4 - Sei impossibile.

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Siamo rimasti in questa panchina per un sacco di tempo, non so quante ore ma due ore sicuramente, ormai è buio e freddo. Mario mi ha dato anche la sua felpa dato che con la mia stavo comunque morendo di freddo.
Vedo, però, arrivare una luce da lontano.
«Arriva qualcuno.» lo avverto. Lui toglie le labbra dal mio collo e si gira.
«Cazzo, è sicuramente Filippo, il mio responsabile, non dobbiamo farci vedere o ci sgrideranno sicuramente. Sono le undici e dieci.» si alza e mi prende per mano, mentre iniziano a correre, rimanendo più bassi possibile. Passiamo dietro un capanno che viene usato come magazzino.
«Aspettiamo qui.» dice. Sono abbastanza agitata, non mi sono mai dovuta nascondere da qualcuno. Il cuore mi batte a mille.
«Hai paura?» chiede avvicinandosi.
«Sì.»
«Tranquilla, non ci troverà.» dice lui, tenendomi per mano.
«Ma non hai mai un po' di ansia?»
«Con te no.» sussurra prima di baciarmi.

«Non ce la faccio più. Jac perché non mi porti in braccio?» dice Allison
«Non ci penso proprio, semmai tu porti me.» risponde il ragazzo. Allison gli da uno schiaffo sulla spalla.
Sono due ore che camminiamo ormai, stiamo andando a fare un picnic in un monte, camminando in un sentiero, con lo strapiombo di fianco. Inutile dire che ad ogni passo mi tremano le gambe, c'è la balaustra in legno, ma ormai è vecchia e traballante.
Dopo un'altra ora di cammino arriviamo in uno spiazzo con dei tavoli di legno dove ci mettiamo a mangiare.
«Dopo andiamo in piscina?» chiedo, gli altri acconsentono. Non vedo l'ora, è da molto che non ci vado.

Al nostro ritorno al campo ci sono già diversi gruppi, ma non vedo quello di Mario e Claudia.
«Andiamo a prepararci e poi in piscina!» dice Andrea, un amico di Jacopo, dopo che gli educatori ci danno il via libera.
«Va bene ci vediamo là.» ci dirigiamo verso la nostra casetta e mettiamo il costume. Poi torniamo fuori e andiamo in piscina
«Allora, Alice, che dici di Mario?» Chiede Allison mentre entriamo in piscina. Io arrossisco all'istante.
«Niente.»
«Dai lo sappiamo, credi che non vi abbiamo visti uscire dalla sala comune durante il film ieri?» dice Pier, un amico di Davide, ridendo.
«Va bene, va bene, è vero lui mi piace.»
«Lo sapevo, te l'avevo detto Jac!» urla trionfante Andrea buttandosi in acqua.
«Ma quindi cosa avete fatto ieri sera?» chiede curioso Davide.
«Niente.» dico, con aria innocente.
«Sì, certo.» ridono tutti, mentre io esco dall'acqua e mi vado a riposare sulla sdraio, anche per scappare dalle troppe domande.

«Gio, no dai, aspetta, aspetta!» apro gli occhi disturbata dalle grida e dagli schizzi d'acqua. Mi giro e vedo Claudia che è sicuramente stata buttata in acqua da Gionata, il quale finalmente ha tolto la sua bandana rossa. Solo a vederlo mi innervosisco.
Provo a rimettermi a dormire a pancia in su.
Dopo pochi minuti mi sento sollevare e, a fatica, apro gli occhi, ma non faccio in tempo a mettere a fuoco chi mi sta sollevando che vengo lanciata in acqua.
Riemergo in fretta mentre tutti stanno ridendo.
«Io vi uccido tutti! Chi è stato?» in questo momento vedo Mario che mi sorride. E come sorride. «Tu considerati un uomo morto!» gli dico ridendo mentre esco dall'acqua. Lo prendo per le spalle e cerco di spingerlo in acqua ma lui non si sposta. «Dai, smettila di fare il forte e lasciati spingere in acqua.» mi lamento ed entrambi ridiamo.
«Come vuoi!» detto questo mi prende per i fianchi e si butta in piscina, portandomi con lui.
«Quanto ti odio!» gli dico mentre lo spingo, lui mi sorride.
«Giochiamo a pallavolo in acqua?» chiede Claudia.
«Okay facciamo dei passaggi, andate a prendere un pallone?» Jacopo si alza e va a cercare un pallone leggero, dopo poco torna e noi ci mettiamo a giocare poco seriamente, fino alle otto e mezza, quando gli educatori ci chiamano e ci dicono di andarci ad asciugare e di andare in fretta a mangiare, altrimenti ci mettevano a pulire tutto per punizione. Noi ridiamo e tra cazzate varie andiamo a cenare.
«Io sono stanco morto, domani spero non ci siano in programma attività faticose.» dice Pier.
«Penso che domani prima delle due del pomeriggio non mi alzano nemmeno se mi prendono a padellate in faccia.» ridono tutti. Tutti tranne Davide, che è da quando sono arrivati i ragazzi e Cla, che non dice niente.
A fine cena, tutti si alzano dai tavoli per andare a telefonare a casa, cazzeggiare di fuori o controllare social e cose varie.
Io raggiungo Davide che si è seduto in una sdraio a bordo piscina.
«Ehilà, posso sedermi?» lui si limita a spostarsi di lato e a farmi posto.
«Posso sapere che succede?»
«Niente, non c'è niente che non va.»
«Allora sapresti spiegarmi il motivo per il quale non parli, non ridi e non scherzi come sempre?»
«Così.»
«Dai, dimmi.» sbuffa, rassegnato.
«Claudia, lei mi piace.»
«Beh, qual è il problema?» chiedo.
«Gionata, quello le va dietro ed è sicuramente ad un livello superiore a me.»
«Perché dici cosi? Non è questione di livelli, ma di sentimenti.»
«Faccio schifo anche in quelli.» gli cingo le spalle con un braccio.
«Non puoi essere così male.»
«Oh e invece lo sono.» scuoto la testa, rassegnandomi alle sue convinzioni.
«Ehy, ragazzi, al falò.» ci richiama un educatore. Noi ci alziamo e andiamo intorno al fuoco, poi subito a letto.

