebastian. In città arriva Thomas Bocchimpani, un'italo-americano che ama cantare, e che trova lavoro nella biblioteca che frequenta sempre...