Sono le tre del mattino, e Sherlock è nel letto annoiato. Non riuscirebbe a dormire nemmeno con un sonnifero, pensa. E non osa suonare il violino di notte, perchè sa che farebbe arrabbiare John, e lui non vuole.
Mentre fantastica con la mente su quanto sarebbe stata noiosa quella notte sente un grido, e riconosce la voce di John.
Aggrotta la fronte e si tira giù dal letto per andare a controllare che sia tutto a posto.
Quando arriva davanti alla porta di John sente dei singhiozzi, e bussa piano alla porta.
«John, va tutto bene?»
Poi si rimprovera per la domanda stupida che ha fatto, ovvio che non va tutto bene.
Abbassa la maniglia e spinge piano la porta.
«John?» dice piano, guardandolo da un'angolo della stanza.
Lentamente si avvicina, fino a quando non gli è ai bordi del lettone matrimoniale.
Si siede nella parte vuota del letto e osserva John per qualche secondo, per poi posargli una mano sulla fronte sudaticcia.
«Vuoi un bicchiere d'acqua?»
John annuisce e Sherlock va in cucina alla ricerca di un bicchiere fra tutta quella confusione. Quando lo trova, apre il rubinetto facendo scorrere un po' l'acqua e poi lo riempie.
John nel frattempo si è seduto a gambe incrociate provando a calmarsi, e ha smesso di piangere.
Sherlock, dopo essere entrato nella stanza ed essersi seduto nuovamente sul letto, porge il bicchiere a John che lo afferra tremante.
Beve qualche sorso e poi lo appoggia sul comodino alla sua destra.
«Cosa è successo?»
«Ho avuto un incubo.» dice mentre ancora singhiozzava. «Eri morto anche tu ed io ero rimasto solo ed ero caduto in depressione.» continua poi, ricominciando a piangere.
Sherlock poggia una mano sulla sua spalla e John lo abbraccia unendo le braccia attorno al suo collo, sedendosi a cavalcioni sulle sue gambe incrociate, non curandosi di quello che potrebbe pensare la gente se li vedesse.
Sherlock rimane perplesso, ma dopo qualche secondo ricambia l'abbraccio stringendo le braccia dietro la schiena di John.
«Shh, va tutto bene. Sono qui. Era solo un incubo..» sussurra Sherlock al suo orecchio, accarezzandogli i capelli con la mano destra.
John smette di piangere e piano piano smette anche di singhiozzare.
Si scioglie dall'abbraccio con Sherlock e torna a sedersi sulle proprie gambe.
«Resti qui con me? Solo stanotte..» chiede tenendo lo sguardo fisso sulle lenzuola bianche del letto.
«Va bene» risponde Sherlock dopo un attimo di esitazione.
Si stendono entrambi sul letto e restano a fissare il soffitto per un po'.
«So che sembra strano ma.. mi terresti la mano?» chiede John.
Sherlock guarda per qualche secondo la mano di John, poi la stringe nella sua, sentendo John ricambiare la stretta.
Sherlock è sveglio e osserva John mentre dorme. I suoi lineamenti morbidi sono distesi, la bocca è semi aperta. I muscoli sono rilassati, anche se la stretta sulla mano di Sherlock non allenta mai.
Non che a Sherlock dispiaccia, intendiamoci.
Non è mai stato così vicino a John, e quell'abbraccio ha risvegliato tutti i sentimenti che prova per John, sentimenti che ha dovuto accantonare in un angolo quando ha conosciuto Mary.
Ovviamente gli dispiace che sia morta, John c'è stato malissimo. Ma è un po' sollevato, perchè forse non è tutto perso con John.
Chiude piano gli occhi per riposarli, sarebbe restato sveglio in caso John avesse avuto bisogno di qualcosa.***
Sherlock si alza prima di John.
Lascia la presa dalla sua mano facendo attenzione a non svegliarlo e va verso il salotto, dove c'è la signora Hudson che ha portato il the mattutino.
«Sherlock caro, ho sentito delle grida ieri notte, va tutto bene?»
«John ha avuto un incubo, ma è tutto a posto adesso.»
«Povero caro, dev'essere ancora tormentato per quello che è successo..»
«Mh»
La signora Hudson torna nel suo appartamento, e John si presenta in salotto. Prende una tazza di the e si siede nella sua poltrona, osservando Sherlock che ha preso il violino e si è voltato verso la finestra pronto a suonare.
Sta per appoggiare l'archetto sulle corde del violino quando la voce di John lo interrompe.
«Grazie»
Sherlock rimane immobile con l'archetto a mezz'aria.
«Siediti, Sherlock.»
Lentamente posa il violino e si siede; prende una tazza di the e guarda John negli occhi.
«Grazie.. sai, per stanotte..» è difficile parlarne per John, tanto quanto lo è per Sherlock.
«Tu stavi male.. ho fatto il possibile.. per aiutarti..» dice prendendo un sorso dalla tazza.
«Sei stato.. dolce..» dice John distogliendo lo sguardo dagli occhi del detective. Le sue gance assumono un colorito roseo e prende un altro sorso di the.
«È stato.. piacevole. Oddio, non vederti star male, intendo.. abbracciarti..»
Si da' uno schiaffo morale per quello che ha appena detto, e prima che John possa replicare si alza, prende il violino e comincia a suonare.
John alza lo sguardo sulla schiena di Sherlock e sorride.