11- Come vuoi.

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Apro gli occhi, infastidita da un fascio di luce, che si riflette proprio all'altezza dei miei occhi.
Oggi Davide se ne va. Questo è il mio primo pensiero. Scendo dal letto e controllo l'ora, sono le sei e venti, è ancora presto.
Vado in bagno a lavarmi la faccia, mi guardo allo specchio, ho gli occhi gonfi, ieri sera ho pianto sempre, soprattutto per Davide, non per Mario.
A proposito di Mario, sono arrivata alla conclusione che è un coglione e che non voglio più averne a che fare.
Ieri sera sono andata da Davide dopo la discussione con Mario e lui, anche in quelle condizioni, mi ha consolato, mi è stato vicino. È un ragazzo d'oro, per questo non voglio perderlo. Ho pianto sulle sue spalle, mentre lui mi abbracciava, forse una lacrima è scesa anche a lui, ma non me l'ha dato a vedere.
Decido di vestirmi e andare subito da lui.
«Davide, svegliati.» lo scuoto leggermente, so che svegliare le persone è un'infamata, ma devo farlo.
Lui borbotta e si gira dall'altra parte.
«Dai, sai che ho trovato dell'erba? Se vuoi ce la fumiamo insieme, prima che parti.»sussurro. Piano piano si gira, con un occhio ancora chiuso.
«È vero?» dice con la bocca impastata. Io annuisco. Lui apre anche l'altro occhio e lentamente si mette a sedere.
«Fammela vedere.»
«Ce l'ho nel mio letto, sotto il cuscino.» alza un sopracciglio.
«Non c'è nemmeno un grammo d'erba, vero?» cerco di non ridere e di rimanere seria, ma lui capisce.
«Vaffanculo.» io lo zittisco.
«Non sei contento di vedermi?»dico stendendomi di fianco a lui.
«No, io sono contento di vederti solo quando non mi svegli.» rido e lo abbraccio, tirandolo verso il letto per farlo stendere.
«Ci sentiremo per messaggio, vero?» gli chiedo.
«Certo, Alice, smettila di preoccuparti, io ti voglio bene, tranquilla.»

Mi scende l'ennesima lacrima, mentre Davide sale in auto e piano piano si allontana da noi, con le cuffiette alle orecchie e quella canzone ancora in loop.
Giro sui tacchi, asciugando la lacrima con il polsino della felpa.
«Va tutto bene.» sussurro a me stessa.
Faccio un grande sospiro.
Corro in bagno a lavarmi la faccia, poi mi lavo i denti, dato che non ho molta fame e non andrò a fare colazione.
«Ali, dai vieni con noi, non puoi stare a stomaco vuoto.» mi prega Allison.
«No, grazie, non ho proprio fame e non mi va di vedere Mario.»
«Va bene, ti portiamo una fetta di dolce, comunque.» mi informa Claudia. Annuisco, poi mi affretto ad andare al belvedere, per guardare tutto il panorama. Fin da piccola mi ha sempre rilassato osservare la natura in silenzio.
Sbuffo, pensando a quanto è insopportabile Mario. Non capisco perché non posso stare con Davide, che cosa gli avrà fatto mai?
«Cos'è che ti turba?» sussulto e mi giro, appoggiato alla spalliera della panchina c'è Matteo, con una sigaretta in bocca, ancora spenta.
«Niente.» dico rivolgendo lo sguardo di nuovo verso i monti. Lui si siede sulla spalliera.
«Il problema è Davide o Mario?» mi giro verso di lui.
«Come fai a saperlo?»
«Io so tutto.» dice con un sorriso beffardo, mentre si accende la sigaretta.
«Si, certo, ma se non sai nemmeno come ti chiami e da dove vieni!»
«Matteo Privitera, da Cinisello Balsamo, piacere.» mi porge la mano. Non posso fare a meno di ridere di fronte a tanta stupidità.
«Sì, va bene!» dico, divertita.
«Seriamente, è per Mario?» dice tornando subito serio. Annuisco.
«Ma anche per Davide che se n'è andato, avevo finalmente trovato una persona di cui fidarmi ciecamente.»
«Ti capisco.»
«Mario, è un coglione, non sopporta Davide e il fatto che siamo molto amici. Nemmeno quando ha saputo che a Davide era morto il padre ci ha lasciati in pace.» dico, gesticolando. «Insomma, un po' di rispetto. Lui dice che io lo devo rispettare, ma è il primo a non farlo con me e Davide!» alzo un po' la voce, sfogandomi. «Lo odio.» aggiungo, infine.
«Però continua a piacerti, nonostante tutto.» mi dice.
«No, non è così.»
«Stai cercando di auto-convincerti» dice ridendo sommessamente.
«No, sono già convinta, non ne ho bisogno.»
«Come vuoi.» fa spallucce.
«Vieni dalla stessa città di Gionata?» cambio discorso.
«Già.» Getta a terra il mozzicone di sigaretta.
«Quindi siete amici.»
«No, non proprio!» dice ridendo. Lui si siede vicino a me.  «Per Mario, tranquilla, okay? Alla fine capirai se è giusto per te o no. Ma per ora non pensarci.» annuisco mentre lui si accende un'altra sigaretta.
«Posso?» chiede sdraiandosi sulla panchina e appoggiando la testa sulle mie coscie.
«Tanto lo hai già fatto.»
«Infatti.» sorride e io, divertita, con lui.
«Vuoi?» dice offrendomi la sigaretta.
«No, grazie, non fumo.»Lui fa spallucce.
«Come mai non hai fatto colazione?» gli chiedo.
«Ho mangiato le merendine che un mio amico ha rubato.»
«Tutte?» annuisce.
«Erano solo due, è stato più forte di me.» ridacchia.
«Ma povero, potevi lasciargliene una!» fa cenno di no con la testa, ridendo.
«Tu, invece?»
«Non avevo fame.»
«Ti fa male non mangiare.» faccio spallucce. Non mi succederà niente per tre o quattro ore, tutti con questa storia che fa male, potrò pur fare ciò che voglio!
Vedo qualche ragazzo che esce fuori dalla sala mensa, segno che hanno quasi finito e tra mezz'oretta inizieremo a fare le nostre 'fantastiche' attività. Sbuffo.
«Che hai?» mi chiede, sentendomi sbuffare.
«Niente, non ho voglia di fare 'ste cazzo di attività.»
«A chi lo dici!»
«Alice!» Mi giro di scatto, Gionata viene verso di me. Sento Matteo bestemmiare, poi si alza.
«Tu che cazzo ci fai tu qui?» urla Gionata, riferendosi a Matteo.
«Oh, ascolta non mi rompere il cazzo già di prima mattina!» ribatte lui.
«Va bene, basta, state zitti!» loro mi guardano interrogativi. «Non so che sia successo tra voi, ma non ne parlate con me nei paraggi.» i due mi guardano, seccati. «Che c'è Giona?» chiedo, impaziente.

«Ti devo parlare.»

«Va bene.» saluto Matteo e camminiamo, cercando un punto lontano dalle persone.

«Non stare con Matteo.»

«Era questo che volevi dirmi?»

«No, ma-» lo interrompo bruscamente.

«Si può sapere cosa avete tutti? Ma potrò stare con chi voglio? Non sono stupida, cazzo!»

«Lo sai che Mario si incazza!»

«Non me ne frega niente di Mario, vaffanculo, te e il tuo amichetto!» lo spingo via, ma lui mi blocca, prendendomi il polso.

Sei sicura di quello che dici?»

«Sì.» sentenzio a denti stretti, prima di liberarmi dalla sua presa e andarmene.

Torno nella mia casetta dove Claudia mi indica la fetta di dolce al cioccolato. Le ringrazio e racconto ciò che mi è successo.
«Dirò a Gionata di non darti più fastidio, tranquilla.»
«Ma non è colpa sua, è Mario che l'ha mandato, suppongo.» in quel momento all'altoparlante ci chiamano per l'attivita.
Facciamo per uscire, ma nelle scalette, davanti alla mia casetta trovo Mario, appoggiato allo scorrimano.
Io torno dentro e lui mi segue.
«Che vuoi?» chiedo, scocciata.
«So che sei stata con Matteo sta mattina.» mi siedo, impaziente di finire questa ennesima litigata. «Morto un papa se ne fa un'altro, giusto?» sbuffo.
«Ti vuoi levare dai coglioni?»
«No, tu adesso mi ascolti e non fai la bambina.»
«Ma se sei tu l'infantile qua!» dico alzandomi.
«Ascoltami, tu devi stare lontano da Matteo okay? Ma non hai visto come si comporta?»
«È comunque meglio di te!»
«Ma vaffanculo va!» sbraita, mentre va verso la porta. «Tu non lo conosci.»
«Ma cosa ti ha fatto?» lui alza gli occhi al cielo.«Sembra che tu odi la gente a caso, che ti sta sul cazzo a pelle, come con Davide.»
«Lascia stare.»
«No adesso me lo spieghi, cazzo!» dico afferrando il suo polso e tirandolo verso di me, per non farlo uscire.
«Matteo e Giona non si sopportano e io sono finito in mezzo a un loro litigio e ho capito che persona di merda è Privitera.» dice, sbrigativo.
«E sentiamo, che ha di male? A me sembra tranquillo e simpatico!»
«Hai detto bene, sembra!» dice urlando. «ha sempre un doppio fine in tutto ciò che fa!» sbuffo.
«Ascolta, non so se ti rendi conto che dal momento in cui ci siamo conosciuti, non facciamo altro che litigare, io non ce la faccio più, quindi facciamo basta!» dico con le lacrime agli occhi. Lui si blocca per qualche secondo, cercando di capire se faccio sul serio o no.
«Come vuoi.» Dice prima di girare sui tacchi e uscire.

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