Capitolo 2

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5 anni fa: 2011

Era l'1 di agosto ed era il giorno del mio tredicesimo compleanno. Mi sveglia euforica come non mai, ero felice, felice e basta, non c'era nessun motivo in particolare per esserlo ma a quell'età vivevo la mia vita come se fossi la bambina più fortunata del mondo, e mi consideravo tale.

Era l'1 di agosto ed era un lunedì mattina, mi sono svegliata con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, corsi subito in cucina dove intravidi mia mamma prepararmi i pancakes ai mirtilli, i miei preferiti, le corsi incontro e le stampai un bacio sulla guancia sussurrando un grazie.

Mi ricordo ancora il suo sorriso, era uno di quei sorrisi che non ti capita spesso di avere, ma che se siamo fortunati riusciamo ad avere non più di 5 volte nella vita, un sorriso vero e sincero, quello di una madre ad una figlia, di una madre che pensava davvero che la vita non potesse andare meglio di così ed infatti da quel giorno in poi la sua, la nostra vita ha iniziato una corsa sfrenata verso l'inferno.

Era l'1 di agosto e quella mattina accompagnai mia mamma al supermercato, di ritorno da questo provai una strana sensazione, come se dovesse accadere qualcosa in quella giornata, qualcosa di non particolarmente piacevole, ma non ci feci caso.

Eravamo in macchina e alla radio passò la mia canzone preferita, per essere una ragazzina di tredici anni avevo buon gusto in fatto di musica, ogni volta che ci ripenso sento ancora quella canzone rimbombarmi nella orecchie, era "Champagne Supernova" degli Oasis, a metà canzone ormai stavo cantando a squarciagola invitando mia mamma a partecipare al mio karaoke, le porsi la mano chiusa a pungo di fronte alla bocca, come se fosse un microfono e quando stava per aprire bocca e cantare insieme a sua figlia, un rumore improvviso, un boato, e poi il silenzio più totale.

Silenzio che rimase fino a quando non aprì gli occhi di scatto.

Era l'1 di agosto, era il giorno del mio compleanno, e quella mattina mi ritrovai distesa su un letto d'ospedale.

Appena aprì gli occhi non riuscivo a capire niente, cosa stava succedendo, dove mi trovavo, ma soprattutto dov'era mia madre.

Presa da una crisi di panico mi alzai velocemente, forse troppo perché appena appoggiai un piede a terra caddi, le mie gambe non riuscivano più a reggersi in piedi e un tonfo annunciò la mia caduta, penso sia stato un tonfo abbastanza forte perché in quell'istante entrò una donna vestita tutta di bianco con i capelli castani raccolti in uno chignon alto.

Si avvicina e mi rimette a letto, ma io cercai nuovamente di rialzarmi invano, mi stava stritolando i polsi per farmi restare ferma, così in preda al panico e alla paura inizio a urlare, ma le mie urla non fecero altro che attirare un'altra donna anch'essa vestita di bianco che entrò ridendo dalla porta. Appena si accorse della scena di fronte a lei tornò seria e disse alla sua collega di lasciarmi, quest'ultima sbuffò e se ne andò battendo la porta.

-Cosa stà succedendo? - dissi sempre urlando come un'isterica

- Dove sono? - -Mamma - dissi l'ultima parola ormai immersa nelle lacrime, avevo paura e avevo un brutto presentimento. Non ero scema ormai avevo capito dove mi trovavo, ero in ospedale, ma il problema era che non mi ricordavo il motivo per il quale fossi lì.

L'infermiera, era una ragazza giovane, con i capelli ramati raccolti in una treccia che cadeva sulla spalla, gli occhi verde smeraldo mi guardavano con aria di rammarico e dispiacere

- Ti trovi in ospedale - e fece una pausa che sembrava interminabile, volevo solo sapere perché ero lì, ma sembra che qui nessuno voglia dirmelo

- Ti ricordi qualcosa? -

- No, niente - non riuscendo più a sostenere il suo sguardo, puntai i miei occhi oltre la sua testa e notai un orologio, erano le 15, poi più in basso un calendario, strano, perché il calendario segnava la data del 20 agosto? Non era l'1 stamattina? Qui c'è qualcosa che non va

- Perché avete messo la data del 20 agosto sul calendario? - chiesi titubante e spaventata

- Perché oggi è il 20 -

- No, ma è impossibile, oggi è il giorno del mio compleanno, e il mio compleanno è l'1 di agosto -

- Quindi ti ricordi il giorno in cui è successo, bene, è un buon inizio - fece un'altra pausa, ormai mi sembrava di impazzire, non ci stavo capendo più niente, finalmente continuò a parlare

- Cos'altro ti ricordi di quel giorno - e così iniziai a raccontare, le raccontai dei pancake, del sorriso di mia mamma, del fatto che mi fossi svegliata già felice, e del supermercato, le raccontai persino della canzone alla radio e poi il vuoto, non mi ricordavo più.

- Non ti ricordi perché hai sbattuto la testa durante l'impatto, ma è più che normale non devi preoccuparti -

Impatto? Ma di che diavolo stava parlando? Che impatto? Come ho sbattuto la testa? Perché non mi ricordo? Dov'era mia mamma?, tutte queste domande mi stavano torturando, ma nel frattempo non riuscì ad aprire bocca per parlare, per fortuna mi vide confusa e inizio a dirmi cos'era successo

- L'1 agosto, ovvero 20 giorni fa hai avuto un incidente automobilistico - sbarrai gli occhi incredula, non potevo crederci un incidente? Ma come è possibile, non mi ricordo niente io - Eravate tu e tua mamma in macchina, come mi hai appena raccontato tu, e non so bene per quale motivo, ma un'auto vi è venuta addosso in un incrocio e siete andate a sbattere contro con palo della luce. Sei rimasta in coma per 20 giorni e oggi grazie al cielo ti sei svegliata - disse con un sorriso più per gentilezza che sentito veramente.

- E mia mamma? - chiesi quasi a sottovoce per paura della risposta

- Tua mamma è ancora in coma, ha preso un brutto colpo alla testa, e non si sa quando si possa svegliare, ma non preoccuparti vedrai che ce la farà, ora che ha te accanto, avrà di nuovo voglia di svegliarsi e di vivere - non sapevo più cosa fare, cosa pensare, cosa dire, l'unica cosa che riuscì a fare fu cadere in un pianto disperato.

Continuai così fino a sera, quando sentì bussare alla porta, e vidi una folta chioma di capelli biondo cenere sbucare da dietro la porta, poi mio fratello entrò e si buttò letteralmente tra le mie braccia, cosa che fece anche mio padre una volta arrivato vicino al letto, rimanemmo così per chissà quanto tempo.

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