Our first meeting

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Mezzogiorno. Il tempo di infilarmi una giacchetta di pelle, slurpare un caramellonte e mi precipito di sotto nella pasticceria dei miei, mentre con fatica, mi trascino dietro una pesante valigia.
"Mamma, papà, mi mancherete tantissimo".
"Sentiremo anche noi la tua mancanza, principessa" mi dice la mamma.
Io d'istinto le salto al collo e le schiocco dei grossi baci sulle guancie, e lo stesso con papà. Insieme formiamo una specie di trio coccoloso.
Il papà d'untratto mi sussurra all'orecchio:"Non vorrai far aspettare la carrozza, principessa".
Mi giro e vedo un uomo che mi aspetta fuori dalla porta.
Questo uomo alto e robusto mi apre la portiera dell'auto e con l'altra mano facendomi segno di entrare.
Dopo una decina di secondi arriva un taxi nella via parallela del parcheggio e i miei prima di salire sul mezzo mi dicono:"Mirracomando, fa buon viaggio".
Gli sorrido e rispondo:"Anche a voi, divertitevi in Italia".
Ci abbracciamo un'ultima volta e sento che una lacrima inizia ad irrigarmi la guancia rossa, che subito dopo viene asciugata dalla mano di mio padre. Noto il suo sguardo triste ma allo stesso tempo sembrerebbe che volesse dire sono fiero della mia piccola.
Entrambi saliamo sui rispettivi mezzi. Facciamo un tratto di strada insieme e poi la nostra distanza ravvicinta, piano piano si separa, prendendo strade opposte. Apro leggermente il finestrino e grido talmente forte per assicurarmi che riescano a udire i miei saluti...
Adesso si inizia una nuova vita.

Arrivata difronte al cancello della villa dei Bourgeois suono il campanello. Che rumore fastidioso.
Passati vari minuti a scocciarsi dalla stanchezza di aspettare, mi aprono finalmente l'ingresso.
Wow! Vista nella realtà è molto più bella.
Entrando rimango sbalordita, l'interno, anch'esso è tutto un mozzafiato!

Chloè non è mai stata cordiale con nessuno, è una ragazza piuttosto attratta dalla moda parigina. Sin da piccola il suo armadio è sempre stato pieno di accessori e guardaroba molto cari e coperti da una montagna di perline e brillanti.
Ogni volta deve sempre commentare qualcosa nei confronti di chi le sta attorno. Non cambierà mai carattere.

Sono andata a passare una breve occhiata agli arredamenti, ai lampadari e alle stanze di sopra, finchè non vado a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno. Lo scontro mi fa cadere a terra.
Alzando il viso intravedo una figura dall'aspetto familiare che mi porge gentilmente la mano per aiutare ad alzarmi. Io gliela stringo accennando un piccolo sorriso di ringraziamento.
"Scusa, colpa mia".
All'improvviso da dietro le spalle del ragazzo grida una voce alquanto disturbante:" Eccoti, non ti trovavo!". È Chloè, e si avvicina a passo determinato.
"Ciao anche a te Chloè" le dico mentre mi impegno ad essere il più gentile possibile.
"Oh, Marinette. Perchè nessuno mi ha avvisato del tuo arrivo?" mi domanda lei.
"Tuo padre, però, lo sa"
"Mhm...si, è probabile che i tuoi non me l'abbiano detto per cercare di non infastidirmi. Ma dato che sei già qui, metto in dubbio le mie idee di farti rimanere"
Perchè proprio a me tocca sopportarla??
"Sei sempre cosi ospitale Chloè?" ci interrompe il ragazzo.
La bionda mi fissa con aria di sfida; invece io mantengo lo sguardo fermo sul pavimento sperando che questa meravigliosa villa, di cui mi sono gia innamorata, non finisca in cumuli e polvere sparsa.
"Perchè non porti tua cugina nella sala degli ospiti, Chloè?" interviene suo padre. Anche lui non è molto simpatico, ma so che fa cosi solo perchè vuole dimostrarsi cordiale e rispettoso quando ci sono altre persone ad eccezione di me.

~Nella sala ospiti~
Mi trovo sola, ma non deltutto.
Un gatto nero con gli  verdi, spuntato da non so dove, è ora in un buon stato sopre le mie ginocchia. Lo accarezzo dietro la nuca e comicia a fare le fusa.
Non pensavo che Chloè possedesse un gatto, anzi a me pareva che lei gli odiasse.
E sopratutto odiasse quelli di pelliccia nera, che secondo molti portano sfortuna. Ma è solamente una sciochezza.
Almeno adesso ho compania.

La porta della sala si apre ed esce il ragazzo di prima, con cui mi sono schiantata.
"Oh, eccolo, mi chiedevo dove fosse finito".
Lo guardo stranita.
Quest'ultimo appoggia la sua chitarra elettrica che finora teneva dietro, e si siede affianco a me. Inizia anche lui ad accarezzare il gatto dietro le orecchie.
"Non è mio" gli dico.
"Lo so, infatti è mio"
"Ah non lo sapevo, si è adagiato sulle mie gambe senza che io me ne accorgessi"
"Vuoldire che gli piaci" *tira fuori dalla tasca del camambert*
"Tieni, dagli un po' di questo"
"Ma come puzza"
"Già, ma non c'e altro che lo accontenti"; e cosi prendo il pezzo di formaggio e glielo faccio mangiare.
"Come si chiama?" gli domando.
"Si chiama Plagg. E tu?"
"Io mi chiamo Marinette"
"Adrien, piacere" aspetta cosa?!
"A-Adrien Agreste??"
"Si. Guarda che non stai sognando" mi dice in senso ironico.
"W-wow, perdonami non averti riconosciuto. Il fatto è che sto la maggior parte del tempo ad ascoltare le tue canzoni nell'mp3 e non ti avevo mai visto da vicino".
Arrossisco un po' dall'imbarazzo mentre gli parlo.
"Quindi...ho sentito dire che canterai con mia cugina"
"Chloè è tua cugina?" annuisco alla domanda, e ancora prima che potessi riferirgli altre domande basate sulla mia curiosità entra il sindaco che lo allontana da me.
"Signorino Adrien Agreste, allora è deciso, spero che suo padre accetti questi soldi da parte mia"
"Oh, davvero non c'è bisog-"
"Insisto, li prenda senò mi farà sentire male". *sorride*
"E vabene li prendo, ma solo per questa volta".
Il sindaco lo accompagna all'uscita, dove lo aspetta la sua limousine, e con questo devo dire addio anche a Plagg. Mi mancherà quel gatto.

Once upon a song♡ {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora