Emma

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"Smettila di agitarti!" Mi ripeto mentre sono in fila aspettando il mio turno per entrare al colloquio per Yale. Sono in una scuola privata di New York da questa mattina,
Quello per Harvard, è andato discretamente bene.
Il rettore di Princenton è già pazzo di me.
Ma so da quando sono venuta al mondo che il mio destino è Yale.
La fila inizia piano piano a diminuire, e quando è il mio turno entro a testa alta nascondendo il mio timore.
Mi siedo nella sedia di fronte alla scrivania dietro cui è seduto il rettore. Appena alza lo sguardo da quello che sembra un fascicolo, dice solo queste parole:<<Qual è il tuo gruppo musicale preferito?>>
Rimango sbigottita dalla domanda, tant'è che rimango zitta chiedendomi se stesse scherzando.
Ma rispondo ugualmente:<<Mi piacciono molto gli Imagine Dragons.>>
Il rettore non sembra sorpreso:<<È per questo che i tuoi genitori ti hanno chiamata Emma?>>
Si riferiva a una loro famosa canzone. Ma, per quanto mi piacesse, quello non era certo il mio nome.
<<Io mi chiamo Emmery, signore>> risposi titubante.
<<Oh>> rispose controllando il fascicolo, <<Oh, ma certo! Emmery Gallagher. Mi dispiace. Si è trattato di un errore.>>
Non sapevo che cosa dire. Mon era esattamente come lo avevo immaginato.
Il rettore alza gli occhi dal fascicolo, sbigottito:<<Signorina Gallagher, lei non ha mai frequentato la scuola?>>
Deglutisco:<<No, signore. Ho sempre studiato da privatista.>>
<<E lei è sicura di voler iniziare adesso? Si sente pronta?>>
Faccio un sospiro:<<Signore, io ho vissuto nel Bronx in tutti questi anni. Mio padre è finito in galera per un crimine che non ha commesso. Abbiamo perso tutto.
Non mi chieda se sono pronta a studiare libri e a vivere lontana da casa, ho affrontato ben altro.>>

Circa due ore dopo, sono in biblioteca con Thomas.
<<Come credi che sia andata?>> Mi chiede.
<<Credo di essere stata troppo sfacciata per Yale, ma forse alla Columbia ho possibilità.>>
Ride, e subito gli chiedo spiegazioni.
<<Yale ha bisogno di gente sfacciata, Rym. Sono sicuro che verrai accettata.>>
Io annuisco, per niente convinta con questa affermazione.
<<E a te come vanno le cose? Come ti trovi a Brooklyn?>> Gli chiedo.
<<Benissimo, ma comunque rimango della mia idea. Mi trasferirò a Boston.>>
<<Tu... ehm... perché?>> Questa cosa mi sta uccidendo da quando me lo ha detto.
<<Un produttore discografico di Boston ha deciso di produrre il mio disco. Ma perché? Non te l'avevo detto?>>
Scuoto la testa e aggiungo:<<Non mi avevi detto di fare il cantante.>>
<<Oh...>> Sembra stupito.
Io gli sorrido. Mi è appena venuta l'idea del secolo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 06, 2017 ⏰

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