Capitolo 3

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5 giorni dopo ero fuori da quell'ospedale, ma solo per un'oretta, giusto il tempo di andare a casa, fare una doccia e cambiarmi per poi ritornare in ospedale da mia madre, non si era ancora svegliata, e ogni giorno che passava, vederla così senza nessun miglioramento mi faceva stare male.

Mi han detto di parlarle che mi avrebbe sentito, così iniziai a parlare ininterrottamente e raccontarle tutto. Andò avanti così, passò 1, 2 mesi e la scuola iniziò, non me la sentivo di andarci ma mio padre mi costrinse, dicendo che mi avrebbe fatto pensare anche ad altro, e che questo era quello che avrebbe voluto la mamma. Sentire parlare di lei come se non ci fosse più fa malissimo, sento una forte fitta al cuore che mi fa mancare il respiro.

A scuola era come se non ci fossi, lo sapevano tutti della mia situazione e avevano paura di parlarmi, perché non sapevano come comportarsi con me, quindi rimasi sola, fu così per tutto il terzo anno di medie.

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Giugno, la scuola è finita, e per la prima volta nella mia vita mi dispiace, al solo pensiero di passare le mie intere giornate in casa, mi ricorda sempre di più i momenti con mia mamma e mi fa stare peggio, quest'anno mio padre mi ha persino mandata da uno strizzacervelli, pensando che mi facesse bene parlare un po' di quello che sta succedendo, ma non capiva che più ne parlavo più ci stavo male, era un dolore lancinante.

Dicono tutti che con il tempo passa, ma non è affatto vero, perché lei non se ne è andata, lei c'è, è qui con me lo sento e non vuole che perda le speranze.

Andavo da lei ogni giorno per un anno e le raccontavo le mie giornate, i miei pensieri, le leggevo anche qualche libro, le è sempre piaciuto leggere, ogni volta che la vedevo me la immaginavo sempre su una veranda, seduta su una sedia a dondolo rivolta verso il mare, la brezza fresca che le accarezzava i capelli biondi, facendoli ballare con il vento, in una danza lenta ed elegante, i suoi occhi blu che scorrevano sulle pagine come se stessero rincorrendo qualcosa, una parola, una frase, si muovevano instancabilmente ed ogni tanto si alzavano e rivolgevano uno sguardo compiaciuto al mare, all'orizzonte, come se stesse aspettando che accadesse qualcosa, poi le sue mani morbide che voltano pagina con una delicatezza quasi ad accarezzarle e confortarle per il peso di tutte quelle parole che portano sopra di loro.

Andavo da lei ogni giorno per un anno e le raccontavo le mie giornate, i miei pensieri, le leggevo anche qualche libro, le è sempre piaciuto leggere, ogni volta che la vedevo me la immaginavo sempre su una veranda, seduta su una sedia a dondolo ri...

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L'estate passò e io rimasi chiusa tra quelle quattro mura bianche con la persona più importante della mia vita, avevo smesso di mangiare, di dormire, ormai vivevo lì, in quella camera d'ospedale, e niente e nessuno riusciva a smuovermi da quella sedia scomoda, ma avrei fatto questo e altro per mia madre.

Le volevo troppo bene e non sarei stata pronta a vederla andare via per sempre, il solo pensiero era straziante, non riesco a immaginare una vita senza di lei.

Ero solo una bambina non mi meritavo questo. Avevo iniziato anche a pregare, non che fossi una credete accanita però lo feci e basta, mi confortava un po', il fatto di poter affidare i miei problemi a qualcun'altro, era come svuotare un po' di quel peso che mi portavo sullo stomaco.

L'estate finì e quell'anno avrei cominciato le superiori, ma non mi importava più di tanto, l'unico problema era che non conoscevo nessuno, quindi nessuno sapeva della mia storia e non sarei più potuta restare invisibile.

Mio padre parlò ovviamente con il preside della mia situazione ma non poteva farci nulla, sarei dovuta sforzarmi a parlare anche con altre persone, e questo mi spaventava da morire. Non sapevo come comportarmi, cosa fare, come interagire, come mantenere un rapporto umano con qualcuno.

Per mia grazia scoprì che se non sono io ad andare dalle persone loro non vengono da me e così rimasi di nuovo da sola, solo in una scuola più grande.

Il tempo passa e nessuno può fermarlo, nemmeno starsene sdraiata a letto senza fare nulla lo ferma, posso fermarmi io ma non il tempo, quello continua a scorrere, come se avesse fretta o stesse scappando da qualcuno.

Continuando così so che sto buttando via la mia vita a fare nulla, solo deprimermi sul letto o su una sedia d'ospedale, ma non so che altro fare, non ho più le forze nemmeno per portare avanti le mie passioni, come la fotografia, non ho più ispirazione, la mia mente sembra vuota, ci sono volte in cui mi capita anche di non pensare a nulla, resto lì come incantata e me ne rendo conto solo quando riprendo coscienza di me.

A scuola l'unica forza che trovo è quella di mia madre, lei ha sempre voluto che avessi un futuro brillante e continuassi gli studi, quindi lo faccio per lei ma a me non è che interesserebbe così tanto, io butterei tutto all'aria e mi chiuderei in casa, senza mai uscire, aspettando e basta, dimenticandomi anche come si vive.

Ma devo restare forte e speranzosa per mia mamma.

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