05

244 17 0
                                    

La più bella di tutte;

La più bella di tutte; Lucia si era aggiudicata quel titolo agli occhi di Paulo e non solo.
Con le guance rosse ed il sorriso innocente sembrava un angelo degno della nuvola più pura in paradiso; eppure il vestito rosso e le curve sotto esso avevano messo in difficoltà molti uomini, quel pomeriggio.

La sera era scesa da poco, quando Paulo si rese conto che – oltre a sembrare ancora più bella sotto il pallido chiarore lunare – l'amica continuava a guardarsi attorno quasi con preoccupazione, liquidando chiunque le si avvicinasse con un falso sorriso di cortesia.

Gli si strinse il cuore. 

-Ehi, tutto bene? – le sorrise dolcemente, poggiandole una mano sulla schiena per rassicurarla.

Lei si voltò verso di lui con un'espressione confusa sul volto.

-Certo che si, perché? –

Sospirò, scostandole una ciocca di capelli dal volto mentre le scrutava il volto angelico.

-Ci sono io qui, Lucia, non potrà farti del male fino a che sarà così. –

La ragazza si sentì in colpa: Paulo pensava fosse preoccupata che la trovasse, quando in realtà era quello che lei sperava dall'inizio della festa; quando in realtà era il motivo per cui si era fatta bella. 

Annuì in un sorriso, poggiandogli le mani sulle guance in modo che la guardasse dritto negli occhi.

-Lo so, - gli lasciò un bacetto al lato della bocca, quasi sulle labbra – grazie Paulito. –

Ora, lui era abituato a quel genere di intimità tra di loro; ma quel bacio, quella sera, in quel momento, scatenò in lui più sensazioni di quanto avrebbe dovuto.
E si preparò a diglielo; si preparò a dirle che ultimamente stava iniziando a sentirsi sempre più strano – in positivo – accanto a lei. Che era un po' di tempo che voleva baciarla, che sentirla tra le sue braccia lo faceva stare bene in una maniera totalmente diversa dal solito.

Se solo Lucia non lo avesse interrotto ancora prima che formulasse una frase sensata. 

-Paulo! – quasi gridò, portandosi le mani sulla bocca aperta dallo stupore – La senti anche tu? – chiese, riferendosi alla canzone che stavano dando in quel momento.

Essendosi fatto buio, anziani, genitori e bambini si erano allontanati: la sera era soltanto dei giovani, ora.

Prima che potesse anche solo annuire, Lucia lo prese per mano, trascinandolo al centro della piazza, quella che aveva la funzione di pista da ballo.

La ragazza iniziò a ballare, ed il mondo attorno a loro parve fermarsi per ammirarla: tutti guardavano i suoi fianchi muoversi da una parte all'altra, con desiderio – ragazze incluse. Le sue braccia tracciavano archi nell'aria fresca - lasciando i ragazzi nel desiderio di sentirle avvolte attorno a loro - ed il tulle le accompagnava nella loro danza sensuale. 
La pelle abbronzata le luccicava nel pallore della notte, con le numerose goccioline di sudore che le imperlavano la fronte ed il collo.

Afrodisiaca; ecco la parola con cui l'avrebbe descritta chiunque, in quel momento.
Come se quell'aggettivo fosse stato inventato apposta per lei: le calzava a pennello, la dipingeva con il colore che più le donava.

Afrodisiaca; lo era mentre si muoveva al ritmo di quella canzone latina – una di quelle che le piacevano tanto – come fosse una dea, con la leggera stoffa rossa che fluttuava all'aria, scoprendole la pelle caramellata.

Afrodisiaca; lo era sotto lo sguardo di quegli occhi chiari come la luna che la illuminava.

Lucia non si era ancora accorta che la stava fissando – era troppo occupata a ballare con Paulo – ma non le ci volle molto tempo per sentire quel bruciore sulla schiena; come se le stessero passando una frusta di fuoco sulla pelle.

Picciridda // P. Dybala, C. MarchisioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora