"C'è chi pensa che l'amore debba andare solo a chi se lo merita.
Ma non conosce giustizia l'amore..."
00.07
Labbra screpolate, intrappolate in una morsa di caldo e sete.
Osservare quel bicchiere sul comodino.
Acqua troppo calda.
Dal sapore insopportabile.
Eppure guardarlo, dolorosamente assetata, come un'oasi nel deserto di quella tremenda solitudine.
Lacrime amare scivolare lente.
Un braccio teso nel vano tentativo di riuscire ad afferrarlo.
Ancora un piccolo sforzo.
Tutto inutile.
Precipitare nel vuoto senza fine.
E piangere ancora.
Senza speranza alcuna.Riaprire gli occhi e ritrovarsi lungo uno stretto ponte, fatto di corde, sospeso nel niente, circondato solo da una grigia e spessa nebbia.
Iniziare a tremare come foglia in balia del vento.
Andare avanti senza sapere esattamente dove.
Guardarsi indietro e non vedere l'inizio di quello strano viaggio.
"Che devo fare?00.07
"Cammina Giorgiana e non voltarti più..." Sussurrò una dolce voce alle sue spalle.
"Perché se lo fai, precipiterai ancora." Un'altra più spigolosa, quasi ostile, al suo fianco.Un passo.
Sopra delicate lastre di legno.
Fragili come sottili fogli di pergamena millenaria.
Un altro passo.
E sentire vibrare le ossa, tremanti di paura e rassegnazione.
Afferrare il bordo delle corde ai lati di quella terrificante passerella, con l'incubo nel cuore di non riuscire più a muoversi.
Occhi colmi di lacrime e tristezza.
Perle bagnate sul suo viso stanco.
"Vai avanti..." Eccola di nuovo quella voce così dolce.
"O precipiterai..." E poi l'altra dalle note crudeli.
"Perché sono qui?" Domandò quasi in un soffio, aggrappandosi ancora più forte.
"Devi arrivare dall'altra parte e vedere tu stessa."
"Ma prima ci devi riuscire..." Risata brutale accompagnare quelle parole pesanti come una maledizione, lanciata solo per affondare con determinata ferocia la sua carne.
Lacrime scintillanti illuminare il suo piccolo viso di porcellana.
Passo dopo passo.
Sospesa in un vuoto infinito.
Tra due estremità.
"Guarda..." Qualcosa sfiorò delicatamente la sua guancia facendola voltare verso sinistra.
La nebbia sembrò diradarsi brevemente permettendole di intravedere attraverso di essa.
"Ci sono quelle come lei..." Poche, semplici, parole pronunciate con dolcezza.
La vide.
Oltre il grigio spessore.
E non fu necessario dire altro.
Su un prato.
L'aria fresca delle montagne accarezzarle sottili fili d'oro morbidamente ondulati.
Gli occhi chiari.
Limpidi, solari.
Pieni di gioia e vita.
Come di chi non ha mai visto temporali all'orizzonte.
Pieni di amore appena scoperto.
Di felicità.
Illuminare un sorriso bianco, così perfetto.
Così inconsapevole del male altrui.
La vide.
Sì.
E sentì il cuore frantumarsi in mille piccole scintillanti particelle.
Attraversarle il sangue, la carne e le ossa.
Fuoriuscire da lei e disperdersi urlanti tutte intorno.
Illuminando ancora di più la bellezza impalpabile di quella giovane donna.
Le sue mani intrecciare altre mani.
Sorridere.
E stringere ancora di più.
Lasciarsi andare su quel verde prato.
Circondata dal profumo di un'estate meravigliosa, colorata e urlante d'amore.
Vibrante di piacere.
Di baci alla luce del sole.
Di risate cristalline.
Di sguardi sostenuti.
Di carezze dolci e piene di tenerezza.
Di parole appena accennate, sfiorarle la pelle nuda e l'anima.
Rossore sulle guance. Capelli spettinati tra ciuffi d'erba.
Occhi innamorati tra ciglia tremanti.
Promesse.
Sicure.
Di esserci.
Sempre.
Sempre.
Le stesse, identiche, parole.Giorgiana abbassò lo sguardo.
Il respiro accelerato.
Un'angoscia insostenibile premerle il petto e bruciare il poco ossigeno rimasto.
Passo dopo passo.
Procedere in una lenta agonia, come camminare su aghi affilati.
