Capitolo 10.

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Sono passati tre giorni dall'ultima volta in cui Luke mi ha rivolto la parola. O meglio, dall'ultima volta in cui abbiamo dialogato. Ora ci limitiamo ad annuire e a frasi come "mi passi l'acqua?" oppure "Ash ti cerca" e così via.

Sembra volermi evitare. Come se fosse infastidito dalla mia presenza, appena arrivo io, lui magicamente scompare. Non mi degna di uno sguardo. Inizio a pensare di essermi sognata tutto quello che è successo.

Al contrario, in questi giorni ho legato un po' con i ragazzi, soprattutto con Ash. Abbiamo avuto modo di parlare e conoscerci meglio e devo dire che sono veramente simpatici e non se la tirano affatto. Beh, sanno di essere dei bei ragazzi, questo è chiaro, ma non pensano di essere superiori agli altri. Ho raccontato loro di mia madre: Cal dice che avrei dovuto ascoltarla perché è pur sempre mia madre, Ash mi da ragione e Michael pure. Luke non ha espresso la sua opinione ma ho sentito i suoi occhi addosso tutto il tempo, ascoltava con attenzione tutto ma non ha aperto bocca. Stranamente. L'ho visto sorridere mentre raccontavo di come me ne andai di casa. Mi sarebbe piaciuto un suo parere, chissà cosa avrebbe fatto lui con quel carattere particolare.

Per quanto riguarda Miss cozza (io e Ash l'abbiamo chiamata così perché non fa altro che strusciarsi e appiccarsi a tutti) ha continuato il suo lavoro ovvero corteggiare tutti e penso che prima o poi non indosserà neanche i vestiti. Sempre se quelli di adesso possono considerarsi vestiti.

Il suo secondo lavoro è rompermi le palle e riempirmi di battutine e frecciatine. Ridicola. Non fa altro che venire a raccontarmi i dettagli intimi con i ragazzi e soprattutto con Luke, come se a me interessasse qualcosa. Poi continua a ripetermi che la mia tattica da "finta santarellina" non funzionerà. Mi chiedo che problemi la affliggono.

Devo ammettere che sono rimasta un po' turbata quando il giorno successivo alla mia discussione con Luke, lei mi abbia raccontato di come si sono baciati con tanto di lingua sul letto in camera di lei.

"È davvero bravo a baciare, saremmo potuti andare oltre se non ci avessero interrotto"

"Ci sa fare con le ragazze, non volevo smettere. E nemmeno lui."

Avrei voluto prenderla a calci e urlarle che non me ne fregava niente della loro storiella d'amore e che lo sapevo benissimo che ci sa fare perché ha provato a fare lo stesso con me.

È mattina e come tutte le mattine mi sveglio per prima e scendo a preparare la colazione per tutti. Entro in cucina e Luke è seduto nello sgabello, a petto nudo. Ci guardiamo in imbarazzo per qualche secondo, poi decido di far finta di niente.

-Buongiorno- lo saluto e apro il frigo per prendere le uova, il latte, il burro e gli altri ingredienti.

-ciao- la sua voce è roca, impastata ancora dal sonno. Ma rimane comunque bella. E sexy. Può essere così bello anche in prima mattina?

Inizio a preparare i pancakes con la nutella e come sempre, inizio a mangiarmi ditate di nutella.

-Posso prenderne un po'?- chiede alzandosi.

-Certo- annuisco prima di leccare il mio dito pieno di nutella, ma lui mi afferra la mano e mi precede, facendolo al mio posto.

Rimango stordita da quel gesto che considero troppo intimo e dolce tra due persone che non si parlano da 3 giorni. Ritiro la mano e continuo a preparare la colazione, ma lui rimane a fissarmi.

Poi sento le sue braccia scivolare dai miei fianchi alla pancia e capisco che mi sta abbracciando da dietro. Scosta i miei capelli da un lato e appoggia la sua guancia sull'incavo del mio collo, solleticandomi con la sua barbetta.

-Mi dispiace per l'altra sera- sussurra.

-Non mi hai più rivolto la parola. Devo aver fatto qualcosa di grave- rispondo sinceramente.

Ride. -Tu non hai fatto niente. Sono.. io. È colpa mia- ammette e riesco a cogliere una nota amara nel suo tono, ma non ne sono sicura.

-Allora cosa è successo?- domando confusa. Se non ho fatto niente, perché si è comportato così?

Silenzio. Non risponde.

-Quando inizierai a rispondere alle mie domande?- chiedo sbuffando.

-Chiedimi se sono vergine e ti risponderò- ammicca dandomi un bacio sul cullo. Ed ecco ancora la scarica di brividi. Ma come si fa a trattenerli?

Rido nervosamente per nascondere l'imbarazzo.

-Potrei abituarmi all'idea di sentire la cucina profumare di pancakes tutte le mattine- sussurra dolcemente mordicchiandomi il collo.

Sorrido inevitabilmente e mi volto verso di lui, allacciando le mie braccia al suo collo e stringendolo in un abbraccio. Sento le sua mani premere sui miei fianchi e scivolare sulla schiena.

-Dio Ali, perché non metti mai i pantaloncini?- chiede stringendo la presa.

-Dormo più comoda così. E poi la maglia è lunga- rispondo allontanandomi un po' per guardarlo in faccia. In effetti è cosi, indosso una maglia larga e bianca.

Cavolo se è bello. Ha tutti i capelli spettinati e non riesco a tenere ferma la mia mano che è già fra i suoi capelli, portandoli indietro. Mi mordicchio il labbro, imbarazzata dalla strana situazione.

Lui non dice nulla e continua a guardarmi, poi vedo il fuoco accendersi nei suoi occhi. Mi solleva afferrandomi dalle cosce e io allaccio le gambe dietro la sua schiena, facendo inevitabilmente salire la maglia, scoprendo la pelle. Con movimenti veloci mi fa sedere sull'sola al centro della cucina e rimane fra le mie gambe, così vicino..

Sento un calore espandersi dentro di me, mentre lui fa scorrere le sue dite sulla mia gamba fino ad arrivare alla coscia, sempre piu in alto. L'altra mano è salda dietro la mia schiena, spingendomi il più possibile vicino al suo petto.

Non faccio in tempo a capire cosa sta succedendo, che lui si fionda sulle mie labbra. Non mi bacia. Afferra il mio labbro inferiore tra i denti, per poi passarci delicatamente la lingua. Sento il sapore della nutella. Poi si stacca, ma rimane comunque vicino, tanto da far scontrare i nostri nasi e sentire il respiro di uno sull'altro. Non si allontana, ma è lontano con la mente, sembra sovrappensiero, come se fosse distratto da qualcosa.

Non so cosa fare, ma voglio farlo tornare da me, così prendo coraggio e azzero quel centimetro di distanza che separa le nostre le labbra: lo bacio. Premo le mie labbra sulle sue in un breve ma intenso bacio a stampo. Sento il freddo dell'anellino nero e il sapore della nutella. Le sue labbra sono così morbide e belle che ne assaggerei ogni millimetro, le bacerei altre e tante volte. Ha mandato in tilt il mio corpo, il mio cervello, il mio cuore, in pochi secondi. Apro gli occhi e lui li ha ancora chiusi. -Luke- sussurro, e mi accorgo dello strano suono della mia voce. Soleva le palpebre e mi guarda, poi sorride e vedo la fossetta farsi spazio sulla sua guancia.

Sorrido anche io e lui appoggia la sua fronte alla mia, continuando a guardarmi negli occhi. In quel momento non c'era nessun altro. C'eravamo solo io e lui.




Groupie|Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora