Venerdì 7:45

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Keith esitava, sulla soglia della sua stanza, una mano già sopra la maniglia.
Guardava la giacca marrone poggiata sulla sedia, la giacca che Lance gli aveva prestato il giorno prima e si chiedeva cosa farne.
Posso semplicemente far finta di averla scordata, pensò, uscendo veloce dalla stanza.
"Allora questo pomeriggio ci sei?" gli chiese Shiro mentre come un fulmine raggiungeva la porta d'ingresso.
"Non lo so. Forse"
"Keith, hai promesso" lo ammonì.
"Ciao" salutò, chiudendo la porta alle sue spalle.
Arrivò a scuola relativamente presto. Quando scese dalla moto e si levò il casco, incontrò subito lo sguardo di Lance, che parlava con Hunk, la schiena appoggiata al muro e le mani nelle tasche. Lance gli fece un cenno, Keith andò nel panico e allontanò subito gli occhi.
Sto impazzendo si disse mentre cercava la calma.
"Spero che ieri come minimo ti sia divertito anche per me, altrimenti potrei non perdonarti l'avermi abbandonato un giorno intero da solo in quella giungla selvaggia nota come scuola"
Pidge gli spuntò davanti, aggiustandosi gli occhiali troppo grandi.
"Un giorno imparerai a salutare normalmente le persone?"
"Ne dubito. Dai, andiamo da Hunk e Lance"
"Eh?" troppo tardi, l'altro lo stava già tirando per un braccio e prima che se ne rendesse conto era di fronte a Lance. Si sentiva sul punto di vomitare.
"Buongiorno, splendori" Lance sogghignò.
"Ehi, Keith. Double-P"
"Big-H"
Hunk e Pidge fecero pugno e pugno.
"Ehi, non è giusto, anche noi vogliamo dei soprannomi!" protestò Lance.
"Tu sei Space Bi" lo indicò Pidge "e Keith è Emo Boy"
"Io non sono emo"
"Il mio nome è Keith, sono cooosì emo" Pidge imitò la sua voce e, benché Keith pensasse che non gli assomigliasse per niente, Lance scoppiò in una fragorosa risata.
In quel momento la campanella suonò e lui fu salvato dall'imbarazzo.

"Psss. Keith"
La testa nera rimase girata in avanti. Lance però era sicuro che lo sentisse, a giudicare dalle spalle tese dell'altro.
"Keith. Emo Boy"
Strinse le spalle con un piccolo sussulto e allora Lance ne fu certo.
Capì di dover ricorrere a misure drastiche.
Prese una penna dall'astuccio e levò l'inchiostro, infilandoci dentro una pallina di carta.
Prese la mira e...
La pallina di carta cadde tra i capelli di  Keith, ignaro di tutto. Dovette premersi una mano contro la bocca per non scoppiare a ridere. Ne lanciò altre, finché una non colpì Keith sulla spalla e quello si girò con sguardo assassino.
"Che c'è?" sillabò.
Lance alzò un angolo della bocca e oscillò indietro con la sedia.
"Hai qualcosa tra i capelli"
Keith sbatté le palpebre, confuso, poi si passò una mano in testa e una notevole quantità di palline di carte cadde a terra, lasciandolo a bocca aperta e Lance rise così tanto della sua espressione che il prof lo cacciò fuori dall'aula.
"Non capisco perché abbia incolpato me" protestò Keith, incorciando le braccia e appoggiandosi al muro.
"Perché sei il ragazzo problematico" enfatizzò le ultime due parole e con sua sorpresa Keith si accigliò e aggrottò le sopracciglia.
Lance si sedette sul pavimento affianco a lui.
"Ehi, non te la prendere. Mr Smith è un'idiota"
Keith non rispose.
Lance scorreva la home di instagram senza guardarla davvero.
A un certo punto Keith si lasciò scivolare sul pavimento, sedendosi.
Con la coda dell'occhio, lo vide concentrato, come se fosse nel mezzo di una lotta interiore e si chiese cosa stesse pensando con tanta intensità.
"Quindi..." tossì quando Lance si girò a guardarlo apertamente "hai deciso se riprendere il karate?"
Lo sguardo di Keith sfuggiva il suo.
Lance si fece impercettibilmente più vicino.
"Sì. Mi sono iscritto alla mia vecchia palestra"
L'espressione di genuina sorpresa e, felicità?, che illuminò il volto dell'altro, abbassato così che i capelli lo coprissero, mosse qualcosa dentro di lui.
"Puoi venirmi a vedere, qualche volta, se ti va" le parole gli sfuggirono dalle labbra prima che potesse impedirlo e adesso gli occhi neri di Keith erano sui suoi.
"Certo" rispose dopo pochi secondi e adesso guardava il ginocchio di Lance, che sfiorava la sua gamba, adesso era di nuovo lontano e Lance lo rivoleva su di sé.
Silenzio.
"Fai qualcosa oggi?" chiese Lance e adesso era lui quello che non aveva il coraggio di alzare gli occhi.
Keith esitò, poi rispose "No"
Ti va di uscire insieme?, la domanda era lì, sulla punta della sua lingua. Voleva pronunciarla, ma un'ondata di confusione lo mandò in tilt. Perché il desiderio di stare con lui era così prepotente? Ok, forse non lo odiava più, ma perché, perché voleva rimanere seduto al suo fianco per il resto della giornata e sentire la sua voce e conquistare uno sguardo di quegli occhi così intensi?
"Devo andare in bagno" si alzò di scatto e preso dal panico corse lontano.
Il ricordo del sorriso che Keith gli aveva rivolto il giorno prima era ben vivido nella sua memoria.

I'm falling so I'm taking my time on my ride // KlanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora