Era il 18 settembre, pioveva e io mi ero rifugiata nella mia biblioteca di fiducia. Avevo raccolto almeno sette libri dagli scaffali, e li stavo leggendo comodamente seduta a un tavolo. Ero all'incirca al al terzo libro, quello sull'astronomia, quando una chiamata di mia madre mi costrinse ad alzarmi per tornare a casa in autobus. Mentre mi dirigevo all'uscita però, qualcuno mi venne adosso.
La ragazza responsabile mi aiutò a raccogliere i libri scusandosi almeno una dozzina di volte, poi se ne andò. Mentre uscivo dalla biblioteca, mi resi conto che non mi ero portata l'ombrello, perciò pensai che potevo prendere l'ombrello del signor Brown per poi restituirlo il giorno dopo. In fondo, lui veniva li ogni giorno.
Dopo aver trovato un ombrello ed essere uscita, fui accolta da una pioggia torrenziale. Anche se io da ho sempre amato la pioggia, odio essere bagnata. Fortunatamente, l'autobus era già lì ad aspettarmi e riuscii a salire e a sedermi. Ancora oggi, quando vado in autobus, mi siedo sempre dalla parte del corridoio.
Poco prima che le porte si chiudessero, un ragazzo moro e dalla bianchissima pelle riuscì a salire. Era vestito completamente di nero, il che non faceva che risaltare la sua pelle candida. I miei posti erano gli unici ancora liberi, perciò mi vedetti costretta a sedermi dal finestrino. Quando mi si sedette accanto, fui inebriata dal suo profumo. Non ricordo esattamente, ma penso che fosse Dolce&Gabbana.
Mi misi a guardare fuori la triste New York sotto la pioggia. La gente con i loro ombrelli che si fa gli affari propri solo quando conviene loro. Questa città. Io chiuderò presto con questa città, mi dissi. Ma ovviamente non fu così.
Il telefono del ragazzo con i capelli neri laccati squilló. Rispose in italiano, lo so perché mia madre me l'ha insegnato.
<<Sì, sto tornando a casa... no, no è andata bene al lavoro... credi?... va bene... si mamma.... ok, ciao.>>
Quando l'autobus si fermò alla fermata successiva era la fermata davanti alla mia vecchia casa, a Brooklyn. Un agente immobiliare di recente ci aveva chiesto se poteva venderla, e i miei genitori avevano acconsentito. Io non volevo, ma loro l'hanno fatto lo stesso.
<<Bella casa, eh?>> Chiese il ragazzo risvegliandomi dai miei pensieri.
<<Già, sarebbe una fortuna viverci>> risposi senza dare importanza a ciò che avevo detto.
<<Allora devo essere parecchio fortunato! L'ho comprata poco tempo fa. Sentivo il bisogno di vivere da solo.>>
Mi lasciò spiazzata. Quel ragazzo aveva comprato la mia casa.
<<Tra l'altro, stasera devo incontrare i vecchi proprietari per chiedere un'informazione>> quel tizio sarebbe venuto a casa mia! <<Ma devo andare nel Bronx, e so che è pericoloso. Tu ci sei mai stata?>>
Risposi dopo qualche secondo:<<Sì, qualche volta.>> Risposi così perché la risposta completa l'avrebbe avuta quella sera. E non avrebbe avuto scuse.
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FanfictionEmmery Gallagher è una ragazza di New York. Gli unici suoi amici sono i libri, la danza, e il suo istruttore Sebastian. In città arriva Thomas Bocchimpani, un'italo-americano che ama cantare, e che trova lavoro nella biblioteca che frequenta sempre...