Capitolo sei

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Mio padre non c'era più, e questo non era nulla rispetto a quello che stavo per scoprire. Lui aveva da sempre lavorato in un negozio nella città affianco alla mia scuola ed oggi lo credevo a casa per un giorno di vacanza, invece la mattina del giorno precedente l'avevano richiamato al lavoro, quindi lui era lì nel momento dei bombardamenti. Mio padre non c'era più ed io ero nuovamente sotto shock mentre mia madre non smetteva più di piangere. Non ci potevo credere, mi      accucciai a terra e le lacrime iniziarono a rigare le guance.
Ma in una situazione del genere non c'era più tempo da perdere, avrei pensato più tardi a questa cosa. Prima che all'esterno la situazione peggiorasse ancora di più, dovevo andare a prendere mia cugina per poi andare a rifornirci.
Presi arco e frecce, la pistola sempre dentro la cintura, il mio coltello e chiesi a mia madre cosa preferiva fare, se venire o restare a casa per fare da sentinella.
Lei preferì restare in casa, così le diedi un coltello molto appuntito preso dalla cucina, diedi una carezza al nostro cane (che nel frattempo aveva passato il tempo a scodinzolare ignaro della situazione) e me ne andai.
Appena fuori dalla porta vidi il mio penny (skateboard) e mi venne un'idea... potevo usare quello per andare più veloce ed arrivare prima.
Ripercorsi dalla mia via fino alla strada principale che portava agli altri centri abitati e, siccome Lexa abitava nel paesino dopo di me,  la imboccai. Iniziò una discesa, così appoggiai il penny a terra e ci salii sopra. Iniziai subito ad aumentare la velocità mentre in giro sembrava esserci il caos (certo, sempre meno di come era presente nelle città da cui ero passato), c'erano auto in panne ogni cinquecento metri e qualche zombie qua e là intento a divorare qualcuno. In situazioni del genere c'erano due principali cose che si potevano fare: o fare l'eroe e rischiare la vita oppure ignorare completamente la situazione ed andare avanti. Una parte di me mi diceva di fare l'eroe per una volta e salvare delle vite, mentre l'altra mi diceva di fare il contrario. Decisi di scegliere la prima, così incoccai una freccia e la puntai alla testa di uno zombie che stava cercando di divorare una donna. Lasciai la presa e la freccia andò a colpire la spalla dello zombie a qualche centimetro dalla donna. La mia mira era pessima attualmente, dato che era da molto che non mi allenavo. Ci riprovai e al secondo colpo lo beccai perforandogli il cervello, la donna lo spostò buttandolo a terra, ed estrasse le frecce lanciandomele. Poi, dopo un cenno di ringraziamento, risalì in auto e se ne andò nella direzione da cui io ero arrivato.
Risalii sul penny e ripresi la strada. L'arco era veramente troppo ingombrante, così decisi di nasconderlo in un boschetto affianco alla strada, avevo comunque a disposizione una pistola ed un coltello per difendermi.
Dopo una decina di minuti arrivai nella piazza di fronte alla palazzina in cui abitava mia cugina e, come nel mio paesino, in giro c'era il caos. Provai ad aiutare gli altri ma non sempre arrivavo in tempo, l'unica cosa che mi teneva in piedi era l'adrenalina che avevo in corpo.
Spostai di colpo la testa per guardare in direzione dell'appartamento di lexa...sotto di esso c'erano una decina di zombie. Per entrare dalla porta bisognava fare il giro della palazzina, ed era praticamente impossibile.
Sotto il suo balcone al primo piano c'era la stessa situazione, dovevo agire in fretta. Avevo capito che il rumore distraeva gli zombie, così mi nascosi dietro una fila di auto di fronte all'appartamento e presi un sasso. Lo lanciai su un finestrino rompendolo, gli zombie iniziarono a girarsi e venire nella mia direzione, così scappai e li raggirai entrando nella stradina dove abitava Lexa. Scavalcai il cancello e salii le scale iniziando a bussare alla porta avvisando che ero io, ma nessun rumore o verso mi fece capire che la' dentro c'era qualcuno. Dovevo entrare per ispezionare la casa e capire dove fossero andati, così andai nel posto in cui nascondevano le chiavi e, fortunatamente, le trovai. Successivamente aprii la porta e al primo passo al suo interno mi accorsi che qualcosa non andava, non so spiegarlo... era come una sensazione scatenata dall'istinto. È veramente complicato da spiegare. Entrai e vidi subito qualcosa che non mi piaceva affatto, una scia di sangue percorreva tutto il corridoio fino alla cucina. Guardai subito se i pugnali posseduti da mio zio (suo padre) fossero ancora lì; c'era n'era solo uno che, in caso di emergenza, ci eravamo accordati che sarebbe andato a me. Era un pugnale lungo più di 4 dita, era perfetto insomma. Questo significava che Lexa si aspettava che io fossi venuto a trovarla.
Successivamente abbassai lo sguardo, e subito sussultai. Sul pavimento c'era uno zombie con il ventre aperto privo di organi. Sapevo che cosa fosse successo...lei, sua sorella, suo padre e sua madre avevano dovuto effettuare un uscita di emergenza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19, 2017 ⏰

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