Sono passati 5 giorni dall'accaduto, e ancora non riesco a levarmelo dalla mente. Giugno è arrivato di corsa e il caldo improvviso ha accolto la città alla sprovvista.
Entrare a scuola non è sempre la cosa che si fa più volentieri alle 8 del mattino. Se poi, appena svegli, si è andati a cozzare contro l'umore nero come un temporale della propria zia, allora è proprio come camminare scalzi su un tappeto di puntine da disegno.
Ad aggravare la situazione Chloè si è alzata tardi e io non ho avuto il tempo di fare colazione.Entro la seconda ora sono riuscita a battere ogni record di distrazione. Devo ringraziare la campanella, che ha suonato prima ancora che potessi beccarmi una nota dalla Professoressa Tikki. Che nome buffo.
~Fine scuola~
•Alya•
Ultimamente Marinette è cambiata.
Nell'arco dei giorni di questa settimana ha preferito non rivolgermi la parola e avvolte mi sembra un po' tesa.
Inquanto sua migliore amica, devo trovare un modo per capire cose le è successo e tirarla su di morale.•Marinette•
6 lunghissime e noiose ore a sopportare le torure delle lezioni, ma adesso ciò che conta è che sono libera.
Forse per la discesa, forse per la voglia di andare a casa ( molto probabilmente), la strada del ritorno è molto più veloce e agevole di quella dell'andata.
Persino i prati del parco sembrano più verdi, il cielo più sereno e gli uccelli che volteggiano sulla mia testa più belli.
Percorro il sentiero a passo sostenuto e in silenzio, raggiungiendo il parcheggio.
Non mi andava di fare ritorno a casa insieme a Chloè, perciò sono scesa dall'auto dicendo loro che volevo andare a piedi.
Mi fermo di malavoglia quando incrocio l'espressione seria che avrebbe fatto mettere sull'attenti persino le pietre, di Alya. Si possono nutrire pochi dubbi sul suo umore.
Mi viene incontro con le mani sui fianchi, sguardo duro e bocca dritta come uno spaghetto.
"Mari voglio delle spiegazioni" aveva un tono serio, ma non arrabbiato.
"Di che cosa stai parlando?" domando, pur conoscendo gia la risposta, ma facendo finta di niente.
"Sai benissimo cosa intendo" ribatte lei.
Sbatto gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, mentre lei mi appoggia il braccio intorno al collo dicendomi:"Ti ho osservata attentamente. Non voglio vederti cosi giù per via dei Bourgeois, è la tua seconda famiglia e non puoi permettere a loro di raderti al suolo".
"Alya, davvero, apprezzo molto quello che fai per me, ma non voglio che tu venga a far parte di questa storia per colpa mia".
Con lo sguardo fisso di uno che pensa altro, continuo a guardare il marciapiede tutto rugoso."Ti voglio bene Mari, se preferisci non dirmelo, non posso obbligarti" e annuisce per poi abbracciarmi.
Una volta rincasata, controllo cosa c'è nel frigorifero, rimpiangendo i manicaretti del sindaco, mi metto sul divano con una ciotola di olive e un po' di crakers aspettando il tardare di Chloè e la zia.
Il click della serratura alle mie spalle è stata la scintilla che ha fatto divampare l'incendio di una scenata familiare in piena regola.
Chloè che lascia la borsetta rosa all'appendino e si fionda in camera sua senza dire nulla, ma con un passo tanto pesante che sembra stesse passando un carro armato.
La zia, nemmeno si toglie il capello e va in cucina a prendere un bicchiere di latte, riuscendo a sbattere almeno tre sportelli diversi, per poi raggiungiere il suo letto a passo di marcia.
Nel frattempo io rimango in soggiorno, con le braccia incrociate, a seguire con lo sguardo quei bronci che si allungano a vista d'occhio.
Che cosa c'è che non va adesso?Senza un preciso motivo, qualcosa mi dice di reagire, non che ci fosse di mezzo l'istinto.
