Capitolo 1

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Apro le tende del soggiorno per fare entrare un po' di luce e mi accorgo che oggi è una giornata molto cupa, le nuvole coprono tutto il cielo e non c'è nemmeno un raggio di sole che spunta da esse, un po' come le mie giornate da quasi un mese.
Sono sempre stato un ragazzo allegro, solare, pieno di vita e di energia, sfrutto sempre tutte le ore del giorno per fare mille cose in una volta: sveglia presto, corsa, lavoro al bar, palestra, bar, amici.
Le mie giornate sono sempre state ricche, ho sempre affrontato tutto con il sorriso, con la voglia di non arrendermi mai, di prendere la vita così come viene e di non abbandonare mai quella curva bellissima del viso che mi fa stare bene.
Eppure sono settimane che non sorrido più come prima, che quel tratto che mi ha sempre contraddistinto dagli altri è sparito.
Non riesco più a trovare un motivo valido per ridere o forse è soltanto perché non c'è più lui nelle mie giornate.
Lui mi ha fatto capire quanto sono belli i piccoli gesti, lui che mi ha insegnato a riscaldare questo mio cuore un po' freddo, lui che ha trovato la giusta chiave per aprire la gabbia che racchiudeva il mio cuore per proteggerlo dalla cattiveria della gente, lui che è la fine del mio filo rosso.
Oggi è domenica e per la prima volta farò qualcosa che mi riscalda il cuore, che mi farà distrarre un po' da questo vuoto che sento, oggi andrò a trovare dei bambini in una casa famiglia qui a Verona.
Voglio regalare qualche sorriso, qualche parola di conforto, un abbraccio e una carezza a tutti quei bimbi meno fortunati di me, perché tutti abbiamo diritto a crescere in una famiglia che ci vuole bene, i bambini non hanno colpa di nulla e meritano solo tanto amore.
Ho comprato due pacchi di giochi, Agnese, così si chiama la ragazza che si occupa di gestire la casa famiglia, mi ha detto che ci sono 15 bambini e siccome voglio essere una specie di babbo natale per loro ho deciso di comprare una quantità industriale di giochi, ho preso qualsiasi cosa adatta alle varie età e non vedo l'ora di stare con loro a scartare i pacchi perché infondo anche io sono un bambino dentro.
Faccio una colazione veloce, oggi non ho voglia delle banane quindi prendo solo uno yogurt e dopo aver fatto la doccia, essermi vestito con un jeans, una maglietta bianca e una felpa, afferro chiavi, portafogli e telefono ed esco di casa.
Mentre sto guidando mi arriva una telefonata di Agnese
"Buongiorno Claudio"
"Ciao Agne!! Sono per strada, fra una decina di minuti sarò lì"
"Perfetto allora, qua già i bimbi sono tutti svegli che ti aspettano"
"Sanno già di me?"
"Si! E Andrea non vede l'ora di giocare a calcio con te"
"Ma io sono una frana in quella specie di gioco" e mentre pronuncio questa frase il mio pensiero vola automaticamente a quella volta quando sul divano lui guardava la Lazio giocare e io che non capivo nulla. Mi manchi Mario.
"Non ti preoccupare, sarai fantastico lo stesso. Allora a dopo"
"A dopo" chiudo la telefonata e inevitabilmente controllo se ci sono messaggi su WhatsApp, niente di niente.

...

