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Aspetto, sono già le 6:10.
Molto sicuramente non verrà, e non posso dargli torto.
Ha capito benissimo di cosa voglio parlare e per quanta voglia ho nel capire e scoprire qualcosa su di lui, sento che dovrò aspettare un bel po' di tempo affinché lui si apra completamente.

Mi alzo dalla sedia prendendo il telefono, inutile aspettare.
L'edificio è quasi completamente deserto, e mentre giro per i corridoi una voce mi chiama.

"Ester, fermati."

Solo il suono della sua voce mi congela il sangue per due millesimi di secondi, poi, torna tutto come prima.

Mi giro e lo guardo, ha una maglia nera a maniche corte e dei jeans strappati.

Stronzo? Si. Sexy? Da morire.

"Ti ho aspettato alla mensa ma non venivi, così sono andata via"

Resto ferma immobile, lui anche.
Non si avvicina, non mi guarda come prima. Sembra...diverso.
E questa diversità mi turba.
Continua a guarda le mie gambe scoperte dai pantaloncini, e non và oltre.
È come se sentissi la mancanza dei suoi occhi fissi sui miei.

Cazzo Ester riprenditi.

"Avevo altri impegni"

Tipo scoparti la prima ragazza che respira?

"Capisco" faccio per andarmene, ma mi ferma di nuovo.

"Di cosa vuoi parlare, Ester?" Ora i suoi occhi guardano i miei, e io perdo un battito.
Come può una persona con un semplice sguardo, provocare così tante sensazioni in una volta sola?

Si avvicina lentamente, e io senza sapere il perché, indietreggio.
La maglietta mette in risalto i suoi muscoli mentre si avvicina, i jeans invece rendono visibili i muscoli delle gambe che si contraggono quando cammina.

Non sbavare. NON SBA.VA.RE.

"C-che fai?" Chiedo quando è ad un passo da me.

Sento la mia voce che trema, ma non posso farci nulla.
Ho paura che possa ripetersi il bacio dell'altro giorno in palestra.

Lo guardo dritto negli occhi, per poi scendere verso le labbra.

Quelle labbra, cosa potrei farci.

Sbatto le palpebre per togliere quel pensiero dalla mente e lui inizia a parlare

"Voglio parlare con te, Ester. Hai qualcosa da dirmi?" Ora anche lui guarda le mie labbra.
Ho il respiro pesante, le mani sudano e il cuore accelera.

"Si, io...volevo chiederti di ieri. Delle cose che hai detto su di te e su Samuel" sbatto contro un armadietto dietro di me, e quando sta per avvicinarsi pericolosamente, mi sposto a destra allontanandomi da lui.

Si appoggia sull'armadietto e incrocia le braccia, poi parla.

"Sono qui, chiedimi quello che vuoi"

"Perché hai detto quelle cose su Samuel? Come fai a sapere che dopo aver raggiunto il suo "scopo" diventa uno stronzo?"

Lo guardo aspettando una risposta, e lui sembra pensarci.

"Lo so e basta" riponde in modo secco, glaciale.

"E non puoi farlo sapere anche a me?"

"No. Dovresti essere tu a renderti conto di chi ha accanto, non io. E poi, non mi crederesti comunque."

Sembra quasi arrabbiato, ma ha ragione.
Non so fin quando potrei credergli, ma merito comunque una spiegazione.

"Non pensi che se non credessi ad una parola di quello che dici, non ti avrei neanche chiesto?"

Mi avvicino di poco.

"Non saprei, ma è sempre meglio prevenire. Sarebbe fiato sprecato, infondo io sono di gran lunga più stronzo di lui, non è così?" Si sposta dell'armadietto, e anche lui si avicina.

Le parole che ho detto io ieri.
Che infame.

"Hai qualcos'altro da chiedermi, Ester?"

Perché continua a ripeterlo?

Mi è sempre piaciuto il mio nome, ma detto da lui è ancora più bello.
Il suo accento californiano è perfetto, e quando ripete il mio nome è un tuffo al cuore.

Ma questo lui lo sa, ovvio.
che effetti mi dà  sentirlo dire da lui, è visibile a tutti.

"Cosa ti è successo, Aaron?" Esce quasi come un sussurro mentre si avvicina ancora di più, non posso scappare. Se indietreggio capirà che ho quasi paura.
Non di lui, non della vicinanza.
Ma di quello che potrebbe succedere.
L'attrazione fisica c'è, e molta.
Quasi palpabile.

"Non mi è successo niente, le parole di ieri erano solo scuse per farti rimanere col dubbio. E ci sono riuscito, a quanto vedo" ha un ghigno sul viso.

Quindi sei stronzo di natura e non ci sono motivi? Ottimo.

"Bene. Allora non ho più niente da dirti." Mi allontano lasciandolo lì, nel mezzo del corridoio.

Quando sto per svoltare l'angolo, mi giro per guardarlo.

Ha la mascella tesa e la bocca serrata, e continua a guardarmi.
I suoi occhi ardono sul mio corpo, e per quanto strano possa sembrare, non mi dispiace affatto.

Guarda bene ciò che non avrai mai, caro Aaron.

Un mezzo sorriso lascia le mie labbra quando mi giro, svolto l'angolo e trovo un messaggio da Samuel.

<<Sei in palestra?>>

Digito subito un "no" e la risposta è immediata.

<<Passo a prenderti dalla tua camera tra un'ora? Se vuoi andiamo a prendere un gelato.>>

<<Okay, ti aspetto.>>

Che la serata abbia inizio.

DIFFERENT WORLDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora