Capitolo 3 - Good morning, Adrien

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Adrien

"Plagg, oggi non sono in grado di andare a scuola." confesso arrossendo, mentre il mio minuscolo Kwami continua a fluttuare sulle mie mani. "E come mai?" questiona lui, i suoi occhi si assottigliano velocemente, facendomi intuire che sta riflettendo.

"È solo che.. non mi sento granché." dico, fissando il soffitto. "Mmh.. E come mai?" ripete con l'aria annoiata. "Ti ho fatto una domanda e sai che non gradisco le risposte incomplete, a meno che non siano accompagnate da del formaggio." incrocia le piccole braccia.

"E va bene.. Mi fa male la testa e penso che sia per colpa del fatto che questa notte io non ho dormito per niente. Contento ora?" gli domando, con un'aria di sfida, tentando di nascondere il rossore sulle guance.

"Ovvio che non hai dormito. Sei stato tutta la notte a conversare sulla Torre Eiffel con Ladybug, la ragazza mascherata di cui sei follemente cotto." Ghigna con un sorrisetto inquietante che raggiunge i lati della faccia.

"Beh, potrebbe essere vero." ammetto ridacchiando a bassa voce. "È solo che.. Ladybug è così.." sento che le mie guance si stanno trasformando rapidamente in due pomodori maturi.

"Bella come la luna, gentile, dolce come il miele, coraggiosa e bla bla bla." mi imita sbuffando. "Adrien, basta con questa Ladybug. Tanto è ovvio che non ricambia i tuoi sentimenti!" quasi grida, portandosi le mani alle tempie per la disperazione.. ossia, provando a raggiungere le tempie.

"Ehi! Non mandare in frantumi le mie speranze!" incrocio le braccia, mentre guardo l'animaletto sghignazzare allegramente. "Perchè ridi?" irritato, gli lancio un'occhiataccia.

"Perchè, in questo momento, sembri proprio patetico." dice, esasperato.

Proprio in quell'istante, la mia sveglia comincia a suonare. Mi tappo le orecchie. Diamine, odio le sveglie. Qualcuno bussa alla mia porta e, poco dopo, odo la voce dell'assistente di papà.

"Signorino Adrien, si svegli!" grida colpendo più forte la porta di legno. Mi dirigo verso quest'ultima e la apro, ritrovandomi successivamente davanti la triste espressione della donna. Sembra sempre così triste.. È doloroso vederla in questo stato.

"Io oggi non vado a scuola." la avviso, affondando le mie dita sulle tempie. "Mi scoppia la testa." continuo."Non è che potresti andare da mio padre a chiedergli se è okay saltare scuola oggi?" chiedo supplicante.

"Si, signorino Adrien."fisso la sua figura esile che, pian piano, si allontana sempre di più. Sempre più lontano e lontano, fino a sparire nel buio corridoio.

A seguire, sento delle voci provienenti da sopra. Quelle di mio padre e dell'assistente. "È stato lui che mi ha pregato di frequentare una scuola pubblica, quindi adesso ci va tutti i giorni, senza ma e però."

Era ovvio che rispondesse così. Dovevo aspettarmelo. È diventato così freddo e distaccato nei miei confronti da quando.. "Mi dispiace, amico." la vocina di Plagg risuona nella mia testa. Aspetta.. Come-

"Eh, anche i Kwami hanno i loro segreti." odo le sue risate eccheggiare per la stanza vuota, fredda, enorme ma senza vita.

"Signorino Adrien, suo padre ha rifiutato la sua richiesta." dice l'assistente con tono gelido. Non mi ero nemmeno accorto che fosse arrivata. "Capisco." con lo sguardo basso, mi dirigo verso il bagno.

Una volta giunto in bagno, mi tolgo la maglia, che finisce spiegazzata sul pavimento,e punto i miei occhi verso il mio riflesso nello specchio. "Sarò anche bello, ma dentro al mio cuore sento come un peso.. Come se tutti mi amassero soltanto per il mio fascino. Compreso mio padre, è lui che organizza tutti questi photoshoots per le riviste." Plagg salta fuori dalla tasca dei miei pantaloni e mi guarda tristemente. "Non dire così."Sale sulla mia spalla e si siede silenziosamente. "Tu hai Nino e tante altre persone che ti vogliono bene per quello che sei." cerca di rassicurarmi.

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