Oh no. È successo qualcosa a Kiki? O a suo figlio? Una ex moglie?
Glielo chiedo. Lui mi guarda di nuovo con occhi disperati e poi chiama il paramedico dell'ambulanza che è appena arrivata. Mi chiede di lasciargli qualche minuto per parlargli da solo.
Così mi allontano e decido di scendere a prendere un caffè per distrarmi, nonostante sia molto tardi.
Saluto mia madre con fare radioso e le chiedo il solito, abbandonandomi stancamente su uno sgabello al banco. Sorrido mentalmente mentre mi porge la tazza fumante, aspettando la solita predica sulla caffeina. Non arriva. Ma cos'hanno tutti oggi?
Cerco di non farci caso e mi concentro sul caldo aroma che pervade la stanza. Dio, quanto amo il caffè.
Ripenso a Maura. Chissà se ha richiamato: controllo il telefono, nessun messaggio. Probabilmente dorme ormai. Decido di andare a casa sua, magari è giù come Korsak e mia madre, magari può spiegarmi perché. Mi sto rattristando a vedere tutti così.
Mi avvio all'auto, non senza lasciare il solito dollaro sul banco, pensando a Maura con la solita allegria. Straordinario, riesce a farmi sorridere anche quando non c'è. Pazzesco.
Mi incammino verso il vecchio pick up, frugando le tasche alla ricerca delle chiavi.
Mentre apro l'auto, sento qualcuno cingermi le spalle. Porto istintivamente le mani alla pistola, pronta a vedermela con un eventuale aggressore.
"Ehi, ehi. Piano, detective."
"Oh, mi scusi. L'abitudine, sa."
Il volto del paramedico si piega in un lieve sorriso.
"Nessun problema. Le dispiace se scambiamo due parole?"
Lo guardo con aria interrogativa, accennando all'ambulanza.
"Oh, quella. Non serve più, tutto a posto" mi risponde rassicurante. "Comunque volevo chiederle di Maura; lei la conosce molto bene, vero?"
Mi metto sull'attenti. E questo chi è?
"Mi scusi, credo di non aver capito il suo nome."
"Oh, già. Tom. Tom Williams. Ero all'università con Maura. Sa, non ci vediamo da un sacco di tempo e, visto che la settimana prossima sarà il suo compleanno, pensavo di regalarle qualcosa. E magari lei può aiutarmi."
"Uh, okay."
Così parliamo per un po' di Maura, divagando poi anche sulla professione medica e scherzando sulla carriera di detective. Mi racconta un po' della sua famiglia, concentrandosi sulla madre assillante.
Ad un certo punto si guarda l'orologio che porta al polso, e inarca le sopracciglia.
"Accidenti se è tardi! Mia moglie mi starà aspettando. Devo andare, mi scusi. Le serve un passaggio?"
Sposto lo sguardo sul pick up, poi mi giro verso Tom.
"No, grazie. Non occorre. Ci vediamo, eh. Grazie ancora della chiacchierata."
"È stato un piacere."
Metto in moto l'auto, ma ottengo solo qualche sbuffo. Riprovo, stessa reazione. Scendo veloce dall'auto, e corro verso l'ambulanza.
"Ehi Tom!" gli grido "Aspetta!"
Lui mi vede dallo specchietto e si sporge dal finestrino.
"Cambiato idea sul passaggio?"
"Proprio così."
Do l'indirizzo a Tom, lo ringrazio ancora, e poi mi adagio sul sedile dell'ambulanza, stupendomi della sua comodità. Chiudo gli occhi e mi rilasso. Dio, che stanchezza.
Quando mi sveglio siamo davanti all'ospedale, e vedo una squadra di paramedici correre verso di noi.
"Ehi, ma che diavolo succede?"
Sento una siringa penetrarmi il braccio e un dispiaciuto "Mi scusi" da parte di Tom.
Poi, più nulla.
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I miss you
Fanfiction"Ero nell'auto di pattuglia con Korsak, quando Frost ci inviò le coordinate del posto in cui il bastardo teneva imprigionata Maura. Spinsi il pedale dell'acceleratore con quanta più forza potessi, quasi il vecchio pick up fosse in grado di superare...