14 - Continua.

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Lui riprende a baciarmi e succhia la pelle vicino alla coppa del reggiseno, lasciandomi un livido abbastanza grande. Poi prosegue verso il basso lasciando dei baci umidi, finché non arriva nella mia intimità, coperta dalle mutande.
Sposta un po' di tessuto e lascia un bacio che mi provoca piacere. Ritorna a baciarmi, ma all'improvviso, infila un dito nella mia intimità. Io mi irrigidisco, guardandolo.
«Vuoi che smetto?» mi chiede. Io faccio segno di no con la testa.
«Continua.» dico riprendendo a baciarlo.
Lui muove il dito, provocandomi sempre più piacere. Mi lascio scappare qualche gemito, ma cerco di non fare troppo rumore.
Decido di farmi avanti e allungo la mano, cercando il suo pacco. Faccio dei movimenti dapprima sopra i boxer, poi, continuo dopo che se li è sfilati.

«Sei brava, era la prima volta che lo facevi?» annuisco.
«Sì ma non ne parliamo, è imbarazzate.» dico ridendo.
«Ma a me piace parlarne.» sbuffo.
«Rivestiti, è meglio se torni da loro, ormai la pausa è finita da un pezzo.»
«Mi sono rilassato in altri modi, tranquilla.» rido, dandogli dello scemo e tirandogli i suoi vestiti.
«Aspettami, vengo anche io, non ce la faccio più a stare qui.» dico, alzandomi e vestendomi.

«Finalmente sei uscita da quella topaia!»
«Ciao anche a te Giona!» dico abbracciandolo.
«Ehy, non troppo che mi attacchi i batteri!» dice ironico.
«Ali, finalmente!» Mi saluta Allison. Poi lancia uno sguardo alle mie spalle, dove c'è Mario che mi tiene ancora per mano, mentre parla con Mirko. «Tu e lui, insieme di nuovo?»
«E speriamo di riuscire a stare tranquilli almeno per altre due settimane!» lei ride.
«Ciao stitico.» abbraccio Mirko, che si offende. «Dai, lo sai che ti voglio bene, anche se non caghi.»
«Okay, non è colpa mia, non riesco in questi bagni, non è casa mia!» rido e mi siedo di fianco a lui, salutando Diego davanti a me.
«Ancora fate pausa? Quanto dura oggi?»
«È che dovevamo fare attività all'aperto, cioè ripitturare le staccionate, ma piove e ci lasciano del tempo libero finché non si organizzano.» Spiega Diego, con aria un po' assente.
«Tutto bene?» annuisce.
Si apre la porta della mensa e entra Giulia, una ragazza dai capelli rossi, occhi verdi, bassetta ma davvero bella. Guardo Diego e gli si illuminano gli occhi mentre la segue con lo sguardo. Lei viene proprio verso di lui e lo saluta con un bacio nella guancia.
«E non dici niente?» dico dopo che Giulia se n'è andata. Lui sorride.
«Che faccia da ebete che hai, il piccolo Diego si innamora!» lui mi zittisce subito.
«Non urlare!» mi rimprovera. Rido mentre lui si guarda intorno, imbarazzato, dato che tutto il nostro tavolo, si è girato a guardarlo.
«Scusa!» sussurro, ridendo ancora.
«Fottiti.» dice divertito. «Mario, zittisci la tua ragazza!» Mario mi guarda divertito. «Sei come gli sbirri, quando servi non ci sei mai» si lamenta Diego.
«Gli sbirri non servono mai.» lo corregge ridendo.
«La tua ragazza?» chiedo, sottovoce a Mario. Lui fa spallucce.
«Se vuoi avere questo onore.» dice altezzoso.
«Oh, l'onore è solo tuo!» mi da un bacio, probabilmente per farmi stare zitta.
«Ragazzi, finalmente ha smesso di piovere, è un po' tardi però per iniziare a dipingere la staccionata, quindi fino a cena potete rilassarvi, ancora!» Mike cerca di spegnere l'altoparlante, ma si sente solo un fastidioso fischio. «E poi dicono che li facciamo lavorare troppo. Questi ragazzi!» noi ridiamo.
«Mike, ti sentiamo!» urla Gionata. Subito Filippo va in aiuto di Mike e insieme spengono il microfono.
Guardo l'orologio, in effetti sono già le sei e mezza, tra un po' sarà ora di cena.
Sento i ragazzi bisbigliare tra loro, poco dopo si alzano e ci dicono che se vogliamo possiamo andare con loro. Allison decide di andare da Jacopo mentre Claudia viene con noi.
Andiamo dietro una delle casette dei ragazzi, quella dove Mario e Giona si sono picchiati. Li troviamo un altro gruppo di ragazzi, gli stessi dell'altra volta che ci salutano e uno di loro, mi pare si chiami Ivan, parla con Mario sottovoce, mentre guarda me e Claudia. Vedo Mario annuire in continuazione e alla fine Ivan gli da una piccola busta, con l'erba dentro. Guardo Claudia, contrariata, mentre lei fa spallucce.
Mario, Gionata, Diego, Mirko e Ghali, che ci ha raggiunti dopo, iniziano a rollare la prima canna della giornata.
«Ivan è di Aosta, è per questo che ha l'erba. Infatti lo vedo qualche mattina che esce dal campo, quando i responsabili non sono nei paragggi e parla sempre con un tizio, probabilmente la prende da lui.» annuisco, mentre Claudia mi informa.
Ci sediamo per terra, Mario inizia a fumare e si mette di fianco a me.
«Ivan, allora, come sta la tipa tua?»
«Insomma, l'ho mandata a fanculo.»
«Cosa?» chiede Mario ridendo.
«È andata con un ragazzino dell'età sua, una settimana fa.»
«Che troia!» Ivan gli da ragione e passiamo l'ora successiva a parlare del più e del meno. Ivan è simpatico, fa ridere, mentre con i suoi amici non ci ho parlato per niente, ma conoscendoli di vista so che non sono tutta questa simpatia.
«Tra poco ci chiameranno per cena.»
«Spero ci sia il pollo fritto.» dice Mario, spegnendo la seconda canna per terra.
«Sai anche tu che non ci danno da mangiare queste cose.» lui sbuffa e appoggia la testa nella mia spalla.
«Mi porti le patatine?»
«E dove le prendo?» chiedo.
«Da Giona.» guardo Gionata e lui scuote la testa. Anche lui si è fatto due canne, ma regge molto di più di Mario.
«Gionata non ha le patatine.»
«Scusa fratè, le ho finite.» aggiunge Gio.
«Ma vaffanculo.» rido e Mario mi guarda, con un'aria rilassata.
«Mi gira la testa.» dice ridendo.
«Appunto, quindi basta adesso.» dico rifiutando per conto di Mario, la canna che si stavano passando.
«Hai un culo perfetto, fammelo rivedere.» Io lo guardo a metà tra l'arrabbiata e divertita.
«Mario, per favore!» dico, mentre tutti gli altri ridono, dopo aver sentito la sua richiesta.
«Dai, fa' vedere!» gli do uno schiaffo sulla spalla e lo spingo via, lui si mette a ridere e poi mi bacia.
«Non mettetevi a farlo qui, però!» esclama Ivan divertito.
«Raga io mi vado a cambiare che tra poco ceniamo.» dice Giona alzandosi. «Mario, vieni con me, o la puzza di erba ti rimane addosso.» lo aiuto ad alzarsi, poi lo affido a Giona. Il che non è stata una buona idea.
«Oh, cazzo, Mario non cadere senza preavviso!» esclama Giona, caduto a terra con Mario sopra. Io e Claudia iniziamo a ridere, seguite da tutti gli altri.
«Scusa, non sapevo che sarei caduto, la prossima volta cerco di avvisarti!» dice Mario ironico, ma con estrema tranquillità. Mi metto a ridere, mentre lo prendo per un braccio e lo aiuto a rimettersi in piedi.
«Claudia, puoi controllare se ci sono responsabili nei paraggi?» le controlla, poi scuote la testa.
«Via libera.» dice.
Metto il braccio di Mario intorno al mio collo e Claudia fa lo stesso con Giona. Li portiamo nella loro casetta dove ci sono Ghali e Mirko, che sono venuti via poco prima di noi e si sono già cambiati.
«Si devono cambiare.» dico ai due, che ci guardano interrogativi.
«Ah, va bene, tranquille li aiutiamo noi, andate anche voi che puzzate d'erba tanto quanto loro.» li ringraziamo e andiamo nella nostra casetta.
«Che casino!» esclamo.
«È divertente però.» lei ride mentre io scuoto la testa.
Mi faccio velocemente una doccia, senza lavare i capelli, poi mi metto dei vestiti puliti, e metto gli altri nel cesto dei panni sporchi, ormai pieno.
«Sarebbe ora di fare la lavatrice.» informo Claudia.
«Domani la facciamo, ora non ne ho voglia.» esco dalla porta e mi siedo nelle scalette. Con mia grande sorpresa noto Diego seduto sotto la quercia insieme ad Giulia.
«Ehy, Claudia! Guarda che carini!» lei si affaccia. Giulia prende la mano di Diego e inizia a giocare con le sue dita.
«Guarda lei quanto è dolce!» le dico, sottovoce.
«Sarà un problema però, Diego non può assumere dolci.» rido dandole dell'idiota.
«Tanto non può sentirmi da qua!» esclama ridendo e tornando dentro, saltellando. Rido e mi rimetto a scrutare i ragazzi da lontano. Chi gioca, chi parla in gruppo. Amo stare qui, è così calmo e sembra che i problemi non ci siano. Eppure in mezzo a questi ragazzi poco tempo fa ce n'era uno, Davide, che mi manca ogni giorno di più. Quel ragazzo per me è stata una benedizione, non so perché ma mi sono sentita subito in grado di fidarmi di lui, cosa che con gli altri mi rimane difficile. È come se lui nei suoi diciassette anni avesse vissuto più di tutti noi. Nel suo piccolo ha fatto molte esperienze, anche le più brutte. In momenti come questi mi manca, lui sarebbe venuto qui da me e mi avrebbe fatto ridere, spezzando la monotonia.
Mi manca.

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