Capitolo 10

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È passata quasi una settimana da quando Aiden mi ha portato a casa dopo lo svenimento. E sono stati giorni strani. Aiden non si comportava come se non volesse nemmeno vedermi, no. Abbiamo parlato, ma sempre nei limiti del possibile.
Sono ripetitiva però non capisco davvero cosa voglia nascondermi... sul serio. Non vorrei saltare a conclusioni affrettate ma questo ragazzo sembra incapace di provare qualunque tipo di amore o empatia per le persone che lo circondano e che soprattuto gli vogliono bene.
«Marge...Marge!» America mi sussurra all'orecchio distraendomi dai miei pensieri.
L'ultima ora di Università, il venerdì, è sempre la più noiosa. Ma per fortuna ho America che mi aiuta a stare attenta.
«Sì?»
«Sta attenta alla lezione, rossiccia, non verrò per la milionesima volta a casa tua con quello là.» sghignazzo e le dico a bassa voce
«Chi, Aiden? È così simpatico, scherzi?» mi fa il dito medio e riprende a parlare.
«Senti, va a farti fottere. Io quello non lo trovo simpatico manco per niente. Quando vi sposerete sappi che non sarò la tua damigella d'onore.»
«Certo, come no. Non mi saluta nemmeno a momenti, figurati se ci sposiamo. Ma poi che ti viene in mente? Non mi piace Aiden e ne tantomeno lo amo.» alzo gli occhi al cielo e America picchietta le dita sul banco. Alza le spalle e mordicchia il labbro inferiore.
«Forse.» stavolta le faccio io il dito medio e lasciamo finire la lezione in silenzio.
Finita la lezione America esce prima di tutti, lasciandomi sola. Così mi tocca tornare a casa senza di lei. Mi indirizzo allora verso l'uscita mettendomi le cuffiette, finalmente.
Qualcuno lungo il corridoio mi blocca e batte le mani. Ma che...?
«Margooooot!» dice allungando la "o" America.
Ah, eccola.
Non ho idea di cosa vuole dirmi così annuisco e alzo le sopracciglia spronandola a continuare.
Inspira e espira lentamente e chiude gli occhi.
«Allora, un ragazzo, Mike del quarto anno, mi ha chiesto di uscire! Ti rendi conto? Ma io, perché ti voglio un mondo di bene, ho chiesto di portarti con me e lui ha detto che porta un suo amico!Capisci? Ti ho organizzato un appuntamento!» apro la bocca per parlare ma non riesco. Lei, ancora frenetica, continua «Beh, scusa ma non mi sarei mai potuta permettere di uscire con un ragazzo figo mentre tu stai a casa con quell'apatico.» lo dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Non ho sinceramente voglia di uscire con un ragazzo, adesso. So per certo che mi sentirei a disagio nei confronti di Aiden, anche se alla fine non siamo una coppia e non gli devo nulla.
«Ame...non lo so...» si butta sul muro e mi mette difronte a lei. Poggia le mani sulle mie spalle e mi sussurra
«Senti, Margot, so che hai un "rapporto non rapporto" con Aiden, ma ti prego, prova e vieni con me. Magari ti piace il suo amico e sboccia qualcosa...» prima di concludere la frase vedo Aiden scendere le scale accanto alla nostra aula che mi scruta curioso.
«Non parliamone adesso, Mery.» le dico facendo cenno con la testa verso Aiden.
Lo guarda e poi indietreggia d'un passo da me alzando le sopracciglia.
«Perché? Ti interessa il suo giudizio? Hai paura che ti dica qualcosa?» mi avvicino velocemente a lei e le dico all'orecchio «No! E piantala adesso. Chiamami dopo e dimmi quando...» sospiro mentre guardo il tetto e dopo stringo sia bocca che occhi. Prendo fiato perché la frase che sto per concludere potrebbe causarmi la sordità «...dobbiamo uscire con questi tipi, ok?» America spalanca gli occhi e urla sovreccitata. Appunto.
Saltella e si dirige all'uscita.
«Sissignora!» fa un cenno militare e gira l'angolo.
Mi giro per vedere dove si trovi Aiden e lo scorgo mentre sta parlando con dei ragazzi. Mi guarda e sorride impercettibilmente. Deve aver notato il mio sguardo confuso perché inclina la testa e corruccia le sopracciglia. Non so se dirgli che ho un appuntamento con un ragazzo oppure tenermi la bocca chiusa. Se glielo dicessi potrebbe avere uno dei suoi scatti di gelosia improvvisa, ma se non glielo dicessi potrebbe venirlo a sapere da qualcun altro e arrabbiarsi ulteriormente. Ma no, non può arrabbiarsi. Non avrebbe senso...no? O mio Dio perché America doveva complicarmi ancora di più esistenza? Spero che almeno quel ragazzo sia un tipo apposto. Sicuramente, però, non sarà mai carino come Aiden, non avrà mai le stesse sfumature grigiastre che ha Aiden negli occhi e non avrà il corpo scolpito dagli angeli come quello di Aiden...
«Ciao Margot.» per poco non mi viene un colpo al cuore, Santo Dio. Sono sobbalzata come se avessi appena visto uno sciame di api venirmi incontro. Apro il mio zaino e faccio per cercare qualcosa, di cui non so nemmeno l'esistenza, così almeno nascondo la mia aria affannata. Reagisco troppo esageratamente alla voce o ai gesti di Aiden e questa cosa mi urta molto.
«Hey...» dico con incertezza. Lui, ovviamente, essendo Aiden, incalza il mio stupido comportamento. Anche se non è colpa mia se mi fa stare così.
«Che hai? Sembri un po' sconvolta.» mi poggia la mano sulla spalla ed eccola di nuovo. La scarica elettrica che disintegra ogni mia cellula nel corpo. Ormai mi rifiuto anche di pensare che questo sia anormale, perché con Aiden questa è la quotidianità. Le guance avvampano e sento molto caldo. Ridacchio e mi faccio uno chignon scombinato.
«Ma no! Non sono sconvolta. È solo che conosci America, no? Tutto ciò che mi dice è sconvolgente.» muovo le mani con nonchalance e alla fine gli rivolgo un sorriso strafottente.
«Uh-uh...» evidentemente non si fida e ha ragione ma preferisco chiudere qua questo spettacolo imbarazzante. Gratta la nuca imbarazzato e si guarda intorno. Io riprendo il controllo del mio corpo e alzo le sopracciglia.
«Ehilà! Allora? Tutto ok?» gli domando. Devo calmarmi. Magari se cambio discorso non si accorgerà che sono ancora sotto shock per ciò che mi provoca lui.
Mi guarda corrucciando le sopracciglia, per poi alzarle e alza le spalle. Sinceramente mi aspettavo una risposta un po' più articolata ma Aiden è Aiden e ormai ci ho fatto l'abitudine.
«Te?» mi chiede calmo.
«L'Università mi distrugge... e anche America... e anche tu!» finisco con una risarella mentre gli do una pacca sulla spalla, che praticamente supera la mia testa.
Si ferma e china in avanti il busto porgendo la mano verso di me in modo teatrale
«Io non distruggo, io aggiusto tutti e tutto.» dopo un po' di silenzio scoppio a ridere come se avessi sentito la cosa più esilarante dell'universo intero. Mi piego in due e quasi non respiro.
«Ah-ah-ah si molto divertente, mi aspettavo una battuta ironica e non una presa in giro.» dice fermandosi vicino a me e alzando un sopracciglio. Mi fa ancora più ridere!
«Ma perché, pensi che le mie battute ironiche verso di te non siano una presa in giro?» dico ridendo fra una parola e l'altra. Lo sto mettendo in soggezione, tutto il corridoio ci sta guardando male, ma io me ne frego.
«Margot?»
«Dimmi?»
«Ho capito perché sei così strana.» a sì?
«A sì?» dico ridendo.
«Sì.. hai fumato una canna?» ... Dopo questa domanda non so più dove iniziano e finiscono le mie risate, sembro una iena impazzita.
«Ma che..ma..n-n.. oddio, non riesco a parlar..» dico affogando nei miei urletti e risate isteriche.
Mi porta alla sua macchina senza aprire bocca e durante il tragitto siamo in grado di parlare solo di cavolate.
«Allora non ti sei fumata una canna?» chiude lo sportello dell'auto. Io esco e gli rispondo di no con una semplice mossa del capo.
«Menomale..» mi giro lentamente e faccio il broncio. Davvero?
«Oh, mi arresti signor poliziotto! Ho fumato una canna! Ora si che sono un brutto esempio per la gioventù!» finisco alzando gli occhi al cielo e imitando la posizione delle manette con le mani. Lui si limita ad annuire e entriamo in casa.
Sarà una serata lunga..

Impossible to love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora