S1: E12 "Amari ricordi"

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NANCY

"Qualcuno è felice!" commenta Monty, osservandomi. È occupato ad aggiustare la ricetrasmittente che si è rotta di nuovo. Jasper gli sta passando i vari attrezzi con aria annoiata.
"Dovresti conoscermi, Monty." ribatto, sedendomi accanto a lui. Jasper sbadiglia, portandosi una mano alla bocca per coprirla.
"Oggi, Finn ed io andiamo a perlustrare di nuovo la zona. Forse qualche stupido animale ha passato il confine." dico, afferrando un chiodo in mano.
"Tu e Finn siete spesso insieme. C'è qualcosa che dobbiamo sapere?" domanda Monty, lanciandomi un'occhiata accusatoria.
"No. Siamo solo amici." dico, cercando di stare più calma possibile.
"Amici che sco..." Monty tira un calcio a Jasper.
"Cosa?" mi alzo di scatto, imbarazzata. "Non dire assurdità, Jasper!"
"È vero! Altrimenti non saresti così rossa!" esclama Jasper. Gli lancio il chiodo addosso. Il mio migliore amico urla, massaggiandosi la spalla con una mano.
"Sei impazzita! Stavi per uccidermi!" grida. Monty ed io scoppiamo a ridere. Nel frattempo, ci raggiunge Harper che saluta timidamente Monty.
"Nancy, c'è Finn che ti sta aspettando." dice la ragazza. Annuisco e prima che gli altri due possano rivolgermi altri commenti inopportuni, sgattaiolo via.

Mentre procedo spedita verso i cancelli del campo, sorrido tra me e me. Sono grata a Monty e a Jasper, i quali fanno di tutto per tirarmi su il morale. Sono le uniche persone che mi sono state vicine durante gli anni passati in depressione. Una depressione che ha causato mia madre, giustiziando mio padre.

Flashback

Continuano a urlare. La nostra cabina è abbastanza piccola e anche se mi trovo in un'altra stanza, riesco comunque a sentirli. Immagino mia madre gesticolare con forza e puntare il dito con fare accusatorio verso mio padre. Lui, invece, lo immagino a braccia conserte e lo sguardo basso. Papà non ha mai alzato la voce, ma quando litiga con mia madre sembra un'altra persona.
"Tom, non puoi continuare a fare così! Metti in pericolo la nostra famiglia. Se non vuoi farlo per me, fallo per Nancy!" dice mia madre.
"Ci provo Esma! Ci provo ogni santo giorno!" esclama lui.
"Prova di più." ribatte lei. E poi sento dei passi concitati che si allontanano e una porta che sbatte fortemente.
La porta di camera mia si apre piano. Mio padre fa capolino con la testa, chiedendomi in silenzio se può entrare. Annuisco. L'uomo si siede accanto a me. Prima di parlare, tira un lungo sospiro.
"Mi dispiace Nancy. Io voglio bene a tua madre, ma a volte litighiamo." comincia.
"Litigate da mesi ormai..." ribatto io, tenendo lo sguardo basso.
"Lo so." sussurra piano. C'è del silenzio imbarazzate tra noi, ma che viene poi spezzato dalla voce rotta di mio padre.
"Ho causato fin troppi problemi, tesoro. È il momento che li risolvi... Voglio solo dirti che ti voglio bene e..." Tom tira fuori dalla tasca dei suoi pantaloni da lavoro una chiave inglese.
"Tienila. Un giorno sarai un ottimo meccanico." e prima che possa aggiungere altro, la porta della nostra cabina si spalanca. Delle guardie irrompono nella stanza, puntando i fucili contro mio padre.
"Tomas Bennett, lei è in arresto." dice una guardia. Mio padre si alza, allungando le mani per farsele ammanettare.
"No!" urlo, afferrando un braccio di mio padre.
"Si tolga di mezzo!" ordina una guardia. Scuoto la testa, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime.
"Papà, non lasciarmi!" urlo, stringendolo ancora di più a me.
"Nancy, vieni dalla mamma." dice mia madre con sguardo severo. Ha il viso indurito e nessuna lacrima a bagnarle le guance.
"Mamma, perché lo portano via?! NO!" la guardia riesce a staccarmi da mio padre. Mia madre mi afferra saldamente per una spalla, non permettendomi di muovermi.
"NON PORTATELO VIA! VI PREGO!" cado in ginocchio, implorando alle guardie di lasciarlo stare.
"Mamma, ti prego fai qualcosa!" la donna non muove un solo dito, bensì guarda il marito che viene portato via.

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