"Bambini vi presento Claudio" molti di loro dopo che Agnese mi ha presentato corrono nella mia direzione per salutarmi e per vedere cosa contengono quei due grossi pacchi bianchi.
"Piano, piano, c'è un regalino per ognuno di voi adesso per favore mettetevi seduti per terra" stranamente mi ascoltano tutti e Agnese mi sorride per tranquillizzarmi.
"Allora, adesso uscirò un regalo alla volta da questo grosso pacco e prima di consegnarlo a ciascuno di voi vi chiederò il vostro nome e l'età, che ne dite?"
"Siiiiii" un coro di voci riempie la stanza e anche un po' il mio cuore e così inizio a dialogare con loro e a consegnare tutto. Imparo tutti i loro nomi e le loro età, ci sono bambini di 5, 6, 8 anni e anche qualcuno più grande di 10 anni.
"Adesso guardate quant'è bella questa casa delle bambole, vediamo un po' tu come ti chiami?"
"Alice"
"Ma che bel nome, sembra quello di una principessa, Alice quanti anni hai?"
"5 anni"
"Allora sei ancora piccolina"
"Io non sono piccola, sono molto grande, so contare fino a 20 e sono il capo delle bambine" scoppio a ridere perché a soli 5 anni ha già un bel caratterino, sono sicuro che darà filo da torcere ai maschietti quando sarà grande.
"Scusami, hai ragione sei una donna grande tu" le faccio un sorriso e le accarezzo la testolina piena di boccoli
"Si, adesso dammi il mio regalo" allunga le sue piccole mani verso di me e mi guarda con due occhi speranzosi, è veramente bellissima. Le passo il gioco e lei subito inizia a scartare tutto, la osservo per qualche momento, osservo come si illumina a quella vista e per la seconda volta il mio cuore si riempie di gioia.
"E questo bellissimo pallone da calcio va a..."
"Andrea" risponde subito il bambino seduto alla sinistra di Alice, dal suo entusiasmo credo proprio che sia lui appassionato di calcio
"E tu quanti anni hai?"
"10 anni"
"Ti piace il calcio?"
"Tantissimo, nel giardino abbiamo un campetto però nessuno gioca con me perché sono tutti più piccoli"
"Mi dispiace e tifi qualche squadra in particolare?"
"Si, la Lazio" un colpo al cuore, fra tante squadre proprio questa? "È una delle squadre più forti e più belle, non smetterò mai di seguirla" perché il destino mi prende sempre in giro così? Anche Mario mi diceva queste parole quando guardava la sua squadra, sento gli occhi pizzicare, le lacrime minacciano di uscire ma non posso piangere qua, non posso permettere ai ricordi di rovinare questa mattinata, così giro la testa verso Agnese e la ritrovo con un passeggino mentre fa avanti e indietro.
Mi alzo perché le gambe iniziavano a fare male e mi avvicino a lei.
"Ehy che fai?"
"Clà. Sto cercando di far addormentare questa piccola peste" si sposta per farmi osservare e subito un paio di occhi castano chiari mi scrutano. Rimango per qualche secondo senza parole, è una bambina bellissima, con i capelli tra il biondo e il castano chiaro, due occhi grandissimi e un ciuccio in bocca, le faccio un mezzo sorriso e lei subito allunga le braccia verso di me per farsi prendere.
"Quanti mesi ha?"
"Sei mesi"
La guardo di nuovo e dopo il consenso di Agnese mi abbasso verso il passeggino e con tutta la delicatezza del mondo la prendo in braccio e lei subito mette le sue piccole manine sul mio viso per toccarmi e mi scruta, mi guarda negli occhi in modo intenso come se mi stesse guardando l'anima e dopo qualche minuto appoggia la sua testa sulla mia spalla, stringe tra i pugni la mia maglietta come a volermi dire di non lasciarla e chiude i suoi occhietti addormentandosi pochi minuti dopo.
"Ha capito che sei un buono Clà, per questo si è subito fidata di te"
"Come si chiama?"
"Maria" e io con gli occhi lucidi penso subito a Mario e alla sua voglia di famiglia, a Mario e alla sua capacità di stare con i bambini, a Mario che mi ripeteva sempre il suo desiderio di formare una famiglia con me, a me e Mario con questa piccola bimba a casa, a me e Mario che per adesso siamo distanti anni luce.
Stringo di più Maria tra le mie braccia e la cullo sperando che un giorno il mio desiderio di avere una famiglia con l'unico uomo che ho mai amato possa diventare realtà.

Io e te a crescere bambini Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora