Capitolo sette.

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Mi squilla il cellulare.
"Pronto?" rispondo.
"Signorina, mi concede l'onore di portarla con me in zona di Napoli centro?" riconosco la voce di Antonio e ridacchio.
"Dipende, dove mi porta?"
"Oh signorina non si preoccupi di questo, dica solo di si" dice dolce.
Continuo a ridacchiare.
"A che ora mi verrà a prendere?"
"È l'una di pomeriggio, siete pronta se vengo ora?"
Mi guardo i pantaloni di tuta e la canotta nera che indosso.
"Sì, certo" mento.
"Perfetto" detto ciò stacca.
Sbatto il telefono sul divano e corro nella mia stanza.
Velocemente apro l'anta dell'armadio e prendo un jeans nero con una maglietta semplice rosa cipria. Li indosso velocemente e mi lego i capelli in una coda bassa a caso per potermi mettere meglio il mascara. Fatto ciò mi lavo i denti, e applico sulle labbra un lucidalabbra alla fragola. I capelli oltre a pettinarli non li tocco proprio. Sono mossi, basta abbassare il capo in avanti e sono fantastici, almeno a parere mio. Prendo dei calzini corti neri e senza mettere le scarpe vado sul divano e ritorno a guardare la televisione.
Prendo il mio cellulare ed entro in Instangram. Non pubblico da due giorni, devo rimediare.
Apro la galleria e cerco foto recenti. Ne trovo una mia e di Tony, dove ci sono io che lo guardo male e lui con un braccio sulla mia testa giusto per prendermi in giro riguardo la mia altezza.
Sorrido e decido di non modificarla. La rimpicciolisco soltanto e poi la pubblico taggandolo.
Aggiungo come descrizione "amicizia è dirsi le peggiori cose e ricambiare con altre ancora più pesanti."
Bussa il campanello e con estrema lentezza vado ad aprire. Rimango con la mano sulla maniglia facendo un respiro profondo.
Apro e sorrido.
Fa uno strano inchino e ricambia il sorriso.
"Buonasera signorina, è pronta per l'uscita?"
Gli scoppio a ridere in faccia e spostandomi lo faccio entrare.
"Aspetta che metto le scarpe" gli dico mentre andiamo in salone. Si guarda in torno come per verificare che non ci sia nessuno.
"Sono sola a casa fino a lunedì. Tranquillo" gli faccio un occhiolino.
Ride e si siede sul divano.
"Che schifo, ho sempre odiato questo cartone" fa una smorfia.
Mi fermo a metà corridoio, poi torno indietro con una faccia più che indignata.
"Come osi? Mucca e Pollo rimarranno nella storia!" esclamo.
"Certo" dice sbuffando.
"Ora va a metterti le scarpe".
Gli faccio una pernacchia e corro nella mia stanza.
Prendo le Stan Smith bianche e rosa e velocemente le metto.
Spengo le luci e vado di nuovo in salone.
"Andiamo" dico spegnendo la tv.
"Agli ordini!"
Scuoto la testa e sorrido.

Resta ancora un pó.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora