capitolo 9

1K 47 4
                                    

Eren's pov

Non sono riuscito a dormire. Ho continuato a pensare a Jean.
Oggi devo lavorare e ho paura sia per come si comporterà, sia per le conseguenze.
Mi alzo e mi preparo in fretta. Se riesco arrivo un po' in anticipo, non voglio aggravare la sua rabbia.

Vado nel mio ufficio, metto un po in ordine le scartoffie e con molta agitazione vado nell'ufficio di Jean.
Oggi non avevo intenzione di andare da lui ma purtroppo non ho un compito da svolgere o da finire, quindi me ne devo far assegnare uno nuovo.
Busso. "Avanti".
"Padrone...-chiudo la porta-... h-ho finito tutto il lavoro. C'è altro c-che devo fare?" Mi guarda. Continua a fissarmi. Non so se con rabbia, disprezzo o altro. Sa confondere le emozioni. "Fai un'altro libro".
"Con che trama?" Chiedo spaesato.
"Cazzo Jeager questo è un edificio dove si fanno libri porno non favole per bambini! Ora sparisci dal mio ufficio che per un po non voglio più vedere la tua faccia! E spremi il tuo cervello una buona volta!". Disse urlandomi contro.
A queste parole iniziano a scendermi le lacrime dagli occhi.
Vado via e corro nel mio ufficio iniziando a piangere.
Sono uno stupido. Sono un bambino. Non so neanche decidere una questione da solo. Non so fare niente.
Come si fa a dire non lo so per una questione d'amore. O è si o è no!

Dopo due ore di torture inflitte da solo, senza neanche iniziare il nuovo libro, decido di andare a prendere un caffè alle macchinette.
Alle macchinette sento Jean parlare con un'altra persona. O meglio un altro ragazzo. Sembra nuovo. Non l'ho mai visto!
Jean sembra sorridere insieme a lui e questo mi provoca una fitta al cuore.
Non sento niente, così decido di andare direttamente là.
Senza dire nulla vado a prendermi un espresso.
Non sembra che si sono accorti della mia presenza ma alle mie spalle, con la coda dell'occhio vedo Jean sorride e parlare di... di premiazione? Insomma lui è nuovo e già lo premia? Impossibile.
Finito il caffè mi riavvio nel mio ufficio, ma appena mi giro urlo di dolore. Jean era a pochi centimetri dalla mia faccia e mi aveva rovesciato il caffè bollente nella maglia.
Mi guarda malissimo dicemdomi un stai attento e poi se ne va senza nemmeno chiedermi scusa.
Mi siedo sul divanetto del mio ufficio disperato. No, oggi non voglio fare nulla.

50 sfumature di JeanxErenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora