9 - Non sarà diverso.

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Finita la cena, butto nei rifiuti il mio piatto di plastica e aspetto gli altri per andare fuori.
«Allora, adesso che non ci guarda, vuoi raccontarmi che è successo prima?»
«Beh, mi ha spinta al muro e ha iniziato a baciarmi, poi però è arrivato quell'educatore e ce ne siamo andati.»
«Quante te ne farà passare.»
«Non sta mai alle regole, mi vuole quando non si può e quando c'è tempo libero fuma e basta...»
«Eccolo.» mi avverte a bassa voce, io mi giro e vedo Mario che esce dalla mensa e si dirige verso di noi. Davide si allontana un po' da me.
«Vieni con me?» mi chiede serio. Io guardo Davide, un po' interrogativa e lui mi fa cenno con la testa di andare, rassicurandomi con il suo sorriso.
Mi allontano con Mario.
«Ti serve il suo permesso ora?»
«No, è che-» mi interrompo vedendo che estrae dalla tasca una canna.
«Che hai?»
«Smetterai mai?» scuote la testa, prima di accendersela e iniziare a fumare. Sospiro.
«Dove andiamo?» chiedo, vedendo che andiamo sempre più lontano dai dormitoi, dove non c'è luce, ma solo alberi.
«Qua dietro.» indica una piccola casetta in legno, probabilmente abbandonata.
«Qui dentro un tempo ci tenevano gli attrezzi, poi sono stati spostati nel ripostiglio dove ci siamo nascosti l'altra volta, perché è più vicino al campo.»  mi informa.
«E possiamo stare qui?» Scuote la testa e mi sorride. Io non sono abituata ad andare contro le regole, lui lo sa e probabilmente ci fa apposta a portarmi in questi luoghi.
Arriviamo dietro il vecchio ripostiglio, dove c'è una piccola torcia e una coperta.
«E queste?»
«Non è la prima volta che vengo qua, l'abbiamo scoperto io, Gio, Diego, Ghali e Mirko. Da quel momento vengo qui spesso, è bello perché senza luci puoi stenderti, fumare e vedere le stelle.»sorrido mentre si stende sulla coperta. Mi invita a mettermi di fianco a lui, spegniamo la torcia e rimaniamo lì in silenzio, abbracciati.
Amo annusare il suo profumo, misto a quello del fumo. È strano come lui riesca a farmi amare la compagnia delle persone.
Il suo respiro è calmo e il battito regolare. Finisce la sua terza canna e socchiude gli occhi.
«Sai cantare?» mi chiede, ancora con gli occhi chiusi.
«Non bene.» Ridacchio guardandolo.
«Prova, cantami qualcosa, amo la tua voce.» sono imbarazzata, ma voglio accontentarlo, in fondo è un po' che non ascolto la mia musica e cantare, anche se male, mi farebbe bene.
Lui mi ascolta, come se non fosse per nulla schifato dalla mia performace. Dopo poco, però mi fermo, vergognandomi per come stavo cantando.
«Sei brava, non è vero che non sei in grado.» poi continua: «devi solo crederci un po' di più, va bene?» mi dice aprendo gli occhi e girandosi verso di me. Io annuisco, guardandolo negli occhi. Lui si avvicina, mette la sua mano dietro la mia nuca e mi bacia dolcemente, come non aveva mai fatto fino ad ora. Con una mano sotto al mio sedere mi spinge verso di lui, io mi metto a cavalcioni. Porta una mano sotto la mia maglia e la passa, leggera, sulla mia schiena, facendomi venire i brividi.
Mi fa mettere sdraiata, invertendo le parti. Io gioco con i suoi capelli, tirandoli leggermente.
Interrompe il bacio e appoggia le sue labbra sul mio collo dove, dopo poco, sento un leggero pizzicore, ma lo ignoro, lasciandolo fare.
Continuiamo a coccolarci e baciarci​  non so dire per quanto tempo, poi ci rilassiamo, entrambi sdraiati su quella coperta, stesa sull'erba ormai umida.
Mario si accende una sigaretta.
«Che ore sono?» chiede.
«Non lo so, non ho il cellulare dietro.»
«Dici che è ora di tornare?»
«Penso di sì.» quindi ci alziamo e pieghiamo la coperta, che lui lascia insieme alla torcia, in una vecchia carriola, ricoprendole con un telo.
Torniamo al campo e l'orologio sopra la porta della mensa segna le undici e quaranta di sera. Sbarro gli occhi.
«È passato in fretta il tempo, dormono tutti ormai.» dico sottovoce.
«Poi sta sera non c'era nemmeno il falò, sono andati a letto prima.»
«Sì e ora ci vado io, muoio dal sonno.»
«Non vorresti stare ancora un po' con me?»
«Certo che no, accompagnami, grazie.» fingo di fare l'antipatica, ma rido subito, sperando che non si incazzi.
«Come vuoi, ma io non ti accompagno.»
«Dai, ho paura.»gli faccio gli occhi dolci.
«Non ti accompagno perché fai la dolce, ma perché sono un bravo ragazzo.»
«Sì, come no.» Rido e lo prendo in giro mentre ci avviamo alla mia casetta.
«Allora a domani.»gli dico, triste.
«Sì, a domani, tanto saremo sempre qui eh, non è mica un'addio.»
«Lo so, ma sono stata davvero bene con te oggi e non voglio che domani sia diverso.»
«Perché dovrebbe esserlo?»faccio spallucce.
«Non importa.» gli stampo un bacio in bocca e faccio per andare dentro, ma lui afferra il mio polso e mi fa girare. Mi da un'altro bacio.
«Non sarà diverso, te lo giuro.»
Gli sussurro un 'buonanotte' e felice, entro dentro.
Lì, Claudia ed Allison, erano appostate dietro la porta.
«Che facevate?» chiedo sospettosa.
«Niente.» dice Claudia.
«Vi stavamo spiando, abbiamo sentito tutto.» Claudia la rimprovera con lo sguardo e io rido, Allison non sa proprio mentire.
«Allora non devo spiegarvi niente, buonanotte.» vado a lavarmi i denti e mi metto il pigiama, poi vado a letto, mentre le ragazze continuavano a spettegolare.

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