jaguar's hunt

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Erano passati quattro anni da quando la nave che trasportava i coniugi Lightwood e il loro figlio Alexander era affondata tra le fiamme, lasciandoli naufraghi a cavarsela nella foresta amazzonica.
Dando prova di assoluta tenacia, avevano messo alla prova tutte le tecniche di sopravvivenza imparate. All'inizio è stata dura, soprattutto per Maryse, abituata alla vita da damigella. Le prime notti era dura, non erano abituati al clima afoso e umido, agli insetti e ai serpenti e le trappole da loro piazzate non sembravano funzionare bene. Iniziavano a dimagrire e ne erano molto preoccupati. Un sospiro di sollievo fu tirato quando, con grande sorpresa dei due, la trappola creata dalla donna uccise un capibara. Quella sera mangiarono felici di poter sopravvivere un altro giorno.
I giorni si erano susseguiti e i naufraghi si erano sempre più abituati a quella vita, lontana dalla caotica città dove residevano. Erano riusciti ad allargare quella abitazione improvvisata costruita il primo giorno di permanenza tra quegli alberi e ad aggiungerci qualche comodità: il secondo giorno avevano cercato di recuperare ciò che si era salvato dalle fiamme e avevano trovato alcuni cuscini intrisi d'acqua e sporchi di fango impiglati tra le radici di mangrovia, delle quali i tre si nutrivano in assenza di frutta, della stoffa un po' lacera e anche qualche mobile leggermente bruciato ma utilizzabile, oltre a tutte le assi di legno che erano riusciti a recuperare.
Così, mentre la donna puliva i cuscini e la stoffa in un ruscello poco lontano dall'albero che ospitava la loro abitazione e dal quale prendevano l'acqua per dissetarsi, dopo ovviamente averla bollita, il compagno si occupava di rendere abitabile quel posto. Tutto sommato non era male, stavano già cominciando ad abituarsi a quello stile di vita.
Fu così che il piccolo Alexander crebbe, in quell'ambiente così lontano da tutto quello che i suoi genitori avessero mai conosciuto. Due anni dopo il loro arrivo, il padre decise di iniziare ad insegnato a tirare con l'arco, in modo che anche lui potesse in futuro andare a caccia. Così ricevette un arco, intagliato da Robert con un coltello trovato nel fondo melmoso del fiume mentre stava pescando. Le prime volte per lui era difficile e non centrava quasi mai il bersaglio. Si allenava a colpire una foglia posta sulla corteccia di un albero poco distante, con i tucani che stavano a guardare quella pratica. Verso i tre anni iniziò ad essere più preciso e il padre decise di portarlo a caccia con lui.  Quel giorno, quasi per puro caso, il piccolo riuscì a colpire la sua prima Ara Macao, che si trovava in un ramo abbastanza basso di un albero di cacao. Cadde a terra morta, il piumaggio rosso, blu e giallo lucente e macchiato di sangue nel punto in cui la freccia la trapassava da parte a parte. Quella sera intorno al fuoco vide gli sguardi orgogliosi dei suoi genitori mentre mangiavano il suo bottino, e si sentì felice. Da allora diventò sempre più bravo nel tiro con l'arco e si interessò anche nella costruzione di trappole, in modo da poter aiutare sua madre, che sempre, quando tornava a casa gli veniva incontro preoccupata che fosse ferito e chiedendogli sempre se avesse bisogno di acqua. Lui la rassicurata sempre, il più delle volte entusiasta della riuscita della caccia di quel giorno, con quel luccichio negli occhi che solo un bambino possiede.
Venne il giorno del quarto compleanno del piccolo Alexander. I suoi genitori decisero di non svegliarlo presto e cominciarono a preparare ciò che avevano in serbo per lui. Il giorno prima erano andati a cercare in lungo e in largo più frutta possibile, dei frutti che il figli preferiva ed erano andati a caccia prima, in modo che quel giorno avessero potuto state a casa. Casa. Questo era diventato per loro quel luogo pieno di insidie, dagli insetti a predatori che avevano avuto la fortuna di non incontrare ancora, salvo qualche serpente di passaggio.
Vennero riscossi da quei pensieri da quel fagottino avvolto in quelle che si potevano definire coperte, anche se erano più degli stracci cuciti alla meglio per tenere caldo. Il piccolo si mise a sedere un po' frastornato. La madre gli diede un bacio affettuoso sulla guancia e il figlio aprì quegli occhi incredibilmente azzurri.