Ad esempio come quando una mamma vorrebbe tanto correre a salvare il proprio o la propria figlia da quell'inaspettata intrusione di sentimenti negativi.
In parole povere: parlarci.
Muovo qualche dubbio, ma in capo di dieci minuti mi dichiaro convinta; anche per me sembra quasi impossibile che lo stia per fare.~In camera di Chloè~
Busso cautemente alla porta.
Poco dopo mi viene concesso il permesso di entrare.
"Chloè..."
"Come mai sei qui?" si stupisce lei.
"Volevo sapere come stavi..."
"E da quando ti interessa della mia vita?"
A dir la verità mai... però vabbè.All'improvviso si alza dalla chaise-longue e si impetisce per ridurre la differenza di statura tre lei e me.
Era sul punto di rispondere lei stessa alla sua stessa domanda, ma prima che il battibecco andasse oltre intervengo col dire:"Non mi interessa ciò che starai per dire".
Sulla sua faccia appare uno sguardo fulminante. E ci sono abituata anche a questo.
Ha la parola antipatica stampata sulla fronte, ed uno dei suoi passatempi che gli riesce migliore è quello di andare in giro a dimostrare l'effetto che da il senso di quella parola.Si zittisce d'un tratto, e con questo cambia anche la sua espressione.
Diventa cupa, e non l'avevo mai vista in questo stato prima d'ora.
Mi allontano lentamente nella tentazione di uscire ma lei mi ferma:"Tu...penserai che vivere in una bellissima villa, essere la più popolare della scuola, essere figlia del sindaco e della preside dell'istituto sia la cosa più bella al mondo?"
Sembrava davvero triste quando lo diceva.
"Immagino di si" lo dissi piano piano, ma nel silenzio della stanza mi sentì distintamente.
Si rialza con calcolata altezza e dice:"Mentre in un' altro verso, venire a conoscenza di avere sempre avuto degli amici falsi, per la stima della propria popolarità, una grandissima e spaziosa villa che la maggior parte delle volte sembra abbandonata perchè i tuoi sono sempre via, è la cosa peggiore al mondo". disse in tutta fretta.
Ineffetti era vero quello che ha detto, e forse era per questo appunto che continuava a ripetersi《e poi tutti mi amano》.
"Se è cosi, perchè continui con lo stesso carattere arrogante e provocatorio?"
"Perchè non cambierebbe niente. Quando la carriera di mio padre sarà terminata tra un paio d'anni, io ritornerò ad essere quella di sempre. Odiata da tutti." afferma lei.Con quasi stupore mi avvicino e le dico:"Sai, potresti essere anche più credibile...persino nella recitazione fai pena. Non ti credo. Non per dire che sei bugiarda ma mentire non è corretto.
Dire di non avere amici è la cosa più brutta che si è sentito.
Ricordo ancora quanto ci divertivamo da piccole... Tu ce gli hai degli amici, solo che li stai allontanando per via del tuo cambiamento".
"Davvero?"
"Sii te stessa e ..."
"Per te è facile"
Non capisco.
Insisto nel domandarle:"Che vuoi dire?"
"Quella che canterà non sarò io.
Tu un talento ce l'hai e...guardati, sei perfetta sia dentro che fuori".
"Perfetta non direi-"
"Si invece. Hai degli amici fantastici che ti vogliono bene, sei sempre pronta a sostenere gli altri, anche me, che finora ti ho sempre trattata malissimo".
Non pensavo che quelle frasi piene di sincerità potessero uscire dalla sua bocca.Stavo per risponderle ma lei ne andò sconsolata, lasciandomi perplessa nella sua camera, riflettendo su quelle parole.
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Once upon a song♡ {Completata}
Fanfiction(Short-stories) ispirato a: A Cinderella Story Lui è figlio del famoso Gabriel Agreste. Ha 18 anni e fa il cantante. Cercano una voce femminile da accompagnamento per il nuovo album. Il padre realizza un accordo con il sindaco di Parigi, nel quale a...