Qualcosa le afferrò brutalmente il mento costringendola a voltarsi verso destra, in una morsa serrata.
E quella presenza oscura al suo fianco farsi più vicina all'orecchio bisbigliare a denti stretti.
"E poi... ci sono quelle come Lei..."
Sentì lacrime dense di catrame farsi strada sul suo viso. Nere scie di inchiostro tracciare il contorno delle guance scendere giù, senza ritorno.
Lo sguardo costretto a guardare oltre la nebbia, in quella direzione.
Non voleva.
Ma non poteva fare altrimenti.
Doveva.
La vide.
E il cuore perse un battito.
Lei.
Occhi scuri come carbone ruvido.
Come pozzi senza fine.
Che di tempeste invece sembravano averne viste molte.
Mai troppo pronti, eppure sempre attenti a ogni piccolo particolare.
Sullo stesso prato.
Vento di maestrale farle compagnia.
Giocare irrispettoso con i suoi meravigliosi capelli. Lunghi fili di oro nero, incorniciare un viso delicato e orgoglioso al tempo stesso.
Labbra piene.
Strette fino a farle scomparire del tutto.
Per trattenere lacrime inconfessabili e urla sepolte nella profondità della gola.
Ciglia tremanti.
E occhi...
Quegli occhi indimenticabili.
Che appartenevano solo a Lei e a nessun'altra al mondo.
Capaci di ferire con un unico sguardo senza dire assolutamente niente.
Eppure sapevano parlare quegli occhi.
Bastava semplicemente guardarli con attenzione.
Sì, bastava solo quello.La vide.
E sentì di nuovo il cuore andare in frantumi.
Schegge impazzite ferirle la carne in profondità.
E lì rimanere.
Fino a esplodere in un tumulto di chiaroscuri scalpitanti.
E mostrare il vero volto di quella giovane donna.
Nessun sorriso.
La felicità era andata via molto tempo prima, lasciando una ferita aperta sul suo viso a ricordarle ogni giorno chi lei fosse davvero.
"La puttana preferita dei suoi uomini"
Le mani strette nel grembo, fino a far sbiancare del tutto le nocche.
Troppe volte la rabbia era stata repressa.
Stringere sempre di più.
E poi abbandonarsi su quel prato ormai non più verde.
Circondata dal vento.
Dal gracchiare dei corvi e dalla furia di streghe urlanti vendetta nell'aria.
Dall'odore pungente dell'inverno alle porte.
Della neve che sta per cadere.
Di un temporale in arrivo.
Di baci negati per sentire meno il peso del tradimento.
Di risate stucchevoli.
Di sguardi lascivi.
Di passione accecante e bruciante che non lascia spazio a niente altro.
Di parole accese. Piene di lussuria e piacere momentaneo.
Nessun rossore illuminare le sue guance.
Occhi.
Quegli occhi che aspettavano in pieno tumulto.
Promesse.
Scintillanti come polvere di stelle.
Mai mantenute.
Mai sincere.
Di esserci.
Sempre.
Per attenuare il senso di colpa.
Sempre.
Lo stesso, identico, senso di fottuta colpa.Giorgiana chiuse gli occhi.
Stremata.
Era arrivata alla fine senza accorgersene.
Aveva continuato a camminare su quella passerella sospesa, lasciando che fosse il corpo a decidere per lei.
Mancava solo un altro piccolo passo.
"Ci sono quelle come lei..." Sussurrò ancora la dolce voce alle sue spalle.
E Giorgiana rivide la felicità dentro quello sguardo limpido e inconsapevole.
"E poi ci sono quelle come...Lei" Bisbigliò crudelmente l'altra sua compagna.
Non aveva bisogno di ricordare. Quegli occhi le sarebbero rimasti impressi nell'anima fino al suo ultimo respiro.
Si voltò non trovando altro che due ombre inconsistenti.
Disperdersi al passare del vento.
Sciogliersi.
Fino a scomparire del tutto.
"Sì, ci sono quelle come Lei..." Ripeté. "...che brillano solo nell'oscurità..."00.07
Giorgiana era arrivata finalmente alla meta.
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Forget Me - Not
General FictionQuanti incubi è capace di combattere l'animo umano? Quanti dolori e quante cicatrici siamo in grado di sopportare? Le vite di Lucrezia e Giorgiana si scontreranno, trascinandoci dentro l'abisso di una notte , lunga e oscura, in cui tutti i mostri...