Capitolo 5

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«Allora spiegami un attimo, quel tipo ti ha tradito con la tua coinquilina, tu hai sferrato un pugno, ti sei trasferita dal tuo vicino, hai incontrato un ragazzo che non avevi mai visto ma che abitava difronte a te assieme a Cody, c'è stata subito un po' di intesa ma lui ha fatto lo stronzo, dopodiché il tuo ex è venuto nel suo appartamento, ti ha visto e tu gli hai tirato un calcio nelle palle?» annuisco e mi mordo il labbro inferiore per non ridere. America è una ragazza abbastanza schietta e la sua schiettezza, appunto, mi mette a disagio o mi fa ridere. In questo caso la seconda opzione. Nell'aula di letteratura inglese risuona abbastanza confusione, quindi non c'è problema se io e Ame parliamo. Il nostro prof. non è ancora arrivato ma anche se fosse qui adesso sarebbe troppo preso dal suo giornale per dirci di star zitti. Le dita sottili di America sfrecciano fino ad arrivare ad una ciocca dei miei capelli che arrotola intorno all'indice.
«Beh, ragazza, non c'è che dire. Solo che la prossima volta portami da quell'imbecille del tuo ex così posso provare su di lui qualche mossa che ho imparato a Kung-fu.» mi metto a ridere e la guardo.
«Ma sono delle arti marziali cinesi per la difesa personale, non per l'attacco, Ame.» lei alza gli occhi al cielo e stringe la sua corta coda di cavallo. Una piccola ciocca blu ricade lungo in suo volto e lei la sposta con un soffio. America è una tipa un po'... particolare. Non la definirei una "dark" o "emo" solo perché si veste di nero, perché ha delle ciocche blu che si mischiano ai suoi capelli neri e due piercing che le circondano il naso e la bocca. No lei è così, semplice e complicata allo stesso tempo. Due cose che la rendono una amica sempre più fantastica di quel che già è.
«Non me ne frega niente, io quel coglione lo picchio comunque.»
«Che amica dolce che ho!» dico ridendo e lei dondola la testa da un lato all'altro con un sorriso strafottente stampato sulla bocca.
«No, voglio solo sperimentare le mie mosse nuove su qualcuno.» Le do una pacca sulla spalla e scuoto la testa.
«Ma sta zitta! Ammettilo! Sei dolce dolce! Proprio come un marshmallow!» lei fa una faccia schifata e mette il broncio come una bimba. Si, forse stiamo giocando a fare le piccole.
«Mi fanno schifo i marshmallow! Troppo zucchero, troppo!» ridiamo per la milionesima volta e ci prepariamo alla lezione del giorno.

Apro il frigo e appena mi giro mi ritrovo dietro Aiden. Sobbalzo e mi sistemo la maglietta per riprendere fiato.
«Ciao, Mike Tyson.» trovo una nota di divertimento nel modo in cui mi sta parlando. Lo scruto da capo a piedi e gli sorrido. È molto vicino e sento che il suo fiato sa di menta. Io adoro la menta. Sì, adesso la adoro di più.
«In realtà ho solo dato un calcio nei gioiellini di Drew...» fingo indifferenza e mi giro verso il lavandino per nascondere il mezzo sorriso che mi sta nascendo sulle labbra.
«Andiamo! Non fare la modesta, rossiccia.» mi giro e corruccio le sopracciglia. Non mi piace che qualcuno mi chiami rossiccia, però detto da lui posso cambiare idea.
«Non chiamarmi rossiccia!» gli do delle pacche sul petto e dopo un attimo mi rendo conto che è molto forte. Il suo petto è duro come una roccia.
Sentiamo bussare alla porta e Aiden va a controllare.
«Spero non sia quello stronzo altrimenti...» dalla soglia salta fuori...
America? Non mi ha detto che sarebbe passata.
«Ciao! Posso entrare?» Ame ha un sorriso impertinente e un espressione da maniaca in faccia. Spero non abbia capito che lui è Aiden. Sì, gliel'ho descritto ma magari non se lo ricorda. Aiden è ancora inchiodato sullo stipite della porta e guarda la mia amica in un modo indecifrabile.
«Oh, tu devi essere Aiden! Ho sentito parlare di te! Sei l'amico della mia amica, giusto? Che bello vederti!»
Oh America, perché? Non mi sono mai sentita più a disagio di adesso in tutta la mia vita. Lui annuisce e la lascia correre verso di me. Appena mi abbraccia, Aiden fa roteare l'indice accanto alla fronte come per dirmi che America è pazza. Soffoco una risata e ci stacchiamo.
«Vi ho disturbati? Facevate qualcosa insieme?»
Oddio, America.
Aiuto.
Che scema!
«No, America. Non stai disturbando nessuno.» socchiudo gli occhi in uno sguardo assassino e lei sorride strafottente.
Aiden ci guarda ancora solo che ora dall'arco della cucina.
Ame fa guizzare lo sguardo da me ad Aiden e dopo ride.
«Okay, allora, volevo solo dirti che stasera c'è una festa "alla confraternita". La confraternita maschile più figa di tutte! Così dicono. Credimi, ci divertiremo un sacco!» Ame guarda Aiden che è in silenzio e ci osserva con quello sguardo indecifrabile «Quindi, andiamo insieme? Ti preeeego! Sei la mia migliore amica e devi venire con meee! Daaaaai!»
La guardo in modo disperato e dopo abbasso lo sguardo. Non voglio guardare Aiden. Non so perché ma credo che sia per qualche ragione incavolato. Forse non gli sta simpatica America. Sento dei passi e una porta in corridoio chiudersi. Alzo lentamente gli occhi e vedo che America guarda verso la porta appena chiusa. Quella di Aiden.
«Strano il tuo amico. Pensavo che ti piacesse qualcuno un po' più socievole.» inarca un sopracciglio e inclina la testa verso di me.
Ti piacesse.
Piacesse.
Piacere.
Rifletto. Non le ho mai detto che Aiden mi piace, certo ho confessato che ci fosse dell'intesa fra noi ma niente di più.
Credo. E se davvero mi piacesse? No. Impossibile per adesso. Accantono subito questi pensieri scuotendo la testa. Appoggio i gomiti sul bancone vicino a lei e ci poso la testa sopra.
«Non mi piace Aiden.» non la vedo ma so che sta, di nuovo, inarcando un sopracciglio.
«Okay, come ti pare, Mag. Allora vieni con me alla festa?» sospiro e mi metto in piedi composta.
Perché mi sento così?
Come se avessi fatto del male a qualcuno? Non ho fatto male a nessuno.
«Ok. Vengo. Ma non ho nulla da mettere. Ho lasciato praticamente tutti i miei vestiti nel mio ex appartamento ma anche lì non ho vestiti da festa.» ad America si illuminano gli occhi.
«Vieni da me! Ho un sacco di bei vestitini che ti starebbero a pennello.» mi prende un braccio ed usciamo.
Ritornata sotto l'appartamento di Aiden, America mi fa un sacco di domande su di lui che io però sminuisco con semplici cenni, "Sì e No".
Adesso, davanti allo specchio della mia camera sono senza fiato.
Solitamente indosso jeans e cardigan, camicette o cose semplici. Ma questo vestito... è davvero stupendo.
È sui toni del blu. Ha uno scollo a barchetta e arriva a un po' sopra le ginocchia con una gonna non troppo larga. Ha le maniche a tre quarti in pizzo e questo lo rende ancora più bello.
Avevo già fatto il trucco e parrucco a casa di America quindi l'unica cosa che mi tocca fare ora è aspettare che lei arrivi qua per portarmi alla festa. Passerà fra circa quaranta minuti.
So che sembrerà stupido ma è la mia prima festa.
Qualcuno bussa alla porta della camera e vado ad aprire.
È Aiden. Mi scruta per bene prima di parlare.
O me lo sono immaginato o per qualche secondo rimane senza fiato. Non voglio sperare troppo, però.
«Dove sarà la festa?»
«Ti importa?» chiedo senza destare interesse.
«Non si risponde ad una domanda con una domanda.» incrocio le braccia e sbuffo. Fino ad ora non mi ha rivolto ne la parola ne ha chiesto scusa per il suo altro scatto di nervi. Che problemi ha con me?
Mi giro e mi sdraio sul letto togliendo le converse dai piedi.
«Bell'abbinamento converse e vestito.» lo guardo innervosita e mi porto un braccio sopra gli occhi. Sento il materasso tendersi e capisco che Aiden è seduto accanto a me.
Il cuore minaccia di avere un attacco cardiaco da un momento all'altro. E di punto in bianco sento il bisogno di un po' di vento, la situazione mi sta facendo sudare freddo. Rimango sempre in questa posizione e trattengo il respiro d'istinto.
Chissà se anche lui, adesso, si sente come me.
Il silenzio della stanza è assordante,  sento solo il mio cuore martellare in petto. Dopo un momento che sembra non terminare più, Aiden sospira profondamente.
«Scusami, non so cosa mi prende.
È che non capisco cosa mi stia succedendo. Non voglio che tu soffra, perché nonostante ci conosciamo da poco sto bene con te.
Solo che io non posso.   
Io e te non possiamo.
Fra noi due non ci può essere niente.
Mi piange il cuore dovertelo dire così, ma è l'unico modo affinché sia chiaro.» lascia in sospeso l'ultima parola e con freddezza dice «Mi spiace ma io non voglio. Non ti chiedo di evitarci, ma di non rendermi tutto più complicato.
Ti prego.» tace per qualche secondo ed esce dalla stanza chiudendo piano la porta. Porto lentamente una mano sulla guancia.
Sarà per questo che si comporta in modo così strano con me.
Ma perché? Gli piaccio?
Me lo ha appena confessato, ma sembrava qualcosa di più importante.
Le lacrime scorrono e scorrono come quando Drew mi ha tradito. Ma qui è diverso.
Qui fa un po' più male.
Forse molto più male.
Sento un pezzetto del mio cuore staccarsi e rompersi in altri piccolissimi pezzetti.
Io...provo qualcosa?
Ma ci conosciamo da solo tre giorni.
Io non credo nel colpo di fulmine.
Ma invece mi sento come se ci fosse stato.
Sì, c'è stato. C'è ancora.
Quindi è così che ci si sente quando ti si stacca un pezzo di cuore e viene buttato via?
Perché non c'è niente di paragonabile con quello che mi ha fatto provare Drew.
Con Drew posso dire, allora, che è stata una passeggiata.
Ma io non amo Aiden.
Anche se il primo giorno che ci siamo visti ho sentito qualcosa.
Qualcosa di forte.
Qualcosa che non ho mai sentito con nessuno.
Questo è il colpo di fulmine più doloroso di sempre.

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