-buon compleanno Alexander- disse dolcemente la madre mentre gli scostava una ciocca dei capelli corvini dalla fronte, poi gli porse una ciotola contenente un sorta di macedonia, con tutti i suoi frutti preferiti. Il festeggiato la prese e iniziò a mangiare con voracità ringraziando i genitori, contento di quella sorpresa. A quel punto il padre si avvicinò e gli porse un oggetto che teneva dietro la sua schiena in attesa che finisse di mangiare. Alexander lo riconobbe subito: era un meraviglioso nuovo arco intagliato come solo il padre sapeva fare con la corda ricavata dalla linfa del caucciù. Ne ricordava il nome perché una volta la madre l'aveva portato a vederlo.
Felice di quel risveglio, si lanciò tra le braccia dei genitori, ringraziandoli ancora una volta dei regali. Quella sarebbe stata una bellissima giornata, pensò Alexander.
Poco lontano dalla loro abitazione, stravaccato su un albero vicino, vi era un gigantesco giaguaro che era stato attirato dalla carne posta all'esterno dell'abitazione. Per tutta la mattina aveva tenuto d'occhio la famiglia​, aspettando il momento migliore per agire. Quel momento venne verso mezzogiorno, quando avevano iniziato a preparare il pranzo e tutta la famiglia era distratta, chi ad accendere il fuoco, chi a tagliare la carne e chi ad osservare il nuovo arco regalatogli. In quel momento di distrazione il giaguaro saltò giù con grazia felina, atterrando sulle sue possenti zampe e nascondendosi in un cespuglio vicino, pronto a saltare fuori. Nel tempo di un secondo saltò e atterrò proprio di fronte a Robert, pronto a colpirlo, se quest'ultimo non avesse avuto la prontezza di allontanarsi con il bastone che stava usando per cercare di accendere il fuoco. A Maryse scappo un urlo soffocato vedendo quella scena è corse subito dal suo bambino e lo nascose dietro la cassettiera che usavano per tenere la frutta, sotto una coperta.
-Alec, non ti preoccupare, va tutto bene. Non uscire di qui per nessuna ragione, va bene? Stai tranquillo Alec, è tutto a posto- disse lei quasi in un sussurro per tranquillizzare il figlio, chiamandola con quel soprannome che raramente usava.
Il piccolo annuì con la testa per tranquillizzare la madre, anche se in cuor suo era spaventato perché aveva capito casa stava succedendo e voleva aiutare in qualche modo. Da sotto quella coperta riusciva solo a sentire i rumori di ciò che accadeva vicino a lui.
Intanto Robert era riuscito ad impossessarsi del suo arco e Maryse gli era accanto brandendo il coltello, ma il giaguaro stava avendo la meglio.
Robert lo aveva colpito con una freccia, che si era conficcata nella spalla della bestia, cosa che l'aveva solo fatta arrabbiare. Con un movimento della zampa colpì l'uomo sul petto, lacerando la carne di quest'ultimo. Cadde a terra incapace di muoversi. Maryse urlò e si lanciò contro la bestia, che scoprì le zanne e balzò sul petto della donna, affondano le zanne nella carne del suo collo, poi tornò ad occuparsi del marito di lei, ancora steso a terra.
-Alec, va tutto bene. Non uscire da lì, ti prego! Ti vogliamo bene Alec, qualunque cosa accada, sii forte- urlo la donna con il suo ultimo fiato, la fine della frase con la voce rotta dal dolore, le lacrime che le ricavano le guance, poi il buio. La bestia li trascinò via, contenta della caccia fatta. Alexander aveva sentito tutto, si era messo a piangere ma non aveva abbandonato il suo nascondiglio, come gli era stato detto, il suo nuovo arco ancora stretto tra le sue mani, come se potesse proteggerlo e dargli coraggio. Dopo quelle parole sentì solo il silenzio. Poi comprese.
Comprese che era rimasto solo.
Non c'era più nessuno.
L'unica cosa che seppe fare fu piangere in silenzio, mentre la quiete lo avvolgeva, come se non fosse successo nulla.

man on the tree - malec auDove le storie prendono vita. Scoprilo ora