Clarke sprimacciò i cuscini, scostando le coperte azzurre del letto morbido. Aveva già indossato il suo pigiama verde smeraldo, che le aderiva, stretto, ai fianchi e al seno e le cui maniche le si erano accorciate ai polsi.
Non era la prima volta che dormivano insieme, ma non era mai avvenuto all'Accademia. Lì, Lexa era confinata al dormitorio dei Dhampir, ma per l'esercitazione doveva imparare a plasmare i suoi bisogni su quelli del Moroi affidatole.Dormire quando lei dormiva, mangiare quando lei mangiava, lavarsi quando lei si lavava.
Vigilanza costante.
Lexa stiracchiò le braccia, arrampicandosi sul letto e rotolando sul lato destro, vicino la finestra. Clarke solitamente dormiva a destra ma Lexa aveva insistito perché cambiasse lato, affermando che era imprudente dormire vicino porte o finestre e Clarke aveva borbottato, dicendo che nessun docente avrebbe mai fatto un'esercitazione notturna, ma alla fine aveva ceduto.Così ora erano entrambe coricate e Lexa, gli occhi fissi sul soffitto bianco, poteva sentire il calore di Clarke che, a ondate, cercava di raggiungerla.
Alla faccia di chi pensa che i vampiri siano freddi come la pietra...
Sospirò e girò il capo verso di lei. Clarke aveva gli occhi chiusi, le lunghe ciglia chiare le carezzavano le guance, le labbra erano piegate in un sorriso sereno -Per quanto hai intenzione di fissarmi ancora?-
Lexa deglutì -prendila come una rivincita per tutte quelle volte in cui mi ritrai senza chiedermi il permesso- le soffiò, cercando di soffocare il familiare languore che si espandeva nel suo petto.
Clarke spalancò gli occhi azzurri, all'improvviso, e assunse un'aria incredibilmente seria voltandosi verso di lei, tanto seria che Lexa si chiese se avesse sentito qualche rumore o se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Invece, con sua enorme sorpresa, Clarke bisbigliò, con voce rauca -Devo farlo?-
Non erano molte le volte in cui Lexa non afferrava subito cosa Clarke voleva dirle, ma quella era una delle rare occasioni. -Oggetto? Complemento?- disse, cauta.-Devo chiederti il permesso? Ti metto a disagio?- le chiese Clarke e Lexa vide la sofferenza nel suo sguardo, la paura di averla messa a disagio.
Accadeva, in momenti come quello, momenti che erano solo loro, che una delle due, involontariamente, superasse quei limiti non detti ma comunemente stabiliti, o che temesse di averli superati...e allora rimanevano in silenzio, a metabolizzare.
Non era l'imbarazzo che riempiva quel silenzio, cosa che sarebbe stata perfettamente comprensibile, ma il rimpianto e la rabbia.Non erano tanto le parole non dette che facevano male, ma il fatto di non poterle dire.
Lexa scosse la testa -No, va bene, Clarke. Va benissimo. Puoi ritrarmi tutte le volte che vuoi.- sorrise -non devi mai chiedermi il permesso.-
Clarke rilassò le spalle e accostò la sua fronte a quella di Lexa, schiuse le labbra rosse quasi volesse parlare, poi si morse il labbro tra i canini aguzzi e richiuse la bocca, strisciando sotto le lenzuola e abbracciando la vita della dhampir, come sempre.Lexa strinse la mascella, confusa, incapace di rilassarsi nella stretta di Clarke.L'aveva visto nei suoi occhi blu, quel guizzo insopportabile che entrambe cercavano di sedare.Poteva quasi sentire la voce di Clarke dirle quel che infine era riuscita a tacere, in quell'attimo di
debolezza.
Sarebbe davvero così terribile se cedessimo? Se ci lasciassimo andare, anche solo per una volta?
Lexa osservò il labbro rosso di Clarke, ancora stretto tra i denti, il canino sinistro, affilato, color avorio, lo pungolava ma lei non sembrava accorgersene.
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Vampire Academy
FanfictionStoria partecipante all'iniziativa "FemUniverse" del gruppo "In Femslash, We Trust (Official group)" ** Lexa Woods ha degli obblighi da mantenere. Clarke Dragomir ha un trono che la aspetta. Il mondo dei Moroi le osserva, ancora protette dalle mura...