«Claudia, ho notato che tu e Gionata state molto tempo insieme ultimamente, devi dirci qualcosa?» dico, mentre io e Allison ci sediamo al tavolo della mensa.
«Non so, non capisco cosa provo per lui, cioè un po' mi piace, ma non so se è solo attrazione fisica.»
«No perché lui è cotto di te.» la informa Allison.
«Stai diventando rossa.» la prendo in giro mentre lei si copre il volto ridendo.
«Buongiorno.» si intromette Jacopo prima di dare un bacio ad Allison.
«Hai dormito alla fine?» Chiede Allison. Jac annuisce e ci spiega che non riusciva a dormire a causa del raffreddore che non si sa come ha fatto a prenderlo in questo periodo.

In quel momento vedo Mario e Gionata entrare in mensa e andare a prendere la colazione.
Entrambi ci salutano da lontano, poi Gionata viene a salutare noi e invita Claudia ad andare al suo tavolo, lei accetta e mentre segue Gio, ci lancia un'occhiata trionfante. si siedono al loro solito tavolo, con il loro gruppo. A loro si aggiunge, poi, una ragazza bionda e formosa che nessuno di noi aveva conosciuto prima.
«Buongiorno Davide, ce l'hai fatta!» esulta Pier, mentre Davide si siede vicino a me. Lui in tutta risposta sbadiglia e ci dice di stare zitti, chiedendosi come facciamo ad essere già attivi alle otto di mattina. Noi ridiamo e lui sorride, svogliatamente.
«Chi è quella?» dice indicando il tavolo di Mario.
«Una, non so come si chiami.» lui mi fa cenno con la testa di girarmi, io li guardo e noto che questa tipa è sempre più vicina a Mario, si avvicina e gli parla, senza staccargli gli occhi di dosso, il bello è che lui fa lo stesso. Mi rigiro, posando gli occhi sul piatto e vedo con la coda dell'occhio Davide che continua a guardare Mario e Gio in cagnesco.
«Che cosa vuole da lui?» chiedo a davide prima di uscire dalla sala mensa.
«Il cazzo, non vedi che è una puttana? Le riconosci da lontano quelle così.» io rido nervosamente.
«Potrebbe anche arrivarci se lui continua a dargli corda.» camminiamo verso i responsabili, che ci aspettano verso il frutteto.
«Ma no, non ti fidi per niente?»
«Non lo conosco proprio, come posso fidarmi? È una settimana che lo conosco e già l'ho baciato, anche io sono come quella.» dico fermandomi e appoggiandomi al muro.
«Che dici? Tu non sei come lei e il bacio ci sta, se è scattata la scintilla, ci sta.» dice, rassicurandomi.

Dopo aver fatto una lezione di orienteering su come trovare il nord in diversi modi, andiamo a pranzo.
«Rilassati un po', vedrai che in realtà non gli frega niente di quella.»
«Lasciamo stare, non è nemmeno per lei che sto così, è proprio che non conosco per niente Mario, non so che fare.»
«Beh, vacci a parlare.» mi suggerisce Allison. Annuisco e vado verso di lui.
Arrivo al suo tavolo e quella ragazza mi squadra da cima a fondo.
«Mario, ti devo parlare.»
«Aspetta, non vedi che sta parlando con me?» mi rimprovera quella gallina.
«Senti, tesoro, vai a rompere il cazzo da qualche altra parte che qui cadi male.» detto ciò prendo Mario per il polso e lo porto fuori dalla sala mensa.
«Che cosa vuole quella?» dopo che mi ha risposto così, ho capito che le sue intenzioni sono del tutto rivolte al prendersi Mario, non posso permetterlo.
«Niente, è solo una troia, l'hai vista.»
«Quindi tu mi avresti evitato tutto il giorno per una troia?»
«Ma non ti ho evitato, ero solo impegnato.» lo guardo negli occhi, noto che sono rossi e lui ha la testa tra le nuvole.
«Mario, sei fatto, di nuovo.» sbuffo.
«No, sto bene.»
«Tu dici sempre così e magari ora stai pure bene ma dopo non sarà più così, devi smetterla, da quanto tempo va avanti?» gli chiedo mentre lui sbiascica qualche parole, a me incomprensibile.
«Non parlavamo della troia?» dice infine.
«Sei impossibile.» dico prima di andarmene in direzione della mia casetta.

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