11.La casa dei ragazzi "problematici"

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«piccola Nwa, siamo arrivati! Piccola Nwa.. Nwa.. Nwa»
Sento una voce maschile, profonda e decisa, chiamarmi.
_Diamine, mi sono addormentata nell'auto della polizia_
«dove siamo?» dico confusa.
«a casa, Nwa. Adesso questo è il tuo posto.»
Risvegliata da quelle parole, mi alzo un po' e, dal finestrino, vedo la sagoma, rischiarata debolmente dalla luna, di un palazzo in stile moderno.
L'edificio sembra molto "freddo e triste".. ma dove mi ha portata?
Dopo un attimo, il mio "autista" scende dall'auto e viene ad aprirmi lo sportello.
«forza, ragazza, seguimi» mi guarda dritto negli occhi e proferisce le parole con professionale autorità.
Annuisco debolmente.
Appena siamo davanti il portone, il poliziotto suona il campanello.
Dopo pochi minuti, viene ad aprirci una signora molto bella.
_quanto vorrei avere la pelle bianca e i capelli lisci come lei.._
«buona sera, signor tenente!» dice sorridendo, ma mantenendosi composta «e ben venuta a te, piccola» continua.
Nonostante queste parole apparentemente dolci, non fa altro che guardarmi come fossi un brutto animale da trattare come tale, e di cui sbarazzarsi il prima possibile.
«ci ha portato una scimmia stasera, signore?!» dice sarcastica. Poi inizia a ridere.
L'uomo rimane impassibile, poi si volta rattristato verso di me.
«io devo andare via, signore. Mi piacerebbe rimanere ancora un po', ma è decisamente tardi, e devo tornare a lavorare!»
«ma certo mio caro, non vorrebbe prima un caffè?! Lo faccio preparare se le va!»
«no, grazie signora! Io vado.»
Poi si volta verso di me e con sguardo triste mi sussurra «abbi un futuro migliore, piccola! Buona fortuna»
«grazie, signore»
Dopo questo saluto, la signora inizia..
«vieni, siediti qui» mi dice senza più quel velo di delicatezza e dolcezza e indicandomi un divano nel piccolo salottino adiacente all'ingresso.
«benvenuta nella nostra casa di adozione, io sono Lorena» continua, porgendomi una mano.
«Nwa» sussurro timidamente, stringendo la sua mano, come in una presentazione solenne.
«non ti aspettare di essere in un castello, questo posto lo comando io, e tu, insieme a tutti gli altri ragazzi, starete alle mie regole fino a che non uscirete da qui.
Ogni domenica, ci sono le visite dei potenziali acquirenti. Dovrai lavarti, vestirti e acconciarti meglio possibile, e farti vedere felice e soprattutto obbediente. Domande?»
«no, signora»
«perfetto, seguimi, vediamo dove posso metterti»
Saliamo una scala che dà al piano superiore.
Arriviamo dinnanzi ad una porta fra tante, l'edificio sembra un grande dormitorio.
Il colore pallido delle mura, illuminate dalla fioca luce di un piccolo lampadario vecchio, lo rende triste e poco accogliente.
Seguo la signora.
Percorrendo quel lungo corridoio pieno di porte aperte, scorgo molti bambini e ragazzi che dormono.
Penso proprio che diventerò una di loro, indosserò anche io quell'orribile pigiama?! Dovrò stare anche io alle regole di quell'arpìa?! Dovrò rinunciare alla mia libertà per avere una "famiglia" quando, in realtà, io una famiglia ce l'ho già?!
Mentre penso a tutto ciò, scruto i quadri che sono appesi alle pareti, la carta da parati nelle camere da letto tutta vecchia e sgualcite.
Mi scende una lacrima, mi sento sola già dal primo momento in cui metto piede in questo posto.
La signora continua a illustrarmi le rigide regole della casa.
I "suoi" ragazzi sono tutti degli orfani, alcuni provengono da famiglie povere o perseguite dalla legge. Sono tutti, poveri ragazzi magri, mal curati, alcuni sono grandi quanto me, ma altri sono molto più piccoli e indifesi.
Quei volti in penombra, rischiarati debolmente dalla luce priveniente da una finestra in fondo alla camera, sono tutti immobili. Ogni tanto qualcuno fa per parlare, come in un brutto sogno, qualcuno toglie via la coperta. Ma ciò che accomuna questi volti, è senz'altro la tristezza che aleggia oscura.
Non c'è di che aver paura, quando arrivi qui. Non hai paura, quando senti di non aver più nulla da perdere. Io, da oggi, mi preparo ad essere una di quelle persone.
Dopo essere stata assegnata in una stanza, rimango sola, in messo a questa decina di letti.
Sul mio letto, trovo un pigiama, uno spazzolino e una tovaglietta per lavarmi.
Entro nel bagno adiacente la mia stanza, così mi strucco, tolgo i tacchi e il vestitino.
Poi mi dirigo in doccia, già completamente nuda, ma ricolma di pensieri.
L'acqua calda mi scivola dalla testa alla schiena, percorrendo velocemente le linee del mio corpo esile e stanco di tanto viaggiare, fermarsi, fidarsi e venir mandata via per motivi diversi.
Questo è il terzo luogo che mi dicono di chiamare "casa". Senza rendersi conto, però, che casa io l'ho abbandonata già molto tempo fa.
Trovo un bagnoschiuma e uno shampoo, così riesco a lavare bene i miei breds e districarli senza creare nodi tra loro.
Per uscire dalla doccia, non utilizzo un accappatoio, mi lego i capelli lunghi e scuri in un turbante, e mi asciugo velocemente con un altro asciugamani che in seguito appunto sotto l'ascella per coprirmi.
Improvvisamente, mentre sciolgo il breds, sento la porta aprirsi.
Mi volto di soprassalto e mi trovo davanti un ragazzo alto e magro.
Lui rimane alcuni secondi a fissarmi, poi sta per gettare un urlo, ma prontamente gli tappo la bocca.
Spaventato, fa per lasciare la stanza, ma lo fermo.
«che accoglienza!» sussurro ironica.
«chi sei? Cosa diavolo ci fai qui?»
«mi sembrava si fosse capito! Sono una ragazza nuova!» rispondo alzando gli occhi al cielo e sbuffando.
«umh.. scusami! Benvenuta» risponde con tono più calmo e sorridendo. «come ti chiami, bella?»
«Nwa, tu?!»
«Paolo!»
«piacere allora» rispondo indicando la porta con gli occhi, un po' imbarazzata.
«emh.. si! Allora.. a domani!»
Detto ciò, esce chiudendosi la porta alle spalle.
Velocemente continuo ad asciugarmi i miei breds ed esco dal bagno.
Mi ritrovo davanti Paolo.
Faccio un balzo indietro.
«cosa c'è?» chiedo esausta.
«dovevo andare in bagno, se si può..» ribatte a occhi bassi, molto in imbarazzo.
Inizio a ridere.
Alza lo sguardo e accenna un sorriso di riconoscenza.
«fai! Io vado a letto»
«buonanotte, Nwa»
«notte, Paolo!»
Arrivo al mio letto e allo stremo delle mie forse, appena poggiata la testa sul cuscino, mi addormento malgrado il letto scomodo e il posto sconosciuto e cupo.

**Fine 11° capitolo**
Ed eccovi in pasto il capitolo nuovo!

Scusate per la pausa! Sono stata impegnata e ho avuto poca ispirazione..
Adesso sono tornata più forte di primaa!
Adesso vado..

ALLA PROSSIMA, GENTE! 🌸🍒

Adimu NmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora