Capitolo quattro.

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Sospiro seduta sul letto a guardare la mia stanza. È tutto così noioso, fa tanto freddo poi fuori. Vago con lo sguardo per tutta la stanza, dalle mensole alla scrivania dalla scrivania al comodino vicino al letto. Mi allungo col braccio e apro il secondo cassetto, quello dove ci sono vecchi diari segreti di quando ero bambina, fogli con scritto le risposte di vecchie verifiche e... Penne.
Prendo la busta bianca messa in mezzo a due fogli rosa, estraggo la lettera e la leggo per la seconda volta.
"Voglio che tu sappia quanto il tuo papà ti ami."
Sorrido malinconica sentendo il desiderio di sentire il calore delle sue braccia, sentendo il bisogno di sentire com'era la sua voce, se roca e pesante, bassa... Sento il bisogno dei suoi rimproveri, qualsiasi. Sento il bisogno dei suoi sguardi orgogliosi ad ogni ritorno di colloqui con i professori, sento il bisogno di un qualsiasi scatto di gelosia per via di qualche film mentale riguardo un ipotetico ragazzo.
Richiudo la lettera con le lacrime agli occhi e la riposo nel cassetto.
Affondo la testa nel cuscino, cadendo in un pianto straziante. Inizio a singhiozzare, tanto che mi manca il fiato.
Perché? Perché nonn posso essere una ragazza normale, con una famiglia alle spalle pronta ad aiutarla e spingerla sulla retta via? Certo, ho mia mamma, ho i miei nonni, ma ho bisogno di mio padre. Voglio conoscerlo, non è possibile che io non sappia nulla di lui se non quello raccontato dalla mamma.
Che bastarda la vita. Che bastardo Dio. Capace di donarti la cosa più bella della tua vita, ma anche di sottratterla.
Dimmi papà, come faccio io a credere in un Dio così? Come posso credere in lui dopo quello che mi ha fatto? Ha proibito un papà ad una bambina di due anni, un marito, un figlio, un amico, un cugino. Ha proibito una persona come te a me, a noi che ti amavamo.  Dimmi ora, come posso credere in lui? Come posso credere che lui mi darà sempre del bene se è da bambina che continua a farmi soffrire? Potrò anche andare avanti, potrò anche sorridere, potrò innamorarmi, potrò fare di tutto nella vita. Avere delusioni d'amore, piangere perché il ragazzo mi ha lasciato, ma soffriró sempre, sempre sempre sempre, per la tua mancanza. Quella di un padre. E mi dispiace averti deluso con queste mie parole, ma io non posso credere in un Dio come questo. Scusami, ma non posso.
Tiro su col naso, mettendomi seduta. Mi asciugo le lacrime sotto agli occhi e guardo il mio cuscino sporco di mascara. Sbuffo e vado in bagno a sciacquare la faccia. Immagino la mia faccia da mostro, con il nero sotto gli occhi e sulle guance.
Apro la fontana all'acqua fredda e mi pulisco.
Ritorno in camera cambiando la fodera del cuscino. Apro di nuovo il cassetto del comodino prendendo un pezzo di carta, scrivendo:"Mamma, se sei tornata e non sono sul divano come al solito, è perché sono crollata... Buonanotte mamma, ti voglio bene."
Vado in cucina e lo metto sulla tavola, sbadigliando.
Mi butto sul letto e prendendo il telefono apro Instangram. Ho millecinquecentonove follower, perché diciamo che il mio è uno di quei profili più visitati per le foto "fighe" e frasi "tumbrl".
Potrà sembrare strano, ma quando sento dire da persone "questa foto è tumbrl" e cose così mi sale il sangue al cervello, dio santo da quando Tumbrl è un aggettivo? Che io sappia è un sito, un blog. Ahh che nervi.
Modifico una mia foto dove sono seduta a gambe incrociate in strada con il cornicione di una fetta di pizza tra le labbra. Aggiungo come descrizione "Le persone normali s'innamorano di altre persone, io invece m'innamoro di una pizza, o al massimo, di un pizzaiolo". Metto la mia firma in fondo la frase,  per poi pubblicare.
Entro in Whatsapp e rispondo a Tony, Alessio e il gruppo del mio gruppo. Do la buonanotte e crollo tra le braccia di Morfeo.

Resta ancora un pó.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora